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anViagi 146La Storia

Liguri e Celti alle origini del Piemonte

Diego De Finis23 ottobre 2014

Parlare del Piemonte prima della conquista romana non è facile non tanto per mancanza di informazioni, quanto per la complessità del quadro che mostra un territorio che nell'arco di 5000 anni circa è stato oggetto di numerose migrazioni di popolazioni provenienti sia dall'attuale Francia che dall'area del nord Europa e dei Balcani.

Ma chi erano gli abitanti piemontesi in epoche tanto remote? Parliamo dell'era Neolitica, quando il genere umano comincia a utilizzare anche l'agricoltura per il sostentamento, prima sfruttando le colture selvatiche e poi coltivandole. Dalla Francia orientale, in particolare dalla fascia costiera,  fin da epoche molto remote (circa 6000 a.C.) si spostò una popolazione poi denominata Liguri, che una volta occupata la Liguria  si è spostata sempre di più verso nord. La presenza umana ci è attesta da importanti ritrovamenti archeologici nella zona di Alba e Brignano-Frascata di figurine antropomorfe che richiamano il culto della Dea-madre. Fra il 4.500 e il 3.000 a. C, si afferma in tutto l'arco alpino una una cultura unificante delle popolazioni sparse sul territorio denominata dei vasi a bocca quadrata, nome curioso derivato dal ritrovamento di numerosi contenitori con questa forma. Queste popolazioni vennero sottomesse da una nuova ondata migratoria proveniente dai passi del Monginevro e del Sempione. Le popolazioni che giunsero dalla Val di Susa sono identificate con la Cultura di Chassey e diedero vita alla civiltà delle palafitte. Importante da notare relativamente a tempi tanto antichi il ritrovamento di tracce di vite in forma selvatica appartenenti al Neolitico inferiore. Questo implica che queste popolazioni probabilmente conoscevano il vino a partire da epoche molto remote, non furono Etruschi e Romani a importarlo in Piemonte. Nel Neolitico i gruppi umani utilizzavano molto la pietra levigata per gli attrezzi agricoli e gran parte degli utensili. Di particolare pregio era considerata la pietra verde che si estraeva dalle sorgenti del Bormida e a Spigno. Questo materiale era molto richiesto in tutto il Piemonte e nel territorio albese sono stati trovati depositi di materia grezza, segno che questa zona era centro di commerci e scambi di particolare intensità.

Le tribù Liguri dal territorio di Albenga hanno colonizzato il Piemonte lungo il Tanaro, dando vita anche a centri di qualche importanza come Alba, Casale e oltre il Po Albignola e Garlasco. Ma fra il 1.800 e il 600 a.C. un nuovo gruppo etnico di grande importanza si è stabilito in Piemonte determinando definitivamente la geografia politica del nord Italia prima dell'arrivo dei Romani. Erano i Celti, di cultura Indoeuropea, provenienti in parte dal nord Europa in parte dalla Francia nord orientale. I primi a stabilirsi in particolare nel nord del Piemonte furono i Leponti di cui ci sono giunti dei reperti con iscrizioni in una lingua battezzata come Lepontica appartenente alla Cultura di Golasecca. L'arrivo dei Celti rappresentò una vera rivoluzione in Piemonte in quanto questi ultimi erano portatori di una visione del mondo profondamente legata alla religione nella quale i sacerdoti erano la classe dominante insieme ai nobili. Questa cultura carismatica molto forte ha prevalso su quella più arcaica dei Liguri. I Celti non si sono imposti sulle tribù già esistenti, ma si sono mischiati ad esse, come accaduto anche in altre zone del nord Europa. Infatti all'arrivo di Etruschi e Romani il Piemonte era abitato da un complessa rete di popolazioni Celto-Liguri con alcune differenze geografiche: in generale a nord del Po la cultura celtica ha prevalso in maniera decisa, mentre a sud l'impronta Ligure ha continuato a lasciare tracce importanti.

  • Riproduzione di un'accetta del Neolitico con la lama in pietrta verde. Photo: Diego De Finis.
  • Ricostruzione di una capanna del Neolitico al Museo Eusebio di Alba. Photo: Diego De Finis.
  • Vaso di epoca preromana trovato ad Alba. Photo: Diego De Finis.
  • Ricostruzione di una tomba collettiva trovata ad Alba risalente al 4500 a. C.. Photo: Diego De Finis.
  • I resti di una tomba antica presso il Museo Eusebio di Alba. Photo: Diego De Finis.
 

Come vivevano i nostri antenati entrati ormai nell'età del ferro? A capo dei villaggi (di solito piccoli, anche se si ritiene che Alba e Castelletto Ticino fossero centri già un po' più grandi) c'era il Rix (oppure Rikoi o anche Ri) o la Rikana (da questi termini derivano i nostri re e regina) in generale però il potere era appannaggio della classe sacerdotale che naturalmente godeva di grande prestigio a cui si affiancava quella dei nobili che erano anche i guerrieri, infine il popolo rappresentava la parte più umile della società. Fra i Liguri nella tripartizione ai sacerdoti si sostituivano gli artigiani. I celto-liguri hanno anche edificato strutture difensive simili a fortezze che poi sono diventate centri abitanti: fra questi Migiandone, Cavandone, Verduno. La testimonianza della forte impronta spirituale e religiosa di stampo celtico si trova in alcune località sparse per la Regione come Cavaglià dove si trova un cromlech (ovvero un cerchio) di menhir tozzi e massicci. A Chivasso nella zona a nord ovest della Piazza d'Armi c'è un menhir denominato lapis longus; a Frabosa Sottana nella Valle di Maudagna su una collina dominante il paese si trova un'antica area sacra. 

