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Ma che bello il Giro d’Italia!
Sarà banale ma il Giro mantiene un fascino unico, ha profonde radici nell’immaginario degli italiani, riesce a coinvolgere migliaia di persone semplicemente facendo tappa; infatti se arriva il Giro nella tua città, si deve assolutamente vederlo passare… che poi, nella maggior parte dei casi, si vedono i ciclisti fare passerella oppure sfrecciare –in un secondo– nel gruppo. Per vederli qualche attimo in più (e ho detto attimo) i veri tifosi si alzano alle 6, si arrampicano in cima ai colli, dormono in tenda, arrivano col camper etc.: dei veri stakanovisti¹! Pensare che la gara in sé, la si vedrebbe benissimo in tv… eppure al Giro non si rinuncia, bisogna esserci. Fisicamente.
Credo sia un legame molto particolare quello che unisce gli italiani al ciclismo, costruito anno dopo anno, campione dopo campione, e che fotografa bene l’Italia, quella che piace tanto all’estero, sempre sospesa tra dopoguerra e terzo millennio, sempre in bilico tra il piccolo campanile e l’Unione Europea.
Nella provincia di Alessandria (dove anViagi fa tappa questo mese!) ad esempio le foto di Girardengo e Coppi fanno capolino in moltissimi locali, ad Asti Giovanni Gerbi è considerato un eroe locale (tanto che Paolo Conte gli ha dedicato “Diavolo Rosso”², che non a caso descrive proprio un certo mondo contadino, senza dimenticare per altro “Bartali”): insomma le radici del ciclismo sono molto profonde, al di là delle momentanee vittorie.
Che bello il Giro d’Italia dunque, anche perché ogni anno fa scoprire angoli meravigliosi di questo nostro Paese, una nazione così bella che a volte ci si dimentica di guardarla (come certi gioielli che restano seppelliti nelle cassette di sicurezza). Così facendo, il Giro porta avanti anche un’opera di promozione della cultura, delle bellezze artistiche e del patrimonio tradizionale locale (dal folklore all’enogastronomia) che riesce a sposarsi benissimo con la competizione agonistica.
Sotto quest’aspetto il Giro è un lungo, bellissimo spot turistico dell’Italia e delle infinite sorprese che ancora sa offrire.
Poi il Giro è anche una gara… e si sa che nelle gare è sì importante partecipare, ma molto più bello vincere… l’anno scorso Marco Pantani ha realizzato, contro ogni pronostico, uno storico en plein con Tour e Giro, quest’anno invece parte favorito: speriamo in bene e tocchiamo ferro.
Per certo, mentre stiamo andando in macchina con questo numero di anViagi, il Pirata si è appena ripreso la maglia rosa nella nostra tappa: Bra–Borgo San Dalmazzo.
Quando leggerete queste righe, sapremo già tutti il nome del vincitore₃, ma chiunque sia, ancora una volta: che bello il Giro d’Italia!!!
¹ Il mio amico Mauro Carbone ad esempio è uno di questi: ormai viaggia verso il quintale, pratica un po’ la bici e corre solo per non perdere l’aereo. Eppure tutte le volte rischia l’infarto per spingere tutto cosa può qualcuno dei corridori esausti sul Colle dell’Agnello, sul Galibier o ovunque ci sia da morire in salita.
² Ad Asti ha aperto poi un locale vero e proprio, dedicato al grande Gerbi, con un fitto calendario di attività, proposte, degustazioni e concerti. Da non perdere le confessioni laiche, condotte magistralmente da Sergio Miravalle, con protagonisti del calibro di Gaja, Levi, Mascarello, Altare etc.
³ Pantani non vinse. Questo è il Giro della squalifica, una squalifica molto discussa, contestata e chiacchierata (superava dell’1% il valore max consentito dell’ematocrito, non si trattò mai di doping), da cui il povero Marco (un campione vero: antipatico, cissato, insicuro, ma vero) non si riprese più. Pensarlo morto di overdose in un motel della riviera romagnola mi sa di racconto di Bukowski più che di cronaca nera… e mi mette tristezza. Mentalmente lo associo a Maradona, un Dio in campo e un fallimento totale appena un metro fuori. Eppure milioni di persone lo ricordano per un cross di tacco, una punizione magica, uno slalom infinito giù per mezza Inghilterra… e così Pantani di cui ancora ci sono tifosi con la sua maglia su ogni salita delle Alpi, scritte “Pantani Vola”, mazzi di fiori sui passi e poster nei bar… e tutti quanti che forse lo aspettano ancora sbucare da quell’ultima curva, stavolta e per sempre Primo.