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anViagi 146La Storia

Il molleggiato delle Langhe

Stefano Bevione23 ottobre 2014

Io ho una inspiegabile ammirazione per Beppe Carosso e ora provo a spiegarla.

Beppe Carosso, come molti di voi sapranno, è il frontman, il leader... insomma, il cantante dell'orchestra che porta il suo nome: Orchestra Beppe Carosso. Non venitemi a dire che non avete mai visto una delle sue locandine in giro per la provincia: da Montà a Centallo, da Bossolasco a Scarnafigi, soprattutto nel periodo estivo, l'Orchestra Beppe Carosso fa spettacolo sui palchi di tutte le fiere, sagre e madonne della Granda e oltre, e pare che abbiano già suonato anche in Costa Azzurra e a Vercelli! Il genere musicale dell'Orchestra Beppe Carosso è il liscio piemontese, un ballabile diffuso un po' in tutte le regioni del centro-nord Italia, ognuna con le sue connotazioni e con le sue inflessioni dialettali. Hanno un repertorio simpatico e goliardico, fatto di storie di paese e lavori di campagna, amori dimenticati e ritrovati, mogli che vengono a menarti al bar, trattorini bellenuovi che ti mollano di botto al fondo della vigna e cose così. Sì sì, avete capito bene: stiamo parlando di quella decina di tizi vestiti con pantaloni neri, camicie gialle e gilet fantasia “come tu mi vuoi”, che si muovono in sincrono sul palco con lo schema classico del pendolo “destra-sinistra” e suonano mazurke, valzer e polke con una chitarra, un basso, tastiere, batteria, fisarmonica, sax, clarinetto, altri fiati assortiti, l'amica procace ai cori e il simpaticone della compagnia al microfono. L'Orchestra Beppe Carosso non si allontana troppo da questo schema. Ma quello che contraddistingue l’Orchestra Beppe Carosso, e che la mette un paio di gradini sopra le altre, è proprio lui: Beppe.

Beppe Carosso è alto e magro, che quando ho imparato il termine “allampanato” ho pensato “Ah sì... come Beppe Carosso!“.

Beppe Carosso veste da rockstar: pantaloni neri o bianchi o di pelle, capelli lunghi con le meches, camicia rossa o blu elettrico o senape, occhiali bianchi, stivaletti.

Beppe Carosso è dinoccolato, che se penso a questa parola mi vengono in mente tre persone: Lucky Luke, Celentano e Beppe Carosso. “Che ha movimenti sciolti ma poco coordinati, come se avesse le membra disarticolate” recita il dizionario Sabatini-Coletti, datemi torto! Il nostro Beppe, a differenza degli altri due eroi sopracitati, è probabilmente affetto da una qualche zoppìa che lo rende un po' claudicante (e naturalmente su queste cose è bene non scherzare troppo...) ma non te ne accorgi quando è in scena, quando è in scena è un gatto, te ne accorgi solo quando non è sul palco e lo incontri magari per strada. Io lo incrocio piuttosto spesso “an Alba”, in certe sere da aperitivo in piazza Savona o al sabato mattina al mercato della Pontina. Ed è stato in una di queste occasioni che mi ha regalato un episodio che mi fa ancora ridere adesso: vado a spiegare brevemente. Da tempo lo conosco e da tempo, naturalmente, lui non mi conosce. Lo vedo da lontano, in via Cavour, incidentalmente viene nella mia direzione e io vado nella sua. Ha il suo solito passo zoppo e sorridente, mi fa una simpatia innata e anche io non riesco a trattenere un sorriso (registro en passant che stranamente stavolta non è accompagnato da qualche bella figliola come spesso accade...). Lui mi vede sorridere e gentilmente allarga il sorriso, forse pensando “Questo qui mi conosce ma non me lo ricordo mica...”. Io a quel punto sono in scena e, pur senza rallentare il passo, decido di recitare fino in fondo: “Ciao Beppe!”. Lui si illumina ancor di più e, come se avessimo fatto le medie insieme, mi lancia di rimando “Uehiiii, ciaooo!”. Io gongolo. Poi, mentre già i nostri passi si fanno distanti, mette la ciliegina sul capolavoro e aggiunge: “Mi raccomando, sempre in gamba eh!” E si allontana sorridendo, con il suo passo zoppo, da vera rockstar.

 

(in collaborazione con: Dolcetto di Madonna di Como, solo due bicchieri eh!)