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Palazzo Barolo, gioiello fra Barocco e Rococò
Palazzo Barolo è un vero scrigno di storia e opere d'arte da scoprire e riscoprire e permette al visitatore di conoscere un edificio nobiliare che è stata salotto culturale e politico in età risorgimentale. Attraverso il palazzo si può anche conoscere meglio la personalità dei suoi ultimi proprietari, i marchesi Falletti, Tancredi e Giulia Colbert, che già abbiamo incontrato nel corso del nostro itinerario dedicato a Barolo. Non è un caso che ospiti ben due differenti musei e per questa ragione la nostra visita al palazzo sarà trattata in due puntate, una per ogni museo al suo interno.
Partiamo col Piano nobile, che è la visita che ci fa conoscere la vita aristocratica, seppur sempre particolare (e straordinaria) dei coniugi Falletti.
L'ingresso del palazzo si affaccia su via Corte d'Appello che è una parallela di via Garibaldi. Il vero accesso, quello originario, monumentale è su via delle Orfane, la stessa dalla quale Giulia Colbert poteva vedere le donne condannate e riflettere sulla loro sorte. Infatti l'altro grande e massiccio edificio accanto a Palazzo Barolo in quel periodo era un tribunale (sulla facciata che si affaccia su via San Domenico sopra l'ingresso campeggia ancora la scritta Tribunale civile e penale; oggi ospita invece uffici comunali). Dall'ingresso si accede in un ufficio che permette di scegliere quale museo visitare (la visita a entrambi richiede due biglietti differenti, a parte chi possiede l'abbonamento ai musei piemontesi). In questa puntata partiamo dunque dal piano nobile da cui si accede attraverso lo splendido scalone progettato dall'architetto Gian Francesco Baroncelli.
A questo punto occorre una digressione sulle origini del Palazzo. È stato Ottavio Provana di Druent a commissionarne l'edificazione al posto di un'abitazione già di sua proprietà a Torino. La famiglia Provana Druent era molto vicina alla casata ducale dei Savoia, tanto che Ottavio ottenne cariche a corte nel periodo di Vittorio Amedeo II quali Primo scudiere e Gran guardarobba. L'edificazione risale agli ultimi anni del XVII secolo quindi complessivamente la struttura richiama il barocco. La famiglia Provana si è imparentata con i Falletti attraverso il matrimonio fra Elena Matilde, figlia di Ottavio e Gabriele Falletti. Un'unione conclusasi tragicamente a causa di una disputa fra le due famiglie. La casata di Barolo accusava i Provana di non aver onorato i patti relativi alla dote della sposa. Purtroppo il conflitto è arrivato a un punto di rottura quando dal matrimonio erano già nati tre figli. Gabriele Falletti decise di lasciare Torino e di portarsi i figli a Barolo, Ottavio obbligò la figlia a restare nel palazzo di famiglia. Elena Matilde, provata dalla sofferenza per quella situazione e dal distacco traumatico dai figli si suicidò, gettandosi da una delle finestre del palazzo all'età di soli 26 anni. I Provana non avevano altra discendenza e alla morte di Ottavio il palazzo divenne proprietà del figlio maggiore nato da quello sfortunato matrimonio, Ottavio Giuseppe. Da allora è noto col nome di Palazzo Barolo. Eravamo naturalmente all'inizio del XVIII secolo, mentre l'edificio ha acquisito una certa fama un secolo dopo nel periodo risorgimentale grazie ai marchesi Giulia e Tancredi. Prima di affrontare le sale del piano nobile va segnalato al piano terra l'appartamento di Ercole, caratterizzato, soprattutto sulla volta da splendidi affreschi, uno dei quali realizzato da Legnanino. Si tratta di un pittore che ha lavorato molto in Piemonte nel XVII secolo anche per i Savoia, realizzando opere, per esempio, per Palazzo Carignano. Oltre che per l'uso sapiente di colori delicati, questo pittore riesce propone effetti di prospettiva davvero riusciti, che danno l'idea all'osservatore della presenza di logge e volumetrie che in realtà non esistono. Un effetto che dona alle sue pitture notevole dinamicità. Gran parte dei dipinti del palazzo hanno come soggetto i miti greci e romani (al piano terra per esempio c'è anche l'Appartamento di Diana).
