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Il Marchesato di Incisa, un potentato nel Piemonte medievale
La storia del Marchesato di Incisa è molto affascinante e rispecchia, anche con un certo gusto narrativo, gli scontri e le lotte di potere che spesso si generavano a causa del sistema feudale. Oggi il paese porta testimonianza nella sua struttura urbanistica e in ciò che resta del suo passato medievale, del potere sorto in una piccola marca in territorio astigiano, che ha dovuto fronteggiare l’appetito di potenze più grandi e che allo stesso tempo è stata protagonista di numerose contese politiche, grazie anche all’abilità (e avidità) dei componenti della famiglia.
Le prime notizie del castello di Incisa sono piuttosto remote, risalgono al 984 d.C. il paese, posto in cima a una collina e circondato da tutti i lati dal Belbo, era in una posizione strategia molto interessante, difficile da conquistare e roccaforte per difendere un ampio territorio circostante. Il Marchesato nacque da Alberto del Vasto, nipote del più noto Bonifacio del Vasto, primo grande signore nel territorio del sud Piemonte, il cui potere discendeva da Aleramo. Già la nascita del Marchesato ha in se i germi dell’avventura e della storia cavalleresca. Il padre di Alberto, noto anche come Bonifacio di Incisa, venne diseredato dal padre in seguito a un contrasto familiare che meriterebbe di per se un romanzo (era il primogenito, ma la madre venne ripudiata e il figlio cercò di vendicarsi per questo col potente genitore). Emigrò in Puglia dove conquistò fama e gloria aiutando il Re normanno Ruggero II a reprimere una rivolta dei suoi riottosi feudatari. Per questo fu compensato con la contea di Gravina. Questa passò al figlio Alberto, che però nel 1161 ricomparve in nord Italia, a Genova e acquisì vari territori costituendo il marchesato che ebbe al centro Incisa. Grazie al matrimonio con Domicella d’Incisa acquisì anche il controllo di Rocchetta e Montaldo oltre a Vaglio Serra, Bergamasco, Carentino, Castelnuovo Belbo e altri centri che già deteneva. Alberto si inserì nella prima lotta fra l’imperatore, allora Federico Barbarossa e i comuni del Nord Italia, si alleò con Barbarossa per contrastare Asti, che occupò Montaldo.
La sua fine arrivò non per mano nemica, ma a causa dell’ambizioso figlio, Alberto II, che a sua volta nello scontro rimase gravemente ferito. Il potere dunque restò nelle mani della moglie Domicella che si dimostro abile e spregiudicata come il defunto marito. Nel 1189, forse per eccessiva ambizione, prese in ostaggio i diplomatici della Repubblica di Genova che si stavano recando verso la Francia. Secondo lei non avevano pagato il pedaggio e chiese un riscatto alla potente Repubblica marinara. L’occasione era ghiotta: Genova e Bonifacio I del Monferrato, alleati, ottennero dall’imperatore il trasferimento dei feudi di Incisa. La guerra sembrava inevitabile, ma Domicella realizzò un capolavoro politico: passò dall’appoggio all’Impero (che peraltro non era servito a molto) a quello ad Asti, comune che stava acquisendo una grande potenza in Piemonte: le figlie Domicella e Berta si sposarono con i rampolli della famiglia astigiana Sirio e nominalmente tutto il territorio passò sotto il controllo astigiano a patto che gli Incisa ne fossero conservati feudatari. Anche se il provvedimento imperiale sulla carta venne ritirato solo nel 1344, il Marchesato si salvò.
Nel 1203 il marchesato perse alcuni pezzi: i figli minori Manfredo e Pagano ottennero il controllo di Rocchetta e Montaldo, dando inizio al ramo degli Incisa della Rocchetta.
Le difficoltà ricominciarono nel XIV secolo con le guerre angioine. La stella di Asti che era diventata fulgida su tutto il Piemonte andò incontro a decadenza, logorata probabilmente dalle guerre intestine fra le sue famiglie patrizie. Nel 1387 Asti giurò fedeltà al Duca D’Orleans. Questo significa che gli Incisa dovettero nuovamente destreggiarsi fra i potenti vicini. Si sottomisero ai Marchesi del Monferrato nel 1305, ma nel 1364 videro riconfermata l’indipendenza del marchesato con un diploma di Carlo IV. Nel frattempo a est si stava affermando il potere dei Visconti a Milano e gli Incisa guardarono a loro per potersi affrancare dal controllo del Monferrato. Questo avvenne compiutamente nel 1466, quando giurarono fedeltà ai signori di Milano sciogliendo il legame col Monferrato. La situazione politica era in continuo mutamento: in Piemonte si affermavano le potenze dei Savoia, Visconti, il Monferrato e il Regno di Francia, che aveva deciso di espandere il suo potere sull’Italia del nord. Il piccolo marchesato faceva gola a tanti per svariati motivi. In primo luogo dal punto di vista territoriale era inserito appunto al confine fra vari potentati in espansione, inoltre era una zona abbastanza ricca di acqua il che la rendeva florida anche dal punto di vista economico. Infine il Marchesato nel corso di oltre 300 anni di esistenza aveva dato vita a una piccola corte costituita da notabili, personaggi colti, come avvocati, giuristi, notai, che arricchivano non poco un piccolo territorio come quello controllato da Incisa, in un’epoca in cui le persone di cultura potevano fare realmente la differenza.
La caduta di Ludovico il Moro a Milano per mano dell’esercito francese nel 1500 spinse Oddone d’Incisa a appoggiarsi a Carlo II di Savoia, vicario imperiale. Oddone era ambizioso e era riuscito a ottenere il pieno controllo del marchesato vincendo scontri interni con i suoi parenti. Ora addirittura puntava al Marchesato del Monferrato. Cercò segretamente di accordarsi col protettore Savoia per ottenerne l’investitura. Guglielmo IX del Monferrato venne a conoscenza di questi piani e da Casale mosse guerra a Incisa, il suo castello cadde il 24 luglio del 1514. La conquista militare pose fine di fatto alla storia del marchesato che in realtà ebbe ancora una breve coda. Oddone e il figlio vennero condannati a morte e giustiziati a Nizza Monferrato (allora Nizza della Paglia), ma la gloria per Guglielmo IX fu di breve durata: venne accusato di lesa maestà e dovette difendersi di fronte alla corte imperiale. Le sue rivendicazioni su Incisa furono confermate nel 1518. Ma l’anno dopo morì lasciando il Monferrato a Bonificacio IV che a sua volta scomparve nel 1530. Gi eredi degli Incisa, Giangiacomo, nipote di Oddone e Boarello riottennero da Milano l’investitura sul Marchesato di Incisa. Nel 1536 arrivò anche l’imprimatur imperiale, ma Giangiacomo morì nel 1545. Il suo erede era il cugino Boarello II che nel 1548, dopo una causa giurisdizionale, rinunciò ai suoi diritti per ottenere i feudi di Camerana e Gottasecca. Il territorio di Incisa passò ai Gonzaga divenuti ormai signori del Monferrato.