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Pietro Giovannini10 settembre 2013

Ho appena letto l'ultimo “Buongiorno” (sabato 7 settembre 2013)  del piacione Gramellini, abilissimo nel dosare critica e ironia e vero professionista del “cerchiobottismo” (© Paolo Mieli).
Per noi italiani, niente di più facile che amare chi parla di noi malissimo ma sempre strizzandoci l'occhio, per sottointendere un'estraneità complice tra chi scrive e chi legge.
Per Gramellini e per i suoi amati lettori, sempre "gli italiani sono gli altri", efficace aforisma di Sebastiano Vassalli e cardine della weltanschauung (Concezione del Mondo, ma in tedesco fa più figo) del suo Buongiorno quotidiano.

Stavolta, prendendo spunto dal G20 di San Pietroburgo, il vice-Direttore de “La Stampa” gioca sulla proverbiale abilità italiana nel tenere sempre i piedi in due scarpe, fare i giri di valzer, giocare le guerre in due tempi… per citare alcuni dei più triti luoghi comuni di uno storicismo d'accatto.
Il tutto per darsi conferma da solo che anche sulla Siria, l’Italia abbia fatto la solita figura da cioccolatai.
A me pare che invece al momento la figura medesima mi sembra piuttosto che l’abbiano fatta Obama (spiace dover constatare che le differenze in politica estera degli USA tra Bush e Obama sono minime e che al massimo l’altro sembra Roosevelt al confronto di questo) e Hollande (che è rimasto col petardo acceso e lo sguardo triste come il Vil Coyote della Warner). Ma a Gramellini piace martellarsi le palle come un qualunque "Tafazzi del PD" e quindi via a ripercorrere 150 anni all’insegna delle barzellette e dei sorrisetti di sufficienza (tipo Merkel e Sarkozy, che sono riusciti a far incazzare persino uno come De Gregori –mica Alfano–ma evidentemente non Gramellini…)

Ora, per Gramellini –per i suoi lettori affezionati e anche per tutti gli altri che ripetono a pappagallo ogni sciocchezza senza riflettere– l'unico giro di valzer che l'Italia ha davvero fatto, è stato quello del 1943, appunto l'8 settembre.
Siamo tutti d’accordo nel dire che lo ha fatto male, anzi malissimo: con Badoglio che abbandona centinaia di migliaia di soldati ai nazisti, il Re Vittorio Emanuele III che abdica la sovranità su mezza Italia (lasciata all'occupazione e alla guerra civile), il governo che scappa coi Savoia a Brindisi come un ladro nella notte etc etc.

MA VOGLIAMO GRIDARE -UNA VOLTA PER TUTTE- CHE HA FATTO BENE, ANZI BENISSIMO!

Forse Gramellini avrebbe preferito un'Italia coerente e volitiva (come la mascella del suo Duce) che imperterrita non tradiva l'alleato teutonico e anzi continuava per due anni ancora (ma forse di più, perché ne avremmo anche ritardato il crollo) a sostenere Hitler e la sua folle idea di mondo?
Allora sì che avremmo una bella reputazione vero?
Ma per piacere!
Un mio caro amico tedesco mi ripete sempre: "Io sono felice che la Germania abbia perso la guerra! La Germania aveva scelto Hitler e l'unico modo di liberarcene era la nostra distruzione totale, cosa che è avvenuta."

Per quanto riguarda il resto, tacendo le miserie sulla Terza Guerra d'Indipendenza (è vero: abbiamo perso in terra e in mare malamente contro gli Austriaci, ma grazie alla vittoria prussiana di Sadowa abbiamo ottenuto quello che volevamo… e allora? Quante volte invece è successo il contrario? Tipo a Villafranca 11 anni prima.), proprio non digerisco le ironie sulla Grande Guerra.
E Caporetto di qua e Parigi di là…
BASTAAAA!

