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Il Risorgimento, non solo italiano, in un museo
Come spesso accade per i musei torinesi, la visita al Museo del Risorgimento, vale il prezzo del biglietto non solo per il contenuto, ma anche per il contenitore. Infatti Palazzo Carignano è un gioiello del Barocco piemontese commissionato da Emanuele Filiberto all’architetto Guarino Guarini nel 1679. Conclusi i lavori nel 1685, dal 1694 è diventato la sede dei Principi di Carignano, ma soprattutto, più tardi, uno dei primi parlamenti italiani, quello Subalpino del Regno di Sardegna e poi per poco tempo il primo parlamento italiano. Il palazzo con la sua mole caratterizza una delle piazzette più belle di Torino, intitolata allo stesso palazzo, che conduce verso la più importante piazza Castello.
Non poteva esserci sede migliore sia dal punto di vista architettonico che simbolico per ospitare il Museo del Risorgimento, sul tema certamente il più completo di documenti e opere.
A partire dal 2011, quando è stato inaugurato, in occasione dei 150 anni dell’unità italiana, ospita un nuovo allestimento, più ampio e completo per fornire al visitatore un quadro esaustivo di oltre un secolo di storia. I più giovani troveranno tanti materiali informativi, supporti multimediali per approfondire un periodo storico importante per la storia italiana, ma non solo della penisola. Infatti sia l’allestimento che i contenuti multimediali allargano lo sguardo verso tutta l’Europa, partendo dalla bufera rappresentata da Napoleone sul continente e la sfida fra l’Impero francese e il sorgente impero britannico, l’età della restaurazione, il 1848, l’anno straordinario in cui tutta Europa si rivoltò contro l’ordine costituito. La vicenda italiana si inserisce nel più ampio contesto europeo e il museo offre ampi materiali per illustrare tutto questo. Ci sarà anche chi ritroverà o ricorderà sulle pareti delle 30 sale di cui si compone il centro culturale immagini tratte dai libri scolastici di storia, che sono entrate nell’immaginario di qualsiasi studente: i ritratti di Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e di altri protagonisti di quel periodo, compresi celebri ritratti di Napoleone Bonaparte.
Il museo racconta oltre un secolo di storia, infatti il visitatore viene accolto da un enorme dipinto della battaglia di Torino del 1706, che soprattutto in Piemonte è considerato il prologo del Risorgimento, visto che ha rappresentato la definitiva affermazione della dinastia dei Savoia. Si tratta della ricostruzione fedele di una sala del 1938, in questo modo il museo stesso compie un interessante tragitto anche all’interno della storia di se stesso (in questo cado della esaltazione in chiave fascista della casa reale italiana).
Uno degli elementi molto interessanti della collezione presente in Palazzo Carignano è rappresentato dal plastico cambiamento nella percezione dei protagonisti della storia. Così si passa dalle rappresentazioni dell’Italia giacobina (con una riproduzione di un Albero delle libertà) caratterizzata dall’esplosione dei giornali, dei manifesti politici delle vignette satiriche, tutte caustiche e straordinarie a raccontare a loro modo il XIX secolo a quella dell’impero napoleonico, simboleggiata dal neoclassico, dal gusto di mostrare l’impero francese con le stesse forme dell’antico impero romano. E curiosamente la Restaurazione ha ereditato questo simbolismo (mostrato dallo spettacolare bassorilievo che mostra il ritorno di Vittorio Emanuele I). nel contempo la ritrattistica comincia a mostrarci gli eroi del risorgimento, giovani, romantici, con lo sguardo entusiasta rivolto verso l’ideale e l’infinito (i protagonisti dei moti carbonari). Così differente questo stile da quello che ha caratterizzato invece i ritratti dei padri della Patria, l’affermazione del potere borghese, con i suoi vestiti, personaggi in posa statica, nel pieno controllo del proprio destino e di quello altrui. Eppure passano 40 anni dai primi moti dei Mazziniani alla proclamazione del regno d’Italia nel 1861, non certo secoli. Le pareti delle sale del museo sono ricche di immagini d’epoca, proclami, rappresentazioni allegoriche, le onnipresenti vignette satiriche. Dalla firma dello Statuto Albertino da parte di Carlo Alberto, alle immagini delle imprese di Garibaldi (su tutte quella dei mille soprattutto). La raccolta va oltre il periodo che normalmente viene associato al Risorgimento, per raccontare anche i difficili primi anni dell’Unità, il Brigantaggio nel sud Italia, la povertà l’evoluzione di una nazione nella quale le masse diventano sempre più protagoniste. Si arriva dunque fino alla vigilia della Prima guerra mondiale, che ha segnato davvero il passaggio di un’epoca per tutta la storia europea.
Per chi vuole soffermarsi nelle sale ci sono tanti motivi di interesse: oltre al materiale iconografico anche le carrozze dei protagonisti, le uniformi degli eserciti, spade e fucili delle battaglie combattute. Senza dimenticarsi della possibilità di ammirare la sala del Parlamento Subalpino, diventato poi quello italiano, ma troppo piccolo per ospitare tutti i rappresentanti provenienti dall’intera penisola. Sono 2.579 le opere esposte e il lungo viaggio si conclude nella immensa sala 30 che propone enormi dipinti che rappresentano alcune celebri battaglie del Risorgimento.
Per informazioni: www.museorisorgimentotorino.it