Lo splendido scalone di Baroncelli, cui un altro architetto di valore come Benedetto Alfieri ha aggiunto stucchi e statue su richiesta della famiglia Falletti nel XVIII secolo, conduce al salone d'onore, che possiamo immaginare un tempo ospitasse il salotto in cui si incontravano i personaggi più in vista dell'ambiente politico e culturale torinese: Camillo Benso Conte di Cavour, Cesare Balbo, Massimo D'Azeglio, fra gli altri. Rinnovato da Benedetto Alfieri, è contraddistinto dal raffinato rosso della tappezzeria e dai dipinti che alle pareti ci mostrano alcuni membri delle casate Falletti e Provana. La volta si conferma spettacolare con un affresco dedicato all'apoteosi di un eroe (probabilmente Enea) di Mattia Bortoloni. Al di sopra degli ingressi agli altri saloni altri dipinti raffigurano episodi della storia di Enea. Da qui la visita prosegue verso l'appartamento del conte Provana destinato successivamente a ospitare Silvio Pellico, che come è noto è stato segretario e bibliotecario dei marchesi Falletti nella seconda parte della sua vita. Questo spazio ci mostra l'arredo dei tempi di Pellico (il suo letto e il mobilio) di particolare interesse l'inginocchiatoio in legno che risale al primo proprietario del palazzo, visto che mostra lo stemma dei Provana. Si possono ammirare raffinati dipinti di Crotti e Brambilla. Questo spazio secondo il volere di Giulia Colbert, dopo la sua morte è stato utilizzato per ospitare ragazze senza famiglia che imparavano un mestiere; si può notare infatti che il pavimento non è particolarmente raffinato.
A seguire vanno ricordate le sale alfieriane, così denominate, perché la sistemazione odierna è quella voluta da Benedetto Alfieri, fra queste spicca la Sala Mozart, così intitolata in onore del grande musicista che ha fatto visita a Torino a metà del XVIII secolo. Fra arredi di particolare pregio ed eleganza, realizzati da artisti della scuola di Beaumont spicca un dipinto interessante non tanto per la pregevole fattura quanto per il tema. Si tratta di una rappresentazione di vita quotidiana della famiglia Falletti, con i bambini che giocano (l'unica femminuccia si distingue perché porta un uccellino fra le mani). È presente anche un servitore di colore che porta un vassoio, presenza rara nell'arte dell'epoca.
Gli spazi da visitare sono davvero tanti e tutti molto interessanti. Segnaliamo ancora lo studio cinese, piccolo ambiente interamente decorato da raffigurazioni che ricordano l'estremo oriente e che andavano molto di moda evidentemente nel XVIII secolo visto che si trovano ambienti simili anche al Palazzo reale e nel castello sabaudo di Govone. L'appartamento di Tancredi e Juliette è la stanza in cui dormivano e dove sono deceduti entrambi, prima lui e poi lei. Si caratterizza per lo stile neoclassico e propone fra le altre curiosità anche un orologio da tavolo dorato, dono di Napoleone Bonaparte agli sposi (il matrimonio venne celebrato quando Tancredi era alla corte dell'imperatore francese).
Peccato che il già ampio palazzo non sia completo. Nel 1906 infatti l'esigenza di allargamento di via Corte d'Appello ha imposto la distruzione di ben 14 sale; lungo la strada si può ancora vedere l'antico perimetro dell'edificio. Oggi il salone d'onore ospita incontri e convegni dedicati spesso al mondo del vino. Gli spazi del piano terra invece vengono utilizzati per mostre d'arte contemporanea. Ma come anticipato questo è solo una parte di quanto offre palazzo Barolo: del museo dedicato alla scuola si parlerà nella prossima puntata.