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Per gli 80 anni di Paolo Conte

Pietro Giovannini17 febbraio 2017

Paolo Conte compie 80 anni!

Com'è giusto, chi lo ama (artisticamente parlando) gli fa gli auguri e magari coglie l'occasione per ringraziarlo di una o di mille canzoni che ci hanno lasciato qualcosa.

Nel mio caso l'elenco sarebbe davvero lungo…

Quindi preferisco recuperare dei ricordi personali, diciamo due o tre cose che so di lui perché le ho vissute.  

 

Primo ricordo: primi anni ’90 a “La Contea” di Neive. Mia zia Paoletta, nata il 6 gennaio, festeggiava il compleanno in una saletta con tutti i parenti riuniti (sì siamo una famiglia cui piace da sempre mangiare e bere bene… e all'epoca da Tonino si stava benissimo). Potevano essere i suoi 40 anni credo, quindi era il ’92… in ogni caso per mezza cena il Tonino stile Omorzo Cactaceo (cit) stranfiava da una stanza all'altra ansimando tutto rosso e affannato… io incuriosito a un certo punto gli chiesi la ragione di tutto quell'affanno.

Lui evasivo disse che aveva un'altra tavolata di compleanno e che non poteva che dividersi tra le due sale per non scontentare nessuno.

Peccato che dall'altra sala (siamo in un palazzo nobiliare di Neive: doppie porte tra ogni saletta… per cui massima privacy) quando, per passare, i camerieri aprivano le porte giungevano voci, risate, brindisi prima e poi cori, canti e direttamente musiche dopo…mi bastarono poche note per capire che di là c'era Paolo Conte con tutti i suoi musicisti di allora (più credo amici vari).

Chiesi con aria complice a Tonino: ma l'Avvocato è nato anche lui il 6 gennaio?

Lui rispose di sì ma che di là non c'era nessun avvocato…

Io ero inchiodato al mio tavolo in attesa dei secondi, senza poter andare di là a sbirciare (il mio piano preciso era di andare a fare gli auguri, stappare una bottiglia e… cambiare tavolo!) e mio nonno mi disse che dovevo restare lì… (sigh e sob).

Al momento del dolce partirono ovviamente gli auguri con coro (io sono stonatissimo anche nel cantare “Buon Compleanno”) e all'improvviso con un coup de theatre molto poco piemontese (ma molto educato) sentimmo esclamare “ma qui c'è un altro compleanno! Chi è la mia gemella astrale?” e sulla soglia apparve lui, Paolo Conte, decisamente allegro, che brandendo un bicchiere di vino fece brindisi e auguri a mia zia (molto felice).

Questo per chi lo definisce “orso e barricato in casa nel Monferrato”

(Ovvero l'ineffabile Marinella Venegoni su “La Stampa”).

 

Secondo ricordo: al concerto per gli alluvionati a Torino a dicembre 1994 (dove sotto la mantellina condivisa, mi innamorai di mia moglie) io e Paolo Scagliola scivolammo come perfetti Fantomas nei camerini e acchiappammo l'Avvocato al volo per strappargli un'intervista per l'allora neonato Uscita di Sicurezza. Fu di una gentilezza squisita e promise di darcela ad Asti nell'anno nuovo.

Ci andai io da solo (Paolo alla fine non amava fare le interviste) e ebbi il privilegio di restare nello studio di corso Dante a quattr'occhi con lui per un (lunghissimo) pomeriggio di febbraio, in cui Asti era un misto di pioggia e neve.

Io uscii che mi sentivo più vecchio di dieci anni, come se il tempo passato con lui fosse stato eterno. Scrissi anche una breve impressione della cosa (che non so dove sia finita) e nella mia incoscienza gli lasciai pure due o tre soggetti per dei fumetti (la mia velleità artistica dell'epoca). Lui li lesse (assieme all'intervista che trascrissi e inviai per approvazione), manifestò apprezzamento e mi suggerì un ragazzo emergente ma di talento come disegnatore…Hugo Pratt!!!

Un giorno o l'altro se la trovo pubblicherò quell'intervista in cui si parlava di tante cose diverse (a vent'anni hai quell'incoscienza lì, nel fare le domande…) con un finale che ricordo (e adoro) ancora oggi: “cosa tiene sul comodino da notte?” - “Tante settimane enigmistiche”.

Questo per chi lo definisce “snob e elitario”.

 

Terzo e ultimo: negli anni '70 Conte fece molte prove per il primo disco in Sala Beppe Fenoglio ad Alba (così mi dissero, io andavo forse ancora all'asilo), complice l'amicizia con alcuni personaggi albesi di grande cultura come Alec (Gianfranco Alessandria, uno dei più grandi collezionisti di jazz del mondo, con una cultura onnivora superata solo dalla sua immensa generosità) e Serafino (che è stato l'anima di decine di stagioni teatrali, senza teatro! …gli spettacoli si tenevano in Sala Ordet) e la benevolenza dell'amministrazione comunale (sospetto lo zampino dei due Bressano, marito e moglie, bravissimi e sempre disponibili).

In ogni caso da quel legame uscì la promessa di Paolo Conte di fare un concerto ad Alba qualora avesse riaperto il Teatro Sociale (che versava in un pietoso stato di abbandono da dopo la guerra): qualcosa del tipo “Beh se diventi famoso poi un concerto pubblico ce lo regali vero?” - “Beh se riaprite il teatro -e divento famoso- il concerto ve lo regalo sì!”.

Nel 1999 Alba riaprì il suo teatro e –proprio come al mercato di Carrù, dove una stretta di mano è un contratto– Paolo Conte, che famoso lo era ormai davvero urbi et orbi, si presentò per l'inaugurazione con tutta l'orchestra (io so che vennero pagate giustamente le spese ma non il suo onorario).

Fece un concerto meraviglioso (ma quale concerto di Paolo Conte non lo è?) che lasciò annoiati solo i boriosi politici albesi che facevano passerella senza aver mai sentito un suo pezzo che uno (un po' come oggi con i necrologi degli artisti su Facebook).

Io ci andai con mia nonna (che adorava Paolo Conte, il teatro, la musica, l'arte e che quindi… non usciva mai di casa) in smoking! L'unica volta in cui l'ho messo ovviamente… e qualcuno dice che non stessi nemmeno male.

Questo per chi lo definisce “avaro e poco piemontese”.

 

Stasera al ristorante brinderò a Paolo Conte “que como la vida me ha dado tanto” ma soprattutto a mia figlia Federica che è nata anche lei il 6 gennaio e oggi compie 23 anni.

 

Con un pensiero ad Alec e alle sue Stelle del Jazz, alla Genova che è in me, a Shanghai in fondo ai viali di Vienna, ai miei mille amici astigiani che dovrebbero camminare a una spanna da terra solo per essere nati lì, ai tinelli maron, all'afrore di coloniali e ai rumori di cuoio, alle regine di corriere e paracarri, alla rumba che non è che un'allegria del tango, all'Harry's Bar, a Gondrand e al Mocambo, e alle drogherie di una volta che tenevano la porta aperta alla primavera… ma poi d'inverno è meglio: la donna è tutta più segreta e sola, tutta più morbida e pelosa…

E tutto il resto è solo pioggia, pioggia e Francia.

 

Nessuno ha raccontato i sogni degli italiani meglio di Paolo Conte, nessuno più di lui ha saputo mettere a fuoco la foto seppiata dei nonni di tutti noi, nessuno meglio di lui ha descritto una certa Italia.

Un'Italia che forse esiste solo nelle canzoni di Paolo Conte.

È per questo che a 80 anni è rimasto in gara.

Sempre più affondato nell'aria.