Tu sei qui
La mostra che resta aperta fino a domenica 2 aprile presso i musei del Polo reale di Torino (le sedi interessate sono due, la Galleria Sabauda e la Biblioteca reale), intitolata Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia, è particolarmente interessante sotto tutti i punti di vista, quello storico e ovviamente quello artistico.
L'esposizione infatti permette di ricostruire la figura di questo importante duca di casa Savoia e del ruolo che ha giocato nello scacchiere politico italiano e non solo. Per questo occorre fare un piccolo passo indietro. Con la pace di Cateau-Cambrésis, Emenuele Filiberto riottiene, per meriti guadagnati sul campo di battaglia, il possesso del Ducato di Savoia nel 1563 e da quel momento attua un programma di risanamento e ricostruzione del piccolo stato a cavallo fra le Alpi. Il figlio Carlo Emanuele I riceve dal padre un'eredità di buongoverno e prova, da uomo ambizioso, qual è, a partire dal 1580 a espandere il suo dominio. Il suo governo dura esattamente 50 anni, fino al 1630, un periodo lunghissimo, caratterizzato da una politica espansionistica, ma non solo. Carlo Emanuele si rende conto di quanto lo stato sabaudo sia “indietro” rispetto agli altri potentati italiani dal punto di vista del prestigio culturale, non solo, Torino, che è stata scelta proprio da Emanuele Filiberto, come capitale del ducato, scelta a questo punto irreversibile, è ancora piccola rispetto alle altre prestigiose città italiane e la politica culturale di Carlo Emanuele cerca di colmare questa lacuna.
Grazie a questo vero e proprio mecenate e collezionista la corte sabauda diventa protagonista della politica culturale italiana. Uno dei progetti più interessanti voluti dal duca è la Grande galleria per collegare il palazzo ducale (oggi palazzo reale) e il castello medievale (oggi Palazzo Madama): uno spazio di 173 metri che contenesse riproduzioni immagini opere d'arte tali da racchiudere le conoscenze del suo tempo, un progetto dallo spirito rinascimentale che ha messo in movimento scrittori, collezionisti, pittori, architetti. La mostra propone lavori, bozzetti, progetti, di questa grande galleria, molti dei quali realizzati da Guglielmo Caccia, detto Moncalvo. Ma il progetto culturale di Carlo Emanuele non si fermava qui. Ha acquistato manoscritti rari e molto antichi, statue e frammenti provenienti dal periodo romano e ellenistico. La mostra propone tante teste che risalgono all'antica Roma o al periodo ellenistico: Socrate, gli imperatori romani, Giulio Cesare, molte sistemate sopra busti realizzati nel XVI secolo ovvero nel periodo della loro acquisizione. Fra i pittori in mostra c'è Paolo Veronese, i duchi di Savoia avevano una particolare attenzione verso gli artisti formatisi a Venezia. Carlo Emanuele era un collezionista onnivoro e le opere raccolte sono state realizzate in ogni ambito. Così splendidi furono i gioielli da lui acquisiti, anche se di questi ci è giunto ben poco; e non ha lesinato nemmeno sforzi nell'acquisizione di armature di pregio. Nel XVI secolo, quando si stava imponendo sui campi di battaglia un nuovo modello di guerra, le armature cominciavano ad avere un ruolo simbolico: dovevano mostrare potere e la magnificenza. Per questo venivano realizzate come vere e proprie opere d'arte, con raffinati ornamenti e incisioni sulle piastre.
Si calcola che la collezione del duca sabaudo abbia raggiunto compreso oltre 800 dipinti e 14.000 volumi. Un patrimonio che oggi è quasi interamente conservato a Torino e che questa mostra valorizza nella maniera migliore. Sono pochi gli oggetti dell'esposizione provenienti da musei esterni. Carlo Emanuele ha avviato una politica culturale espansiva che è stata successivamente seguita anche dai suoi successori e questo spiega perché Torino, nei suoi musei conservi tantissime opere d'arte di pregio provenienti, da tutta Europa (e dal mondo).