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Alla fine l’ignavia occidentale dei tanti Romolo Augustolo che, con i barbari alle porte, si trastullano nei loro palazzi, incapaci di prendere decisioni perché incapaci di vivere la storia, ecco questa ignavia è stata mostrata in tutta la sua ingiustificabile follia dalla repentina e spiazzante azione diplomatica e militare della Russia.
Il Re è Nudo e non è un bambino a gridarlo ma Vladimir Putin.
Era difficile offrire al Presidente Russo un momento migliore per proporsi come salvatore unico della Siria, dopo che gli USA -e non Babbo Natale- hanno creato l’ISIS (dichiarazione di Hillary Clinton http://www.theatlantic.com/international/archive/2014/08/hillary-clinton-failure-to-help-syrian-rebels-led-to-the-rise-of-isis/375832/ e Dio ci scampi da un Presidente così) e dopo che la Turchia ha utilizzato l’ISIS (che finanzia massicciamente assieme ad Arabia Saudita e Qatar) per bombardare i nemici curdi (già attaccati dall’ISIS stesso) e soprattutto dopo l’inqualificabile manfrina della UE sui profughi.
Per l’Occidente il problema della Siria è Assad e non i mille gruppi terroristici che tutti in lotta tra loro hanno precipitato la Siria nel Medioevo.
Quelli (a turno perché ogni volta gli USA cambiano cavallo in corsa) sarebbero l’opposizione moderata mentre Assad il dittatore “con le mani sporche di sangue”.
Ora, che Assad abbia commesso enormi errori è evidente e pure che non sia uno stinco di santo, ma per quanto mi riguarda con Assad la Siria era un paese moderno, mediamente benestante, quasi laico e senza particolari problemi se non -forse- (mi si perdoni la maliziosa allusione) una base militare russa nel Mediterraneo.
I fatti storici, che giova sempre conoscere se davvero si vogliono comprendere le ragioni di una guerra (e più ancora di una guerra civile) e magari quindi poter trovare una via di uscita condivisa, i fatti -dicevo- alla base della crisi siriana sono molteplici.
Ma quelli non interessano a nessuno… mi sembra invece che l’unico obbiettivo in Medio Oriente oggi sia creare solo una situazione di perenne instabilità (i recenti interventi franco-americani in Libia e Siria e prima anglo-americani in Iraq e Afghanistan, per tacere del caso ucraino e delle “primavere arabe”, Egitto in testa) specie in paesi alleati o pseudo-alleati dei “nemici” russi; e allora invece di studiare e capire gli scenari veri, ecco che possiamo più brevemente credere alle figurine di cartone del Califfo, del mullah Omar, dell’opposizione moderata siriana, dell’élites culturali libiche e dei movimenti laici egiziani (e di mille altre invenzioni della carta stampata, adeguatamente imbeccata dall’intelligence americana) e indicarle come LA Soluzione del Problema, oppure come LA Causa del Problema… che in questo caso spesso coincidono, essendo un prodotto più da Supereroi Marvel che da tristissima cronaca.
Se invece si prova ad approfondire un pochino la situazione siriana, occorrerebbe in primis ricordare che la Siria non è un paese arabo o meglio non è solo arabo. Poi che non è un paese islamico, o meglio che non è solo islamico. Poi che, come il Libano, è un paese non tribale (come ad es. la Libia) ma comunque controllato da clan di matrici religiose che hanno ognuno un peso ed un’influenza sul paese stesso; e ogni clan non fa solo riferimento ad una corrente religiosa ma più spesso ad una famiglia egemone.
Gli Assad sono la famiglia che gestisce il potere siriano dal 1970: sono espressione degli Alauiti, solo uno dei tanti gruppi etnico/religiosi della Siria (che resta a forte maggioranza sunnita, ma con minoranze sciite, druse, maronite etc etc) e nemmeno il più forte, ma quello che ha saputo sintetizzare meglio il punto di equilibrio delle forze in campo (certo in una dittatura, certo all’interno della guerra fredda).
Un po’ come Tito in Jugoslavia che seppur croato non rappresentava certo l’egemonia croata sulla federazione.
Che Bashar al-Assad non sia della statura politica del padre (passato indenne attraverso 30 anni di governo tra i più pericolosi e rocamboleschi della storia siriana) pare evidente.
Che la crisi siriana non sia endemica ma creata da fattori esogeni di chiara matrice occidentale a me sembra altrettanto evidente.
E che detta crisi, creata e alimentata dall’esterno, abbia prodotto un peggioramento drammatico sulla società siriana è altrettanto scontato: se chiedessimo ora ad un siriano se preferiva il (mal)governo di Assad o la guerra civile di oggi, sarebbe decisamente una domanda capziosa e retorica.
Nemmeno regge poi l’obiezione di leniniana memoria “ogni rivoluzione prevede del sangue” perché, anche ammettendo che il postulato comunista sia vero (e non lo è in assoluto, anche se è molto probabile), Lenin in primis sosteneva che la rivoluzione per riuscire doveva avere un progetto alternativo (rivoluzionario appunto) al governo da abbattere.
