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I due prodotti simbolo di Cherasco, quelli che costituiscono ormai la più autentica tradizione cheraschese sono due... invenzioni!
Prendete le lumache. La zona, come direbbero gli enologi, non è “vocata”; non c’è una tradizione, non c’è un qualche senso storico. Le lumache di allevamento hanno bisogno di climi miti, e quindi crescono bene nell’Italia centro meridionale; in Piemonte ci sono solo quelle che nascono spontaneamente.
E con questo? Una quarantina di anni fa la Domenica del Corriere dedicò due pagine ad un anziano signore albese, il capitano Carboni (capitano dell’esercito, in pensione) ed in particolare alla sua passione per le lumache. Da quel momento il capitano Carboni diventò una star, tutti gli scrivevano, chiedendogli informazioni ulteriori. Così lui decise di organizzare una serata per presentare alla cittadinanza i pregi e i vantaggi dell’allevamento delle lumache ma Alba non gli concesse una sala. Allora si rivolse al vicino Comune di Cherasco, dove la sala venne accordata.
Siamo nel 1972, e a quella conferenza parteciparono 7-800 persone, provenienti da tutta Italia!
Un successo: ed è una scintilla che si accende.
Perché il Presidente dalla Proloco di Cherasco, all’epoca giovane studente di veterinaria, Gianni Avagnina, subito s’infiamma d’entusiasmo. Oggi, per farla breve, Avagnina è il titolare di un’azienda di allevamento di lumache che si chiama Euro Helix (Helix è il nome della specie di lumache allevate in Italia), è il Presidente dell’Associazione Nazionale Elicicoltori (nata immediatamente, nel 1972, e che oggi conta circa 250 soci in tutta Italia), è il direttore dell’Istituto Internazionale di Elicicoltura. E le tre cose hanno sede a Cherasco, di cui Gianni Avagnina è stato sindaco a lungo.
E non è finita. L’Associazione Elicicoltori ha dato vita ad un’altra associazione: quella delle Città delle Lumache, che sono gia dieci in Italia, Cherasco in testa, ovviamente.
Ancora: sempre l’Associazione nel 1999 ha festeggiato l’Anno della Lumaca (sarà per via di tutti quei 9 che si arrotolano nello stesso senso delle volute dei gusci: lo sapevate che la specie Helix è “destrorsa”, ovvero il disegno del guscio va in senso orario?) e dunque le manifestazioni e le occasioni di conoscenza e di informazione si continuano a moltiplicare: fiere, incontri, convegni e mostre-mercato…
E poi c’è il cioccolato, ovvero i Baci di Cherasco.
O meglio: quando sono nati, anno di grazia 1881, si chiamavano “cioccolatini fantasia”. Li inventò Mario Barbero che mise a punto la ricetta e le dosi di cioccolato e nocciole tostate (nel forno a legna). Cioccolato amaro e nocciole tostate senza mezzi termini: il risultato è commovente.
La pasticceria Barbero da allora è passata attraverso un altro paio di generazioni: prima il figlio di Mario e poi le due figlie di lui, le mitiche sorelle Barbero che si sono recentemente ritirate. Oggi è condotta da Giancarlo e Carla Torta (ebbene sì, c’è un destino anche nei nomi) e che hanno dovuto faticare anche un po’ per farsi rivelare dalle sorelle Barbero la ricetta di famiglia.
Nel frattempo il nome dei Baci di Cherasco (un marchio depositato dal 1941) ha fatto strada e oggi la pasticceria Barbero vende in molte città italiane ed europee e pure in Giappone!
E come tutti i fenomeni di successo, ha fatto scuola.
Cinzia Scaffidi