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Ha preso il via mercoledì 4 ottobre l'esposizione d'arte dedicata a uno dei grandi pittori del Novecento, ovvero Juan Mirò, colui che ha esaltato il colore come pochi altri nel XX secolo.
Le 130 opere esposte a Palazzo Chiablese, con ingresso dalla Piazzetta Reale illustrano soprattutto l'ultima fase dell'enorme produzione artistica del pittore Catalano, quella sviluppata a partire dal 1956, anno in cui Mirò si è definitivamente stabilito sull'isola di Maiorca dove fece erigere il suo studio d'arte. Mirò ha avuto una vita molto intensa trascorsa in giro per il mondo, soprattutto nella prima fase, quando dopo il rientro in Spagna negli anni '30 ha dovuto espatriare per via dello scoppia della sanguinosa guerra civile del 1936. Poi nel dopoguerra la decisione di stabilirsi a Maiorca che è diventata il suo laboratorio e la sua fonte di ispirazione: la natura, i colori vivi del cielo e del mare, tutti elementi che si riflettono nelle sue tele e nel resto della sua vasta e poliedrica produzione artistica.
Le opere dell'esposizione torinese hanno come temi ricorrenti le donne e gli uccelli, le prime a rappresentare la vita, l'origine e il rinnovamento del mondo, i secondi l'estrema libertà. Negli ultimi anni di vita, (l'artista è morto nel 1983) le sue opere hanno assunto il carattere della pittura materica, realizzate con le dita o col colore steso con i pugni e l'utilizzo di cartone e altri materiali di riciclo.
Non mancano le sculture frutto della sperimentazione effettuata con l'uso di vari materiali e ispirate alle antiche civiltà. Un altro elemento che ricorre nelle opere della maturità è l'utilizzo dei segni e della scrittura. Questo aspetto deriva dal viaggio effettuato e Tokyo nel 1966 in occasione di una personale a lui dedicata. Gli ideogrammi giapponesi hanno influenzato la sua produzione successiva, attraverso una ricerca stilistica che si è espressa anche attraverso i segni della scrittura.
All'interno di Palazzo Chiablese è anche ricostruito il suo studio di Maiorca, per offrire al visitatore la suggestione del luogo in cui l'artista creava le sue opere, importante fonte di ispirazione.
Sull'isola oggi la Fundació Pilar i Joan Miró custodisce una collezione donata dall’artista e da sua moglie che conta 5000 pezzi e che conserva, nel bianco edificio immerso nella luce che era il suo studio, pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti lì dal giorno in cui è morto, come lui li aveva lasciati. Da questa collezione arrivano le 130 opere presentati a Torino, a disposizione del pubblico fino 14 gennaio. Fra queste vanno ricordate: Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973), Femme dans la rue (1973).
Per ulteriori informazioni: www.mostramirotorino.it.