Tu sei qui
Fauna e flora dell'Astigiano nella Val Sarmassa
Una delle zone più belle dell’Astigiano è la Val Sarmassa, area diventata Riserva naturale protetta a partire dal 1993.
La valorizzazione e la tutela di questa valle deriva dallo straordinario patrimonio di specie faunistiche e floreali ivi presenti, che per certi versi raccontano la storia naturale dell’Astigiano, il cui territorio è cambiato per cause economiche e sociali.
Sulle dorsali delle colline più ripide le robinie hanno sostituito le viti. Restano invece i terrazzamenti per testimoniare il lavoro contadino che ha trasformato il territorio per riuscire a trarne il necessario per vivere. Alle robinie si alternano roveri, frassini, carpini, noccioli. Con l’istituzione della tutela dell’area il bosco si è ampliato in modo tale da permettere lo sviluppo di una fauna che altrove si trova di rado: fra gli alberi che numerosi si trovano all’interno della valle vivono mammiferi quali scoiattoli, moscardini, lepri, volpi, ricci, ma anche anfibi e libellule che hanno trovato il loro habitat nel sottobosco e fra le acque stagnanti del Lago blu. Fra gli uccelli si possono osservare l’upupa, il picchio, la cinciallegra, il gruccione, la ghiandaia.
Anche dal punto di vista geologico la valle propone aspetti interessanti. Sabbie e argille hanno riportato alla luce conchiglie e molluschi, resti di anfibi marini, a testimonianza del fatto che nel passato più remoto, quando l’uomo ancora non esisteva, in questa zona c’era il mare (l’era del Pliocene).
L’area naturalistica più interessante nel parco è quella del Giardino delle erbe aromatiche. Il progetto è nato con lo scopo di preservare il patrimonio botanico presente nella riserva e nei territori ad essa circostanti. Oltre alle specie aromatiche, si trovano anche quelle officinali e alimentari. È possibile trovare piante come timo serpillo oppure la bardana, insieme ad altre trenta specie circa.
Alla preziosa flora e fauna la valle aggiunge anche testimonianze storiche di grande rilievo. Qui infatti si erano stabiliti gli antichi Liguri, prima dell’arrivo dei Romani. Successivamente la valle venne colonizzata da una popolazione stanziata originariamente in Illiria e Pannonia (oggi Balcani ed est Europa in generale) che si trasferirono in Piemonte (e in generale in tutto il nord Italia) su iniziativa dell’Impero romano in crisi. Il fenomeno risale al V secolo, quando non solo guerre e povertà, ma anche violente epidemie avevano notevolmente diminuito la popolazione indigena. I Sarmati, fieri guerrieri avevano il compito di ripopolare zone abbandonate e fornire braccia all’esercito dell’impero che doveva fronteggiare l’invasione di popolazioni barbariche dal nord Europa. Gli insediamenti avvennero per lo più nelle città romane già esistenti, alcuni crearono nuove colonie. Il toponimo della Valle deriva secondo alcuni da questa colonia, ma è probabile che si riferisca a un’espressione dialettale che ha la sua radice nella lingua celto-ligure e che si riferisce alla presenza di acqua. Non mancano testimonianze medievali del potere esercitato prima dagli Scarampi e poi dagli Incisa e dai Crova.
Infine la Valle è un luogo reso speciale dallo scrittore originario di Vinchio Davide Lajolo. Qui si svolgono le vicende del suo partigiano “Ulisse”, di cui si può vedere anche il casotto. In Val Sarmassa c’è La Ru, la quercia che lo scrittore ha descritto narrando la leggenda di Clelia e Ariosto, i due amanti che, per sfuggire alla peste del 1630, utilizzarono la pianta come loro dimora. Quell’albero oggi è un vero e proprio monumento storico, naturale e letterario. Da segnalare anche il Bricco dei tre vescovi, punto panoramico di particolare bellezza su un crinale, dove è ancora visibile il cippo che fino al XX secolo ha segnato il punto di intersezione fra i vescovadi di Asti, Alessandria e Acqui Terme. Nella riserva è presente anche un percorso ginnico guidato.
Per ulteriori informazioni: www.parchiastigiani.org/joomla/i-nostri-parchi/riserva-naturale-speciale-della-val-sarmassa