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Le colline Piemontesi sono ricche di vitigni straordinari che affondano le loro radici in storie sempre diverse e con alterne fortune. Molto spesso ci sono riscoperte e riutilizzo di vitigni poco noti che pure possono rappresentare strategie importanti aumentando la curiosità e l'interesse dei consumatori.
È importante sottolineare come in Piemonte vi sia una forte prevalenza di vitigni a bacca rossa. Il vino "nero" da sempre ha accompagnato una gastronomia possente, dai sapori decisi, dai sentori forti, relegando di fatto il vino bianco a comparsa di secondo piano, anzi sottolineando che il vino "bianco" era sinonimo di Moscato, di vino dolce e quindi adatto ad accompagnare il dessert!
Molte cose sono cambiate a piano piano anche il vino bianco secco ha guadagnato posizioni in un sistema "alimentare" e di "costume" all'altezza delle mode e dei tempi. Pensiamo all'affermazione dell'Arneis… fortemente emblematico.
Sulle colline di Novello da tempi immemori - seconda metà dell'800 - si coltivava il vitigno Nas-cetta, usato sia come uva da tavola che come uva da vino. In tempi recenti, dopo una lunga parentesi di oblio, la coltivazione della Nas-cetta è stata incentivata con risultati importanti, dapprima da un’unica azienda, e a seguire da altre realtà produttive.
Sulle origini del vitigno sono pochi i dati certi. Alcuni lo darebbero parente del Vermentino, altri del Nasco sardo.
Possiamo quindi con un neoligismo definire il vitigno "monocomunale", in quanto coltivato nel territorio del comune di Novello con risultati incoraggianti. Ha grappolo medio-grande con acini medi, con buccia di medio spessore e colore giallo o giallo dorato e maturazione verso la metà di settembre.
Vitigno raro, di qualità rilevante, è utilizzato per la vinificazione in purezza dando origine a un vino di colore giallo paglierino con marcate note fruttate e floreali (mela, agrumi, frutti tropicali); di gusto pieno e armonico e di giusta sapidità, con buone possibilità di conservazione.