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Un viaggio nella raffinata porcellana di Torino

Diego De Finis11 febbraio 2015

Ha preso il via venerdì 30 gennaio a Torino, presso il museo di arti decorative Accorsi - Ometto, in via Po 55 la mostra Fascino e splendore della porcellana di Torino - Rossetti, Vische, vinovo. 1737 - 1825.

L'esposizione, realizzata insieme a Palazzo Madama, a cura di Andreina d’Agliano e di Cristina Maritano, si propone di approfondire la produzione delle tre manifatture torinesi di porcellana, Rossetti, Vische e Vinovo, grazie alla presentazione dei documenti d’archivio e alla proposta degli oggetti presenti sia in raccolte pubbliche che private. Una proposta davvero ricca di manufatti preziosi che arricchivano le dimore di nobili e reali oppure di grandi famiglie borghesi che si potrà gustare suddivisa in diverse sezioni tematiche

Il percorso si apre con la sezione dedicata alla produzione di porcellana della manifattura Rossetti, di proprietà del conte Giacinto Roero di Guarene, rappresentato nello splendido quadro di Martin van Meytens; si prosegue entrando in un cabinets des porcelaines, in cui vengono esposte diverse porcellane cinesi Blanc de Chine, alcune già di proprietà del conte roerino, a cui si aggiungono alcune statuine di dignitari cinesi in porcellana a pasta tenera, eseguite nella manifattura Rossetti fra il 1737 e il 1743, copia di originali dell'Estremo Oriente. Oltre alla produzione bianca,  ci sono pezzi dipinti in policromia, fra cui una vaso di Palazzo Madama, e alcuni oggetti appartenenti a collezioni private.

La seconda sezione è dedicata alla manifattura fondata nel 1765 dal conte Ludovico Birago di Vische, di cui vengono presentati numerosi oggetti inediti: nella sua breve attività (tre anni, fra il 1765 e il 1768) Vische, oltre a riprodurre statuine e prototipi della manifattura di Vincennes - Sèvres, esercitò un interessante influsso sui disegni rocaille di Meissonnier e dell’argentiere torinese Boucheron. Fra gli oggetti più interessanti, una zuccheriera dipinta in monocromia porpora e una salsiera, la cui forma ricorda da vicino la produzione del Boucheron.

La terza sezione della mostra comincia mostrando una serie di sculture in porcellana bianca verniciata e in biscuit, realizzate nel periodo in cui alla direzione della manifattura furono Giovanni Vittorio Brodel, già socio del Birago a Vische, e Pierre Antoine Hannong, autore della formula relativa alla porcellana dura in Francia (aveva infatti venduto nel 1761 il segreto di questa innovazione  a Sèvres). Nello stesso periodo venivano riprodotti i modelli di Vische, in buona parte derivati dalle incisioni delle opere di François Boucher.

Sarà dunque un confronto interessante quello tra Vincennes - Sèvres, Vische e Vinovo, il visitatore potrà esaminare i modelli piemontesi e gli originali francesi, fra cui un biscuit proveniente dal Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti.

 

Una spoletta di manifattura Vinovo

 

Una quarta sezione, partendo dall'esposizione di un servito da cioccolata, introdurrà la produzione di pezzi del periodo Hannong: dominanti qui sono l'influsso di Meissen e di Vincennes - Sèvres: oltre a uno splendido portathe di Vinovo, proveniente da Ca' Rezzonico, dipinto a putti derivati dalle incisioni di Boucher, corredano  la collezione alcune porcellane di Sèvres, già di proprietà dei Duchi di Parma, provenienti dalle collezioni di palazzo Pitti, chiari esempi dell'influsso della manifattura francese su quella torinese.

Una quinta sezione prende in esame diverse tipologie scultoree nei diversi periodi di gestione, partendo dal quello Hannong fino ad arrivare alla direzione dello scultore Giovanni Lomello: alcune opere di grande qualità esecutiva corredano questa sezione, in cui spicca una Visitazione di Maria del 1789 e una Vergine Addolorata firmata da Lomello, oltre ad un'Assunzione ancora attribuibile al periodo Hannong e molto probabilmente allo scultore Tamietti.

L'importante sesta sezione mette in mostra oggetti legati alla committenza sabauda. Qui i periodi Hannong Gioanetti e Lomello vengono valorizzati da oggetti di grande qualità, fra cui il gruppo della Maestà Sabauda, proveniente da Palazzo Madama e due vasi attribuibili agli anni di regno di Carlo Emanuele IV (1796-1802), che mostrano influssi della produzione parigina.

L'esposizione si chiude con opere discultura neoclassica di stampo archeologico e mitologico di Giovanni Lomello, con sculture di grande rilievo come Mario che piange sulle rovine di Cartagine,  Prometeo o alcune teste di imperatori, desunti dai tomi delle Antichità di Ercolano, conservati alla Biblioteca Reale di Torino.

L'esposizione resterà aperta fino al 28 giugno. Per ulteriori informazioni consultare il sito della Fondazione Accorsi - Ometto.