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C’è tempo fino alla fine di luglio (chiusura il 31) per ammirare la mostra di preziosi e antichi documenti d’archivio dedicata a Dante Alighieri e alla Divina Commedia, la sua opera principale, quella per cui è noto in tutto il mondo, certamente a tutti gli studenti italiani.
Il titolo preciso dell’esposizione è Più splendon le carte - Dante “dal tempo all’etterno” e propone presso la Biblioteca reale di Torino, che fa parte dei musei del Polo reale della capitale piemontese, una preziosa raccolta di documenti antichi dedicati al poeta fiorentino.
Purtroppo non c’è nulla originario di Dante, perché nulla è pervenuto fino a noi, nessun testo autografo dantesco. Sembra un paradosso visto che parliamo del sommo poeta, colui che è considerato il padre della lingua italiana, ma ad analizzare la sua vita non è poi così sorprendente. Dante ha vissuto la seconda parte della propria esistenza peregrinando in esilio da una città all’altra nonostante i suoi tentativi per rientrare nella città natia. e proprio in questa fase della sua vita ha scritto buona parte delle sue opere, fra cui quella principale, la Divina commedia, di cui sono state pubblicate, lui vivente, le prime due cantiche, il Paradiso è uscito postumo su iniziativa del figlio Jacopo.
Questo però non placa l’interesse intorno all’opera dantesca anzi lo amplifica. Infatti la fama del poeta si è diffusa prestissimo, nel ristretto circolo dei dotti italiani. Dal XIV secolo (l’autore è morto, va ricordato nel 1321) sono giunti ben 300 manoscritti della grande opera dantesca, a testimonianza di un successo immediato e di una grande richiesta di questo testo soprattutto dalla natia Firenze. Uno degli esemplari più importanti non solo dal punto di vista filologico, ma culturale in senso lato è la copia manoscritta della Commedia di Giovanni Boccaccio. Un grande narratore che si è fatto editore del grandissimo poeta. Il manoscritto di Boccaccio propone fra l’altro un editing inedito: mentre quasi tutti hanno pubblicato il testo su due colonne, il narratore toscano lo scrisse su una sola, senza commento, lasciando intorno al testo la pagina bianca. Dal punto di vista grafico rispetto alle altre edizioni l’effetto è di maggiore spazio per il testo, ma la scelta si può anche interpretare come il desiderio di lasciare spazio alla meditazione su rime tanto importanti. La collezione della mostra propone anche il primo manoscritto che ci è giunto, del 1330 e quelli commentati da Cristoforo Landino, che nel XIV secolo, insieme al figlio Jacopo aveva assunto autorevolezza come commentatore dantesco tanto da essere citato sui frontespizi di alcune edizioni.
Già la presenza di tanti manoscritti sarebbe un ottimo motivo per ammirare questa mostra, ma non vanno dimenticati anche i testi stampati. Con l’arrivo della stampa infatti l’opera di Dante si arricchisce di tante illustrazioni. Non che i manoscritti non ne proponessero, ma la stampa permetteva la riproduzione più veloce anche delle figure illustrate. Così possiamo ammirare l’evoluzione dei temi delle illustrazioni col passare dei secoli: la centralità delle figure di Paolo e Francesca che acquistano sempre maggiore visibilità. Non manca il testo illustrato nel XIX secolo da Gustave Doré che ha dato corpo con straordinarie immagini alle spettacolari intuizioni dantesche. Inoltre non mancano nemmeno le edizioni delle altre opere del poeta fiorentino, diffusesi soprattutto dopo l’avvento della stampa. Non vanno tralasciate le traduzioni e le edizioni in altre lingue, presenti fin dal Rinascimento.
Si tratta di una mostra davvero interessante per tutti coloro che hanno passione per i libri antichi, ma in generale per chiunque sia curioso di conoscere meglio il sommo poeta italiano. Va anche sottolineato che buona parte dei testi esposti arriva dagli archivi della Biblioteca reale di Torino, che è davvero un prezioso scrigno di cultura per quanto riguarda i testi del passato.
Per ulteriori informazioni: http://mostre.bibliotecareale.beniculturali.it