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“Eroe” agreste di Fenoglio in numerosi racconti langaroli.
Sempre citato col suo vero nome, ha tenuto tutta la vita la “privativa” o “censa” di San Benedetto Belbo (cioè l’omnibus emporio/osteria/taxi) ed è stato fonte per Fenoglio di innumerevoli aneddoti locali.
È proprio la famiglia dei Canonica che, prendendo la censa di San Benedetto, segna il destino di Agostino ne “La Malora”.
“Palma tiene una borsa di tela nera coi manici di metallo, e dentro una dozzina di uova per il baratto. L’odore della privativa è pungentissimo, dà al cervello attraverso le narici. È estremamente composito e proviene da salami appesi alla travata, da latte sceme di acciughe sottolio, da infima brillantina che cola da un contenitore di vetro con rubinetto imperfetto, dai tabacchi e dal sale, dalla soda e lisciva” (sceneggiatura per un film)
Forse però il ritratto più bello che lo scrittore ne ha fatto resta quello cinematografico di “Un Giorno di Fuoco”:
“Da dietro la chiesa sbucò la 501 di Placido e scivolò per qualche metro in folle. Tre, quattro, cinque uomini del paese ci si ficcaron dentro d’assalto, mentre Placido bestemmiava che facessero con garbo e non gli sfasciassero la macchina, già che per quella specialissima corsa a Gorzegno praticava una tariffa che gli salvava sí e no la benzina.
La macchina si avviò sempre in folle e frenò proprio davanti a noi.
Placido sporse fuori la testa e disse:—Fresia, ci state ancora. Andiamo a Gorzegno a vederci la battaglia di Gallesio coi carabinieri. Con due lire vi porto e vi riporto.”
Placido è morto nel 2003 e da allora la sua “privativa” è in attesa di (urgenti) restauri, che dovrebbero essere fatti oggi dalla Fondazione Bottari Lattes che ne ha acquisito la proprietà nel 2013.
Placido per sempre è un estratto di un articolo del 2004 che auspicava già i restauri alla privativa.