Qui il primo vero problema è che gli esportatori della democrazia, ovvero la politica estera americana, che da Bush padre a Clinton, a Bush jr, a Obama è sempre la stessa, troppo facilona e irresponsabile, miope e approssimativa, in aree invece in cui occorrerebbe la massima sensibilità e attenzione proprio perché naturali polveriere di odii religiosi e inter-etnici prima ancora che strategiche geo-politicamente, ecco questi architetti della “democrazia prêt-a-porter” di progetti alternativi non ne hanno proprio.
Si veda del resto il disastro iracheno dove il problema sciita/sunnita curdo/cristiano è irrisolto e di fatto ha prodotto una frammentazione del paese del tutto fuori controllo dal cosiddetto governo ufficiale, si veda l’instabilità dell’Afghanistan in cui i “nemici” talebani occupano tuttora vaste aree di autogestione, si veda l’anarchia in Libia dove due governi si contendono un paese destinato a frammentarsi in tre o più regioni, e si veda appunto la situazione siriana, dove una fantomatica “opposizione moderata” ad Assad viene foraggiata di risorse e armi per combattere il “dittatore” siriano ma puntualmente poco dopo si rivolta contro i suoi padri putativi (gli istruttori americani) e inizia una sua guerra personale, in un tutti contro tutti che di “moderato e democratico” non ha proprio nulla.
Questa approssimazione di sostenere chiunque (senza porsi un problema di affidabilità) semplicemente perché potrebbe essere utile ad eliminare un governo considerato ostile o scomodo, è purtroppo la cifra dell’amministrazione di Obama, che in politica estera ha dimostrato di essere davvero un dilettante ostaggio di lobbies interne molto spregiudicate e ingenua vittima di informazioni assolutamente distorte che ogni volta compongono scenari puntualmente smentiti un mese dopo.
Insomma gli USA in Siria in particolare han fatto un disastro e poi hanno messo una pezza peggiore del buco cercando di fermare l’ISIS bombardando a caso e utilizzando truppe locali assolutamente inadeguate e/o inaffidabili. De facto ad oggi l’unico esercito in grado di reggere l’urto dell’ISIS (un misto di fanatismo e carne da macello che rimarrà ignoto ai libri e alle cronache) è quello curdo, purtroppo troppo ridotto e troppo localizzato.
Nel frattempo si è creato un blocco sunnita che, approfittando sempre delle politiche lungimiranti di Washington, cerca di ridurre se non eliminare la presenza sciita in Medio Oriente e quindi di ridurre l’influenza dell’Iran sulla regione.
È solo un’alleanza di comodo tra altrettanti nemici pronti poi domani ad accoltellarsi per stabilire chi sarà l’egemone ma che per ora regge eccome: Turchia, Arabia Saudita e Qatar da tempo operano in proprio nell’area finanziando terrorismo e fazioni a loro utili.
Delle tre potenze locali ovviamente la Turchia è quella più pericolosa in quanto dispone di un esercito vero, molto potente e molto ben armato (è il primo esercito della NATO), ha un Presidente, Erdogan, che non è molto distante da Assad in quanto ad ambizioni dittatoriali ma soprattutto è un paese che, da quando la UE gli ha chiuso la porta, ha scelto una politica estera alternativa in bilico tra una nostalgia imperiale ottomana e la più cinica real-politik di sfruttare la propria posizione e le debolezze dei vicini per acquisire un ruolo strategico in Medio Oriente.
Questo secolo è infatti di nuovo -proprio come l’Ottocento- un secolo multipolare di potenze in concorrenza tra loro.
È finito il bipolarismo USA-URSS -perché è crollata l’URSS certo- ma anche perché intanto la Cina è diventata una realtà globale economica e militare, così come lo è diventata l’India e in misura minore lo sono il Brasile o appunto la Turchia.
Aggiungendo la UE (con tutte le differenze e i contrasti del caso) ecco che le potenze mondiali che in qualche modo perseguono i proprio legittimi obbiettivi sono almeno sette.
Oggi in Siria (e in Ucraina) la Russia sta ricordando agli americani (e ai vicini europei che degli americani sono tuttora politicamente a traino, per altro senza una reale convenienza) che anche se non è più una potenza mondiale, è comunque una potenza regionale con cui fare i conti, e di cui tenere conto.
Una potenza con una propria autonomia politica, con alleanze, aree di influenza e interessi geo-economici che non intende più ignorare, e certo non per aprire la strada al modello americano che proprio qui, alle porte della polveriera Caucaso, ha dimostrato tutti i suoi limiti ed è sfociato nei clamorosi fallimenti sopracitati.
E allora oggi la Russia, con un’abilità non solo diplomatica ma pure mediatica, interviene in Siria in modo autoreferenziale ma allo stesso tempo ineccepibile.
È infatti il governo siriano, quello legittimo, quello democraticamente eletto (come direbbero a Washington se fosse un governo “amico”) che chiede l’aiuto russo, una stato a cui lo legano rapporti economici e pure interessi militari. E la Russia quindi interviene aiutando un paese amico, travolto da una guerra civile indotta ed alimentata da potenze che però restano nell’ombra.
