Tu sei qui
Nel caldo afoso di questo fine luglio la redazione di un giornale non è precisamente il luogo ideale… meglio, molto meglio, salire in collina per uno dei mille appuntamenti di questa ricca estate.
Se non siete anche voi bloccati in ufficio, e se avete saggiamente evitato il mare (meglio dire l’Autosole… perché credo che molti le loro vacanze le passeranno in coda in autostrada!) vi consigliamo di approfittarne, perché il calendario è quanto mai succoso.
L’itinerario del mese ci riporta nel Barolo (era dal n. 6 che non passavamo da quelle parti) per una visita approfondita di La Morra, di cui è quasi superfluo ricordare l’appuntamento clou del 29: la Mangialonga (gnam)!!!
A proposito di cibo e di ghiottonerie: il rischio di estinzione forzosa per alcune tra le più particolari leccornie della penisola (identificabili nell’ormai mitico Lardo di Colonnata, famoso quasi come Monica Lewinsky ma –con buona pace di Clinton– senz’altro più appetitoso!), questo rischio pare appunto scongiurato; con tempi svizzeri il Senato ha approvato in commissione una legge in deroga alle disposizioni comunitarie (scusate ma il linguaggio dei burosauri di Bruxelles e non, è tutto così), con la quale introduce il divieto di esportazione per i cibi a rischio estinzione… essendo circoscritti al solo territorio italiano decade l’obbligo di adottare tutte le scrupolose e sterili (che bell’aggettivo questo: sterile significa asettico, ma anche che non produce nulla) norme della famigerata HACCP¹.
Sembra il solito éscamotage all’italiana, ma questa volta – forse – il discorso è più sottile.
Infatti l’ovvia conseguenza sarà la necessità per ogni gourmet del pianeta di venire in Italia, alla fonte cioè (e probabilmente nel territorio di origine) a provare il cibo dei suoi sogni, cibo senz’altro unico ed inimitabile (essendo la sua peculiarità stessa, proprio la non-producibilità nel resto del mondo).
Una spinta fantastica al turismo enogastronomico!
Se poi calcoliamo che molte di queste produzioni sono di nicchia e quindi abbastanza costose, ecco un futuro più roseo per molte micro-realtà che magari oggi non versano in buone acque.
Una sorta di riserva speciale, un po’ come per i Parchi Naturali, ma per fortuna senza bracconieri!
Intanto leggo che negli States ci sarebbero difficoltà per i nostri tartufi… e leggo preoccupate interviste di alcuni operatori del settore…
Scusate, ma mi deve essere sfuggito il problema, almeno il nostro.
Per me è solo dei poveri americani, di quelli golosi intendo, che dovranno prendersi l’aereo, l’albergo etc. e venire in Piemonte per fare una scorpacciata di trifole!
Non stiamo parlando di un prodotto di massa, né di una produzione seriale, ma del cibo forse più raro e ricercato che ci sia sul pianeta: se gli americani non lo vogliono più, che si grattino qualcos’altro.
Il resto del mondo (goloso) sarà loro riconoscente.
¹ In realtà di questa – come di molte altre – legge in deroga si sono poi perse le tracce. Di fatto i prodotti non sono spariti ma nemmeno – a quanto ne sappia – ne viene vietata l’esportazione… ho l’impressione (magari fallace) che anche questo argomento corra sul filo del “tollerato”, regolamentato più dalla discrezionalità che non da poche, semplici e quindi chiare norme in proposito. In compenso il turismo enogastronomico viaggia sempre benissimo (forse troppo bene, essendo ormai diventate “tipico” e “gusto” le nuove parole d’ordine nel marketing di industria, supermercati e multinazionali).