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La storia ecclesiastica di Torino al museo diocesano
Chi desiderasse completare la scoperta della parte più antica di Torino, dovrebbe visitare il Museo diocesano, detto anche Mudi, che si trova sotto la Cattedrale cittadina, dedicata a San Giovanni Battista. Si tratta di un museo relativamente recente, inaugurato dal cardinale Severino Poletto nel 2008 e permette al visitatore di scoprire le radici della chiesa cristiana nella capitale piemontese. È posizionato accanto al museo archeologico e adiacente alla piazzetta reale e non è un caso che vi so possono trovare reperti dell'antica Augusta Taurinorum e vestigia del periodo medievale (oltre che del Barocco e del Settecento.
Il percorso è stato elaborato in base a aree tematiche legate ai pilastri della fede cristiana, in questo modo all'ingresso si viene accolti dal magnifico dipinto di Giovanni Martino Spanzotti, intitolato Il Battesimo di Gesù, datato fra il 1508 e il 1510, rari esempio di opera di pittura rinascimentale piemontese, che faceva parte degli arredi della cattedrale. A completare il discorso sul sacramento del battesimo c'è l'imponente fonte battesimale del duomo della fine del XV secolo, realizzato in marmo, che riporta l'effige della famiglia nobiliare Della Rovere.
La sezione successiva è forse quella più interessante del museo: si tratta dei resti delle tre antiche basiliche torinesi. Sì, perché Torino alla fine dell'età romana e all'inizio del medioevo era dotata di ben tre chiese principali, una di fianco all'altra, che hanno convissuto, nel luogo in cui ora sorge l'unico Duomo, fino alla fine del XV secolo. La più antica era quella del Salvatore, risalente al IV secolo d. C, dunque nell'ultima fase dell'Impero romano, è stata voluta da San Massimo, vescovo carismatico che può essere considerato il fondatore della chiesa cristiana cittadina. Quelle di Santa Maria e di San Giovanni Battista sono state edificate all'inizio del regno Longobardo, verso la fine del VI secolo. Per diversi secoli le tre chiese, una di fianco all'altra, hanno rappresentato il punto di riferimento della devozione cittadina. Il paradosso è che di quella che è diventata la sede episcopale, ovvero quella dedicata a San Giovanni Battista, di fatto non resta nulla, solo una impressione “in negativo” che si può vedere nel museo diocesano. Una sommaria descrizione di questa basilica ci arriva da Paolo Diacono che nella sua Storia dei Longobardi, racconta l'assassinio del duca Garipaldo, avvenuto nel 662 d. C. il giorno di Pasqua, proprio all'interno della basilica di San Giovanni. Maggior fortuna la abbiamo sulle altre due antiche chiese: i resti di quella di Santa Maria si trovano all'ingresso del museo, anzi prima dell'entrata. Le fondazioni della chiesa si trovano di fianco a quelle di abitazioni romane, e si notano chiaramente i resti di due colonne, che probabilmente delimitavano una navata. Della chiesa del Salvatore abbiamo un'ampia presenza di tracce architettoniche che accompagnano il visitatore per almeno metà percorso. Non solo ma i resti della chiesa, di periodo medievale, si possono vedere anche nel museo archeologico e a Palazzo Madama.
Il Mudi conserva altre importanti testimonianze archeologiche di età romana, fra cui le fondazioni di una antica domus, che mettono in evidenza l'ingegnoso sistema di riscaldamento dell'ambiente con un intercapedine sotto il pavimento. Un sistema che era usato soprattutto nelle città del nord e che dimostra ancora una volta la perizia architettonica dei nostri progenitori. Un altro dei pezzi interessanti del museo è una scultura a bassorilievo di incerta attribuzione. E' il busto di una Madonna, e gli esperti sono indecisi se sia del XI o del XIII secolo. Non solo, non si sa se si tratti di una Madonna orante o Annunziata. Un'altra particolarità è lo stile dell'opera che ricorda l'arte bizantina. Una sezione del museo è costituita da una galleria realizzata in epoca longobarda che collegava le tre antiche chiese, l'una all'altra e che un tempo dava accesso alla piazza sovrastante, oggi viene utilizzata soprattutto per esposizioni temporanee. Per il resto il museo propone oggetti di grande pregio provenienti non solo dalla capitale piemontese, ma anche dal resto della diocesi. Si segnala un monumentale stemma in marmo della famiglia Della Rovere, pregevoli calici e arredi sacri realizzati soprattutto in argento, del periodo barocco o settecenteschi. Uno splendido tabernacolo in marmo bianco, contornato da scritte in stile gotico della fine del XV secolo. La visita al museo diocesano di Torino non lascerà delusi.