Nei primi due giorni di raid russi, ecco che subito la Turchia ha protestato per una fantomatica invasione dello spazio aereo, ed ecco che gli americani accusano i russi di colpire anche i ribelli a loro graditi (e perché non dovrebbero farlo? Dovrebbe risolvere il problema ISIS e avere domani il problema di un’altra delirante ideologia medioevale di un qualche gruppuscolo che nel frattempo gli altri avranno sostenuto? E infatti gli USA stanno lanciando armi ai ribelli…).
Ecco che oggi un’alleanza occidentale si affanna ad annunciare un intervento in Iraq, tra cui un Renzi interdetto e balbettante, in un tentativo di non lasciare tutta la scena a Putin (che potrebbe appunto allargarsi anche all’Iraq)
Ma soprattutto in questi mesi la Russia ha saputo tessere un’alleanza diplomatica con i paesi tradizionalmente a lei vicini (come l’Iran e l’Egitto) e quindi accreditarsi come leader di una coalizione internazionale alternativa a quella americana e altrettanto desiderosa di muovere le proprie pedine sullo scacchiere del Medio Oriente, in funzione anti-sunnita.
Un’alleanza che schiererà truppe di terra (anche russe di sicuro, magari non ufficialmente) e che riporterà se non la pace almeno l’ordine sulla martoriata terra siriana.
Sono quasi certo che gli sgherri del Califfo verrano trovati e, se ancora vivi, processati e impiccati proprio come a Norimberga.
Insomma, Putin oggi sembra dire ad Obama “adesso basta dilettanti allo sbaraglio” umiliando l’omologo americano non solo nell’azione ma anche sul piano della diplomazia.
Due anni fa per uno di quegli eventi casuali che capitano alle persone curiose ero ospite a Mosca di una famiglia di amici. Il palazzo, seppure elegante, era un normale condominio sulla Tverskaja e i genitori del mio amico che mi accoglievano in casa per festeggiare la domenica di Maslenica erano quanto di più semplice e dimesso ci si possa aspettare. All’ingresso la pila delle pantofole per gli ospiti e un attaccapanni troppo piccolo per tutti i cappotti, poi un appartamento di poche stanze, tenuto bene ma senza nessun lusso.
Lui indossava una t-shirt e i pantaloni della tuta e bofonchiava poche cose in inglese, lei ha passato la serata a cucinare bliny e a sfoggiare per me il francese che aveva imparato da ragazza. Il caviale e la vodka erano giustamente presenti ma nessuno ne ha abusato (tranne me).
Insomma: un normalissimo invito a cena in famiglia come tante volte, in tante parti del mondo. Solo che lui, il padre del mio amico, quello che a metà cena ha ringraziato, salutato e si è andato a coricare sul divano a guardare un western, era l’ex ambasciatore sovietico in Iran e Siria (tra gli altri paesi) e, anche se non parla bene l’inglese, conversa in arabo e farsi, e conosce quel Medio Oriente come poche persone al mondo.
La Russia ha da sempre un occhio a sud ed è un occhio attento e molto più analitico di quello americano che basa spesso la politica estera in una divisione in buoni/cattivi e nel caso medio-orientale in una politica filo-israeliana tout court.
Ma Israele in primis ha accolto la novità russa con favore, perché sa benissimo che con Assad puoi dialogare (magari non amarsi, ma dialogare) mentre con l’ISIS no.
Il problema per Israele è l’Iran non la Siria.
In tutto questo l’Europa ancora una volta resta la debuttante che dopo due giri di valzer nessuno cerca più e rimane da sola a far da tappezzeria mentre gli altri ballano.
Il vuoto di potere in Europa è troppo grande e troppo evidente perché gli altri non ne approfittino.
Mentre le associazioni di volontari si prendono cura dei profughi, forse qualcuno al Ministero degli Esteri e a quello della Difesa dovrebbe prendersi cura delle cause che generano i profughi.
Perfino un inetto come Romano Prodi ha dichiarato che Assad oggi in Siria è il male minore, mentre invece per gli USA resta il problema.
Intanto alle porte di Damasco il Medioevo ride di noi e dei nostri problemi di coscienza, dei nostri scrupoli, della nostra pusillanime incertezza, mentre scortica e arrostisce prigionieri, decapita e sgozza, macella e stupra come i Lanzichenecchi, avendo cura di filmare e mandarci il tutto per segnare la distanza tra noi e loro.
Hitler cercò di distruggere le tracce dei propri massacri sapendo bene che non sarebbero passati impuniti, i nazisti dell’ISIS invece la stessa barbarie la mandano in mondovisione.
Alle porte di Damasco c’è il Nazismo, ci sono gli Unni, c’è il Medioevo di streghe e untori, c’è l’istinto che uccide la Ragione e trasforma l’uomo in bestia.
C’è la preistoria col bazooka.
E ancora una volta -e per fortuna- saranno i Russi a fermare ed annientare i nuovi Hitler.