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Le torri di Alba, eredità del periodo comunale

Diego De Finis1 marzo 2016

Alba è conosciuta anche come la Città delle cento torri, anche se questa denominazione è un po' caduta in disuso per privilegiare le caratteristiche che la rendono unica e appetibile al turista ovvero il tartufo bianco e essere al centro di un territorio in cui nascono alcuni fra i vini più rinomati al mondo. Non è un caso che l'associazione che riunisce i borghi storici che animano ogni anno il Palio degli asini, sia denominata Giostra delle cento torri.

In effetti il centro storico di Alba è punteggiato da torri, ce ne sono molte, tenuto anche conto del fatto che si tratta di una cittadina di 30.000 abitanti e che sono tutte concentrate nel centro storico. Qual è la loro origine? Quale funzione avevano? In primo luogo va detto che non solo non sono cento adesso, ma non lo sono mai state. Cento è un numero approssimativo che indica una grande quantità. Fra quelle attualmente visibili e quelle che non ci sono più, ma di cui sono state scoperte tracce archeologiche, se ne contano una trentina, un numero comunque elevato. Le torri di Alba affondano la loro origine nell'epoca medievale, anzi per essere più precisi in quella comunale.

Il centro di Alba, insieme a quello di Asti, è antichissimo e ha resistito alla decadenza cui sono andati incontro tanti centri fondati durante l'Impero romano in Piemonte. Probabilmente la sopravvivenza di Alba è stata facilitata dalla presenza delle sue mura romane che hanno aiutato gli abitanti a resistere alle invasioni dei numerosi nemici che scorrazzavano sul territorio langarolo nel primo periodo del medioevo, fino all'XI secolo circa. In questo modo Alba e Asti, nel mondo feudale del Piemonte si sono ritrovate come centri importanti nel basso Piemonte nel medioevo (Alessandria è nata nel medioevo) e questo le ha rese punti di riferimento per il territorio circostante, ma soprattutto le ha rese rivali in una contesa praticamente secolare. Il periodo comunale di Alba viene normalmente fatto partire dal 1170, anno in cui è registrato il primo accordo in cui Alba prende una decisione autonoma come ente politico. La città era dunque un soggetto che si autogovernava e in quell'anno raggiungeva un accordo di mutuo soccorso, piuttosto precario, con la storica rivale, Asti.

Come funzionava il governo comunale albese? Il potere era nelle mani dei Consoli, un'aristocrazia nobiliare che reggeva le sorti della città. Nonostante in epoca medioevale, nel XIII e XIV secolo, la città abbia dato origine a una classe di commercianti sviluppata che ha girato l'Italia e anche l'Europa in cerca di buoni affari, in mancanza di documentazione certa, l'ipotesi più accreditata riguardo questa classe nobiliare è che fosse di natura militare. In sostanza i consoli erano coloro che (come avveniva spesso nel medioevo) potevano permettersi un cavallo e le armi e dunque potevano difendere la città in armi. Questo non significa che non abbiano svolto anche attività commerciale, ma la base del loro potere era essenzialmente militare. Di qui le torri. Queste erano il segno del potere dei consoli o per meglio dire delle loro famiglie: il centro della città era (ed è ancora) punteggiato di torri che rappresentavano non solo il simbolo della forza militare, ma anche vere e proprie roccaforti difensive, spesso si accompagnavano a caseforti. Quello che è successo nel Comune di Alba è che nessuna delle grandi famiglie consolari ha conquistato il potere assoluto in città, l'equilibrio ha permesso lo sviluppo architettonico di tante torri. Si pensa che c'erano in Alba all'inizio nel XIII secolo almeno 26 famiglie che hanno dato alla città dei consoli, un numero molto alto se si considera che la popolazione albese non doveva essere così ampia. Una delle famiglie che ha assunto maggiore potere e spicco era quella dei De Braida. Va anche osservato che c'erano famiglie consolari di origine albese, ma anche le stirpi nobiliari che dai feudi collinari circostanti assumevano la cittadinanza col duplice obiettivo di un'alleanza militare con il comune e della possibilità di poterlo controllare in parte; fra queste famiglie basti ricordare una molto nota, quella dei Falletti. In questo senso Alba fin dal medioevo è stata capitale delle Langhe, ovvero il punto di riferimento dei piccoli centri circostanti. Va anche osservato che molti castelli, soprattutto quelli langaroli originariamente erano delle torri, attorno alle quali si sono sviluppate successivamente le strutture militari del maniero: la torre era considerata un edificio difensivo e militare.

Oggi possiamo vedere solo alcune delle torri sorte nel medioevo, queste hanno seguito il destino delle loro famiglie, alcune sono più alte, altre meno. Il ribassamento della torre probabilmente indicava che il potere della famiglia di riferimento era stato offuscato. Diverse torri non esistono più e non è detto che la loro scomparsa sia avvenuta a causa delle contese politiche medievali. Una per esempio sorgeva esattamente di fronte alla cattedrale. Oggi se ne può vedere il perimetro in piazza del Duomo (piazza Risorgimento) vicino alla sede dell'Ente turismo e, attraverso Alba sotterranea, le fondamenta. Questo edificio venne abbattuto alla fine del XIX secolo perché copriva la visuale dei cittadini e dei fedeli sull'imponente cattedrale.

Il gran numero di famiglie consolari nel comune albese ha permesso per certi versi un certo dinamismo nella vita politica e sociale cittadina, ma ha anche dato vita a conflitti molto aspri fra le mura del comune. Anche per questo (ma non solo) il XIII secolo è stato caratterizzato da un continuo alternarsi del governo consolare con quello del Podestà. Questa figura solitamente viene associata con affermazione del potere del popolo all'interno del comune, contro quello aristocratico. Nel caso albese in molti casi il podestà era una figura garante per la diplomazia verso l'esterno e anche un buon condottiero in caso di guerra. E' stato in qualche modo anche garante fra le litigiose famiglie aristocratiche. Per esempio intorno all'anno 1216 si è registrato un forte aumento di atti di criminalità: furti, assassinii, violenze. Le cronache riportano soprattutto i nomi dei rampolli delle famiglie altolocate albesi, si trattava dunque del riflesso di scontri politici all'interno delle mura cittadine. Questi scontri potevano anche portare a eventi catastrofici come la grave sconfitta subita da Alba ad opera di Asti nel 1258 l'esito di quella guerra fu determinato anche dalla presenza nella capitale delle Langhe di una fazione (a noi oggi ignota) che aiutò gli astigiani dall'interno delle mura.

Di queste vivaci e violente dinamiche sociali che hanno caratterizzato Alba nel medioevo oggi ci resta la traccia delle numerose torri che punteggiano il centro storico. Peccato che si possano visitare solo di rado.