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Michele Coppino, padre della scuola in Italia

Diego De Finis3 febbraio 2016

Forse l’importantissima riforma della scuola che prende il suo nome gli è stata ispirata dalla sua storia personale. Infatti il futuro ministro della Pubblica istruzione del Regno d’Italia l’albese Michele Coppino era di origini molto umili: suo padre Giovanni era un ciabattino e la madre, Maria Mancardi, lavorava come sarta e ricamatrice. 

Michele Coppino è nato ad Alba il 18 aprile del 1822, in un secolo in cui le differenze sociali, legate soprattutto alla ricchezza (allora si diceva censo) contavano eccome. Eppure, grazie sicuramente ai sacrifici di una famiglia lungimirante, riuscì a studiare Grammatica e Latino in seminario e successivamente Teologia. Inizialmente per motivi economici non poté studiare all’università, ma una borsa di studio gli permise di accedere alla Facoltà di lettere di Torino. Nel 1844 ottenne la qualifica di professore di Rettorica (sic) nei collegi di Demonte, Pallanza, Voghera e Novara. 

Di qui la sua brillante carriera accademica che lo portò alla cattedra di Letteratura italiana all’ateneo di Torino nel 1861, l’anno della nascita dell’Italia unita (ma ancora senza Roma). La sua carriera accademica gli ha portato anche l’onore di essere rettore dell’università in cui insegnava, dal 1868 al 1870; nel frattempo si era sposato (1861) con la torinese Carolina Marchese e successivamente ebbe due figlie.

La carriera politica è iniziata più tardi di quella accademica e ha seguito binari paralleli. E’ entrato nel parlamento dell’allora Regno di Sardegna nel 1860, eletto nel collegio di Alba, che è sempre stato il suo centro di potere e voti. Allora non c’era il suffragio universale, anzi a votare era solo una minoranza della popolazione, che poteva garantire di avere una certa agiatezza. Lo stesso anno entrò nella loggia massonica “Ausonia dell’Oriente”. Eppure Michele Coppino era un Cattolico a partire dalla sua formazione.

In politica si è collocato fin dall’inizio nella “Sinistra storica” guidata da Urbano Rattazzi. Nel primo periodo del regno d’Italia i governi furono soprattutto di destra, ma questo non gli impedì di diventare per la prima volta ministro della Pubblica Istruzione nel 1867 nel governo Ricasoli-Rattazzi.

Tuttavia la sua attività di governo si svolse più tardi, quando con Agostino Depretis iniziò il periodo di governo della sinistra. Divenne nuovamente ministro della pubblica Istruzione nel 1876 e il 1877 fu l’anno del varo della sua riforma scolastica, un importante caposaldo nella nascita della scuola italiana. Il regno non era privo di un legge sull’istruzione di base: l’Italia aveva ereditato quella presente nel Regno di Sardegna, denominata Legge Casati. La scuola di base era fatta di 4 classi elementari, le prime due obbligatorie, tuttavia non c’erano sanzioni per le famiglie che non portavano i propri figli a scuola. Inoltre il sistema risultava classista, poiché rendeva difficile l’istruzione alle famiglie povere. La legge pensata da Michele Coppino portava la scuola elementare a cinque classi (ancora oggi mantiene questa struttura) tre delle quali obbligatorie. Ma erano altri due i punti importanti della riforma: l’introduzione di sanzioni per chi non portava i figli a scuola e la totale gratuità per le famiglie. La legge Coppino, al contrario di quella precedente, era ispirata al movimento filosofico del positivismo. Collaborò al testo anche Aristide Gabelli che di questa corrente culturale era un seguace. Questo significa che la scuola era laica: venivano aboliti i direttori spirituali, l’insegnamento del catechismo e della storia Sacra. In compenso veniva introdotta l’Educazione civica, in modo tale da permettere agli alunni non solo di imparare a leggere, scrivere e far di conto, ma anche le regole della società in cui vivevano. Era comunque una legge figlia di quel Regno d’Italia in aperto contrasto con la Chiesa, dopo la conquista di Roma del 1870. 

Michele Coppino proseguì la sua carriera politica praticamente fino alla fine della propria esistenza. Uscì dal governo nel 1888, quando salì al potere Crispi, per contrasti col nuovo presidente del consiglio. In questa nuova fase, da semplice parlamentare, riuscì a dedicare tempo per un’altra importante opera: la nascita di quella che oggi ad Alba viene chiamata Scuola enologica, a cui dedicò molte energie, ma non solo, da consigliere comunale nella capitale delle Langhe, lavorò anche per lo sviluppo gli altri istituti superiori cittadini. 

Una legge non può cambiare una situazione sociale dall’oggi al domani. L’alfabetizzazione in Italia è andata avanti con un processo lento e graduale, durato ancora molti decenni nel XX secolo. Tuttavia la legge elaborata da Michele Coppino ne poneva le basi e soprattutto alcuni principi fondamentali: che dovesse essere obbligatoria e che dunque non solo fosse un diritto, ma anche un dovere e che dovesse essere gratuita, aperta a tutti, senza distinzioni. 

Morì il 25 agosto del 1901 ad Alba e i funerali a cui parteciparono anche esponenti del governo in carica, si svolsero con rito religioso. Era l’alba del secolo in cui le masse entrarono definitivamente nella storia e Michele Coppino, nel suo piccolo, contribuì a questo processo.