Tu sei qui
Il maniero che si trova al centro di Castiglione Falletto è un edificio difensivo a doppia cinta: quella interna, che chiude il giardino su tre lati, ha funzioni di sostegno per il torrione e l’abitazione, mentre quella esterna, corrispondente ai bastioni, era inizialmente più bassa dell’attuale di circa 2,5 metri, come testimoniano alcuni paradossi architettonici ancora visibili (la sagoma di una porta posta molto in alto, irraggiungibile dal piano calpestabile; feritoie bassissime, situate quasi al di sotto del terrapieno interno).
L’impostazione attuale dell’edificio venne probabilmente data, nel ’300, dalla ricca casata dei Falletti (del cui nome si fregia il paese): grazie ai fratelli Manfreone e Daniele sorgono le torricelle d’angolo (tutte, come il torrione, circolari: altra unicità architettonica, quantomeno nella zona) e vengono fatte alzare ulteriormente le cortine ed i passaggi di ronda. Sul lato di via Marconi si nota come uno di questi muraglioni scarpati non riuscì a sopportare le vibrazioni di un terremoto e precipitò sulle sottostanti baracche dei borghigiani i quali, con spirito pragmatico e con una punta di sbeffeggiante rivalsa le ricostruirono utilizzando il materiale da costruzione caduto sulle loro teste. Anche per quanto riguarda il corpo centrale dell’edificio sono visibili le successive trasformazioni, l’ultima delle quali, risalente al secolo scorso, lo ha destinato a residenza signorile, rendendo superfluo l’acrobatico ponte levatoio che dava accesso al ricetto.
Sul lato orientale, a ridosso dell’ingresso, sono visitabili alcuni ambienti molto caratteristici: un camerone che sprofonda nella dura roccia (ricovero della guarnigione di stanza nella fortezza), una massiccia cucina dalle volte secentesche con un grande forno di mattoni per il pane, un antico lavello di pietra e un tipico potagero (così le cronache dell’epoca catalogano, con espressione ancora in uso nel dialetto, una sorta di antenato dello scaldavivande) ed infine una piccola prigione-posto di guardia, dotata di un angusto infernotto (vano situato sotto il pavimento, provvisto di botola per rinchiudervi qualche sfortunato prigioniero). Un frammento di stele, in arenaria grigia, rinvenuta a fine ’800, è testimonianza di insediamenti risalenti al I sec. d.C.; ci presenta gli utensili del sutor, il calzolaio: un trincetto a mezza luna, punteruoli, una morsa di legno.