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anViagi L’Editoriale

Steve Jobs 1955-2011

Pietro Giovannini6 ottobre 2011

Oggi è un giorno molto triste.
In loving memory of Steve Jobs. Scrivo queste note tra l'Irlanda e la Scozia. Il mio iPhone si è acceso molto presto (7.35 del 6 ottobre) e mi ha svegliato con la triste frase "Addio a Steve Jobs". Anche se come tutti me lo aspettavo, il primo pensiero è stato un incredulo -così presto?- senza rendermi subito conto che questi ultimi mesi non devono essere stati una passeggiata per lui e che quindi "presto" è forse stata una fortuna. Certo 56 anni sono pochi per morire, ma se guardiamo a cosa Steve ha saputo fare della sua vita, direi che davvero non poteva desiderarne una migliore. Se ne è andato in punta di piedi, con dignità e in silenzio, fuori dall'occhio invadente e ingordo dei media (del resto lui i media se li è sempre girati come voleva, obbligandoli a comunicare non cosa ma come voleva lui). Da morto ha poi inevitabilmente fatto il giro del mondo e io non aggiungerò nulla a cosa è già stato detto (quello che avevo da dire su di lui l'ho scritto un mese fa nel mio editoriale "Diverso"). Però quel sms mi ha lasciato una tristezza latente fino ad oggi, malgrado le mele morsicate e le candele appoggiate sui suoi apple store da migliaia di fan (proprio come per Jerry Garcia, che era un suo idolo), malgrado le belle parole di Obama (ma perché i nostri politici non sanno parlare così, in maniera semplice?), malgrado la sua faccia che oggi qui a Glasgow campeggiava in vetrina accanto alle parole dell'Elogio della Follia ora riferite a lui (proprio come avevo scritto io); malgrado un concerto di Dylan ieri e due domani... Niente: proprio non mi va giù che se ne sia andato. Ho rivisto allora il suo discorso all'Università (http://www.youtube.com/watch?v=8ogACjJcNzc&feature=youtube_gdata_player) e mentre mi rendevo conto che, come buona parte della popolazione mondiale, io non ho combinato nulla di grande e che le aspettative e i sogni dei vent'anni sono in larga parte rimasti nel cassetto, un altro pensiero si è fatto strada. Proprio in quel discorso Steve scherzava sull'importanza di "unire i punti" delle proprie azioni, un'operazione che -diceva- possiamo fare solo a posteriori, ma che racchiude un senso se si è sempre agito seguendo l'istinto del proprio cuore. Beh, ho iniziato a pensarci e devo confessare che in breve tempo mi sono reso conto che i miei punti mi dicono che quello che ho fatto, tutto sommato, aveva un senso. Che malgrado tutto, sono rimasto ancora abbastanza affamato e pazzo. Che continuo a pensare in maniera diversa e a non seguire il gregge solo perché le pecore sono maggioranza. E anche di questo desidero ringraziare oggi quest'uomo. Il testo completo del discorso: http://news.stanford.edu/news/2005/june15/jobs-061505 Una traduzione del discorso in italiano: http://wp.me/pkWAv-79

The crazy ones

"Here’s to the crazy ones. The misfits. The rebels. The troublemakers. The round pegs in the square holes. The ones who see things differently. They’re not fond of rules. And they have no respect for the status quo. You can praise them, disagree with them, quote them, disbelieve them, glorify or vilify them. About the only thing you can’t do is ignore them. Because they change things. They invent. They imagine. They heal. They explore. They create. They inspire. They push the human race forward. Maybe they have to be crazy. How else can you stare at an empty canvas and see a work of art? Or sit in silence and hear a song that’s never been written? Or gaze at a red planet and see a laboratory on wheels? While some see them as the crazy ones, we see genius. Because the people who are crazy enough to think they can change the world, are the ones who do." — Testo completo di Steve Jobs per la campagna promozionale "Think different" di Apple

Elogio dei folli

"Questo film lo dedichiamo ai folli. Agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro; potete glorificarli o denigrarli ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perchè riescono a cambiare le cose, perchè fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno portebbe definirli folli noi ne vediamo il genio; perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero." — Versione italiana accorciata per lo spot televisivo