Per quanto riguarda l'alimentazione scopriamo che i nostri piatti pregiati hanno origini molto antiche. I celto-liguri facevano grande uso di carne di maiale, quella che non era consumata subito veniva essiccata affumicata e salata per la preparazione di veri e propri insaccati. Era diffuso l'utilizzo di orzo a chicco intero per la preparazione di minestre, mentre farro, avena e segale erano la base per le farine. Di particolare pregio i formaggi: il romano Plinio il Vecchio elogiava ad esempio il pecorino stagionato dei Bagienni di Ceva. Anche il vino, a cui già abbiamo accennato, ci riserva qualche interessante sorpresa. Nella cultura celtica era diffusa la birra, ottenuta dalla fermentazione dell'orzo, ma il vino aveva un'importanza certo non marginale. I vitigni, presenti in Piemonte, così denominati evidentemente dai Romani, erano la Vitis Raetica e la Vitis Gallica, vitigni che corrispondono, con ovvie trasformazioni, agli odierni Spanna e Nebbiolo. In origine il vino veniva consumato puro (come viene bevuto oggi) in bicchieri alti e stretti che ne riducevano l'evaporazione. Successivamente Etruschi e Greci portarono in Piemonte l'uso di aromatizzare il vino con acqua, miele o spezie. Grazie a loro si diffuse anche il rituale del simposio, ovvero una forma di banchetto cerimoniale che rappresentava un momento importante nella vita sociale. I commensali si sedevano in cerchio di fronte a una grande abbondanza di cibi e vini. Erano uomini e donne che celebravano un guerriero famoso o un evento particolare. I posti venivano assegnati secondo etichetta, ma il formalismo si perdeva verso la fine del banchetto che si concludeva in chiacchiere, insulti, risse, duelli o anche con i canti dei bardi e il racconto di imprese eroiche.

Dobbiamo queste informazioni sui popoli celto-liguri essenzialmente agli storici romani e greci, che li hanno incontrati, ma che spesso hanno fatto fatica a districarsi fra le differenti etnie. gli studiosi di oggi ci hanno provato fornendo un quadro articolato a cui qui possiamo dedicare uno spazio limitato. I Bagienni (popolo del faggio) sono stati una potenza del loro tempo e hanno esteso il controllo nella pianura compresa fra le Langhe e l'inizio delle Alpi Marittime. I loro centri principali erano Carrea (Carrù), Bagienna (Benevagienna), Pedum (Chiusa Pesio) e Baginas una località oggi non identificata. Provenienti dalla Francia, costruirono le prime fortificazioni piemontesi. Tra il 900 e il 400 a.C. conobbero un importante sviluppo economico grazie al commercio con gli Etruschi; erano anche intensi gli scambi con la Liguria. Tale sviluppo si è poi bloccato a causa dell'indebolimento degli Etruschi. Degli Eburiati, di ceppo celtico, non si sa molto. Costruirono alcuni centri fortificati lungo il Tanaro che si svilupparono evidentemente grazie ai commerci lungo il fiume. I loro centri principale erano Asti, Alba, Buria (ora Burio nei pressi di Costigliole).

Gli Insubri sono ritenuti una delle tribù celtiche più potenti nell'Italia nord occidentale. provenienti dalla Francia, crearono una società oligarchica con il potere fortemente accentrato nella figura del Rix, Crearono un dominio fra Piemonte e Lombardia fra Ticino e Sesia, il Vergante e il Lago d'Orta. I centri più importanti erano Dormeletto e Armeno. I Leponti li abbiamo già incontrati. vivevano in un ampio territorio alpino dall'Alto Vallese alla Valle del Ticino. Si ritiene che il loro centro principale fosse Montecretese. 

I Ligures capillati erano i Liguri dai lunghi capelli che vivevano nelle Valli montane del sud Piemonte: Vermenagna, Maira, Grana, Stura e Gesso, con un'enclave nel Monregalese. Fra il III e il II secolo a. C. adottarono usi e costumi celtici e si confederarono. In epoca romana entrarono nel Regno di Cozio. 

Gli Statielli erano un popolo Ligure bellicoso e numeroso, che occupava le terre a est del Belbo e a ovest dell'Orba. I loro centri principali erano Carystum, distrutta dai Romani dopo un'aspra battaglia nel 173 a.C., la cui localizzazione attuale è incerta, Cavatium (l'odierna Gavi), ma soprattutto Acquis Statiellorum (o statiellae), già nota allora per le acque termali, oggi Acqui Terme. I Celti Taurini venivano dai Balcani e si stabilirono fra il Po e il Dora. Edificarono Taurasia, poi divenuta Augusta Taurinorum con i Romani, oggi è Torino; non lontano c'erano anche i Ligoni che si sono stabiliti nei pressi dell'odierno Lingotto, controllavano il passaggio delle carovane che passavano dai valichi alpini e si opponevano agli Insubri.

Una lettura interessante per conoscere meglio la storia piemontese dei tempi più remoti è Il Piemonte prima dei Romani di Roberto Colella, edito dalla casa editrice Ananke nel 2011, testo non accademico e ricco di informazioni.