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Stupore e meraviglia

Chiara Prato28 luglio 2014

Non è un dogma, ma succede quasi sempre così: il Piemonte lo scopri un po’ per caso.

Perché qualche tuo amico (piemontese) ti dice dai, vienimi a trovare, e tu amici in Costiera o nel Chianti non ne hai, e allora pensi, ok, perché no.

E ti innamori.

Oppure lo scopri perché fai parte della categoria degli “ambrogiofogarsottocasa”, che ogni anno vanno alla scoperta di una parte nuova del Bel Paese. E una volta che hai visto Venezia, Roma, Firenze e dintorni, Sorrento e Amalfi, e il barocco di Lecce e il Salento... magari una puntatina in Piemonte te la fai.

E ti innamori.

Perché è così che funziona. Non te lo aspetti, e ti stupisce.

Aspettative basse, e colpo di fulmine.

Non è che ci siano attrazioni irresistibili, monumenti sui depliant, o attori di Hollywood che fanno da testimonial.

Il Piemonte è una regione discreta, come discreti sono i piemontesi.

Sì, hai sentito dire che c'è buon vino e che si mangia bene, hai sentito parlare di questo Tartufo d'Alba, ma ti dici che una gita per pranzo, a questo punto, basta; invece poi scopri che c'è tanto.

Che ci sono le Langhe, il Roero e Il Monferrato, che sono paesaggi strazianti, per bellezza e malinconia, scopri che il Monviso al tramonto è uguale alla montagna della Paramount Pictures, scopri che c'è storia, e arte, e archeologia un po’ ovunque, ma nessuno che te la presenta (perchè? A saperlo...) come farebbero nel Nord Europa, che per due sassi ti chiedono venti sterline.

Qui siamo fatti così, ci piace tenercele un po’ solo per noi certe cose belle...

Ora le Langhe sono entrate nella grande famiglia dell’Unesco, e con orgoglio (sabaudo, ça va sans dire) ma anche con quel fatalismo fenogliano di cui i langhetti sono pervasi, forse per la prima volta il Piemonte si prepara a stupire.

E a stupirsi.