Il bellissimo réportage di Paolo Rumiz su "Repubblica" (ma essendo sulla concorrenza, Gramellini non lo avrà letto) dice molto più di quanto possa dire io, e sicuramente lo dice senz'altro meglio… ma vogliamo almeno ricordare che quella guerra inutile e delirante venne vinta a Vittorio Veneto proprio dagli italiani? Altro che piedi in due scarpe e giri di valzer!
È stata quell'unica vittoria definitiva a far crollare l'Austria-Ungheria (stremata come noi, demotivata più di noi e decimata dalla Spagnola prima di noi)!
Ed è stato Armando Diaz a vincere la guerra, mentre prima quel criminale di Cadorna (a cui abbiamo ancora vie intitolate!) faceva assaltare 11 volte l'Isonzo e non so più quante il Montegrappa, macellando i fanti a migliaia ogni giorno.
Francia e Inghilterra non accettarono mai questa evidenza della storia (cosa che ad esempio invece ammettono tranquillamente in Austria) e comunque alla Conferenza di Parigi i nostri "geni" Orlando e Sonnino gestirono tutto malissimo, decidendo di andarsene per protesta (!) e lasciare così campo libero alla visione demenziale del Presidente americano Wilson che, assieme alle smanie punitive francesi, mise in piedi tutti i prodromi della Seconda Guerra Mondiale, dal fascismo italiano al nazismo tedesco, al nazionalismo ungherese o croato…

E invece il Gramellini si ricorda solo di Caporetto… ma perché dobbiamo parlare sempre e solo di Caporetto?
Perché il 4 novembre non si festeggia la Vittoria di Vittorio Veneto (invece è diventata la Giornata delle Forze Armate, ormai da nessuno più collegata all’avvenimento)?
Il 4 novembre del 1918 la gente piangeva e rideva per le strade, e perfino i fanti lassù in montagna nelle trincee inondate di fango, con i piedi sempre nelle stesse scarpe da 4 anni, ballarono e bevvero fino a stordirsi.
Bisogna salire, come ha fatto Rumiz, sulle montagne del Veneto, del Trentino e del Friuli per vedere che cos'è stata la Grande Guerra.
E davvero io non capisco cosa ci sia di sbagliato nell'andare orgogliosi del proprio Paese, e nel rispettare i propri morti in guerra, specie quelli mandati al macello per 4 anni e senza neanche un vero motivo.

Io me li ricordo i Cavalieri di Vittorio Veneto, i ragazzi del ‘99, arruolati un anno prima e buttati in prima linea a coprire un fronte ormai dissanguato: sfilavano a Treiso ogni anno ed erano rimasti solo in tre; vecchi, sbilenchi, tremanti, col bastone e le medaglie, caracollavano nella piazza tra due ali di folla: erano in abiti civili ma col cappello militare… e mi ricordo la gente tutta che si spellava le mani e li guardava come veri Eroi.
Io avevo 6-7 anni e mi sembrava impossibile che qualcosa che studiavo sui libri di storia esistesse davvero e fosse lì davanti a me in carne ed ossa. Quegli uomini avevano fatto la Guerra e ne erano usciti vivi malgrado la trincea, i gas, i lanciafiamme, le mitraglie e i mortai… anzi quei tre innocui vecchietti l'avevano vinta la guerra!
Poi il tempo ha cancellato quegli ultimi Soldati della Prima, così come oggi cancella gli ultimi Partigiani, i Reduci russi, americani o inglesi della Seconda… ma non dovrebbe avvenire lo stesso anche con la memoria.
E mi disgusta il fatto che anche il loro ricordo venga distorto e utilizzato per strizzare l’occhio alle vendite quotidiane.

Io penso che, per rispetto ai 700.000 soldati italiani morti sul Carso, sulle Dolomiti e sul Piave, si dovrebbe finirla una buona volta di dire che noi siamo quelli furbi, mentre gli altri sono quelli coraggiosi.
Gramellini vai al Sacrario di Redipuglia a guardare le tombe di quelli morti da furbi (che -se solo avessero potuto scegliere- manco ci sarebbero andati al fronte)!
Erano quasi tutti contadini, braccianti, operai… poveri ragazzi di 20-30 anni (l’età media dei morti era di 26 anni di età), macellati per difendere il loro Paese.
E sono tutti morti da Soldati, molti anche da Eroi.

E quindi Gramellini vergognati almeno un po'.