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Era il 1903

Pietro Giovannini17 settembre 2017

Era il 1903 quando due fratelli americani, nel campo di grano dietro casa, riuscirono ad alzarsi da terra per un centinaio di metri nasceva l’aviazione, il sogno di Icaro era compiuto: l’uomo aveva finalmente imparato a volare.

Da allora alcune tra le imprese che maggiormente hanno colpito l’immaginario collettivo di questo secolo sono state quelle dell’aeronautica, dei mitici eroi dell’aria: il volo sulla Manica di Louis Berlioz, poi quello sull’Atlantico di Charles Lindenberg, quindi la Roma-Buenos Aires di Italo Balbo, senza dimenticare i duelli del Barone Rosso e di Francesco Baracca E proprio nella prima guerra mondiale, l’aviazione si costituì come arma sui generis, con un proprio speciale codice d’onore, mantenuto almeno in parte anche nel secondo conflitto: basti pensare che il primo messaggio di cordoglio dopo l’abbattimento in Africa di Italo Balbo, giunse proprio dal Comando Britannico!

Altri tempi direte voi, ma leggendo dell’impresa degli ultimi possibili pionieri dell’aria, a me sembra di rivedere Mr. Phileas Foggs uscire dal circolo del Whist e salire (per scommessa –of course–) col fido maggiordomo su di un pallone per un famoso viaggio di 80 giorni

Da qualche parte di certo Jules Verne starà sogghignando contento e, anche se i signori Piccard e Jones ci hanno messo solo 19 giorni (viaggiando per di più su di una mongolfiera iper-tecnologica), comunque l’uomo ha dovuto aspettare più di cent’anni per trasformare l’ultima fantasia di Verne in realtà.

E così l’ultima possibile impresa incompiuta dell’aria ha chiuso il ‘900, come la prima lo aveva aperto: in questa simmetria qualcuno vedrà un segno del destino, qualcuno scomoderà magari Nostradamus… personalmente quello che mi è piaciuto di più è lo spirito dell’avventura, la prova che il dono di Ulisse che non ha ancora abbandonato l’uomo moderno.

Qualcuno si potrà chiedere: ma perché lo hanno fatto?

Beh, la risposta migliore l’avrebbe potuta dare Claudio Tomatis, mitico assistente di laboratorio del mio liceo, che ha passato la vita a girare per il mondo, prima di morire in Africa in una banale rapina: lo scopo del viaggio? Viaggiare.