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Il Piemonte antico nel museo archeologico di Torino
Il museo archeologico di Torino fa parte del complesso museale denominato Polo reale, anche perché la collezione si trova all’interno del complesso del palazzo reale dei Savoia, inoltre il primo nucleo del museo è antichissimo, è stato ideato dal duca Emanuele Filiberto a metà del XVI secolo. La collezione nei secoli è cresciuta ed è andata poi a costituire il cuore del prestigioso Museo Egizio, il più famoso di Torino. Ma questo non significa che il museo archeologico, privo dei preziosi reperti provenienti dall’antico Egitto sia carente di materiale, al contrario. Dal 1982 il museo delle antichità si costituisce in maniera autonoma e ha una sede prestigiosa che si dipana nei giardini del Palazzo reale.
Va subito detto che la collezione di reperti è realmente vasta e interessante. Qualsiasi appassionato di storia trova nelle stanze del museo archeologico reperti capaci di illuminare un ampi scorci della storia piemontese e non solo.
La prima parte sembra quella meglio organizzata, dopo l’ingresso dai giardini di Palazzo reale. Nei sotterranei è stato realizzato un ambiente con luce bassa per dare giusto risalto ai reperti dell’antica Augusta Taurinorum. La città romana peraltro è sorta dove prima esisteva Taurasia, la città dei Liguri Taurini, questi, come già accennato nella nostra storia del Piemonte sono stati fra le prime popolazioni celto-liguri alleate dei romani, un’amicizia che hanno pagato caro, visto che secondo gli storici antichi (Livio e Polibio) il centro venne espugnato dall’esercito di Annibale che aveva appena varcato le Alpi.
Di questo passato di Taurasia resta pochissimo, armi e monili, messi in mostra e spiegati attraverso un filmato ben realizzato. La collezione dei reperti romani è piuttosto vasta e include anche degli splendidi mosaici provenienti da una domus scoperta in via Bonelli, oltre agli ornamenti scolpiti in marmo di una tomba nobiliare, probabilmente appartenuta a un senatore, in epoca imperiale naturalmente. Una parte significativa del museo è giustamente dedicata al Tesoro di Marengo, una raccolta di preziosi manufatti sia ornamentali che non trovati a Marengo nella prima metà del XX secolo. Il pezzo più importante di questo tesoro è certamente il busto realizzato in lamine d’argento di Lucio Vero che governò l’impero insieme a Marc’Aurelio fino alla sua morte nel 169 d.C.
Un’altra sezione di sicuro interesse è quella dedicata ai regni romano barbarici e soprattutto ai popoli che hanno vissuto in Italia prima dell’avvento vero e proprio del medioevo. Si possono dunque ammirare oggetti per lo più provenienti da sepolture di Goti (una vera rarità) e di Longobardi che hanno regnato nel nord Italia per due secoli: Si tratta di ritrovamenti preziosi poiché in un periodo carente di testimonianze scritte, l’archeologia riesce a raccontarci usi e costumi di quei popoli: interessante per esempio osservare il passaggio progressivo dei Longobardi da una cultura sostanzialmente pagana a quella cristiana.
Usciti dalla sezione della Manica nuova di Palazzo reale, si entra in quella dedicata al territorio piemontese: qui le testimonianze sono davvero numerose, soprattutto quelle riguardanti le popolazioni preromane, un vero tesoro di conoscenza storica. Fra i reperti di notevole interesse un elmo etrusco trovato nel Tanaro nei pressi di Asti, molto ben conservato e la testa di una divinità romana proveniente dal Tempio di Alba Pompeia (probabilmente di epoca augustea).
Superata questa sezione attraverso una serie di corridoi illuminati da ampie vetrate si giunge ad un’altra che contiene le collezioni storiche quelle che hanno dato vita all’ente e che sono realmente interessanti, partendo dal papiro di Artemidoro fino a alcuni reperti scolpiti di epoca assira. La visita porta il visitatore verso altri reperti greci, etruschi e romani.
Fra i primi si possono ammirare i vasi in terracotta decorati con scene della storia e della mitologia greca, straordinarie testimonianze di quella civiltà. Fra i reperti etruschi quelli colpiscono l’attenzione le grandi statue distese, che testimoniano il raffinato gusto artistico (anche per il sapiente uso del colore) di quella civiltà sviluppatasi nel centro Italia prima dell’avvento dei Romani. Infine busti e statue di imperatori domani, resti di sculture in ottimo stato di conservazione in buona parte provenienti da Susa, dove i monarchi celti, vassalli dei romani a partire dall’impero di Augusto, rendevano omaggio ai potenti alleati, con queste opere (e con l’arco trionfale realizzato proprio a Susa e dedicato a Augusto).
Il museo raccoglie davvero una grande quantità di reperti archeologici, preziosissimi per la ricostruzione del passato dell’Italia e dell’Europa. Un tesoro che forse, riguardo la seconda e terza parte, se sistemato con maggior rigore e attenzione, sarebbe maggiormente valorizzato.