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anViagi L’Editoriale

Non fate più scommesse sulla "Figlia del Droghiere"

Pietro Giovannini10 aprile 2013

«La moneta unica sarà fatale per le nazioni più povere, perché devasterà le loro economie inefficienti». (Margaret Thatcher, 1990).

Due o tre cose vere sulla Thatcher che la sinistra al caviale -specie italiana- si dimentica di dire, o peggio si rifiuta di ammettere.

Si sa: la sinistra (non solo quella italiana) ha il vizio, quando non il bisogno, di trovare un nemico con cui spesso… identificarsi, ovvero potersi non tanto dichiarare a favore di qualcuno ma contro qualcuno, non dire tanto cosa si vorrebbe fare, ma cosa assolutamente non si vuole fare. 
Ad esempio, cosa sarebbe stato della sinistra italiana negli ultimi 20 anni se Berlusconi non fosse esistito?
In questo senso, anche l’attuale comportamento di Bersani è quanto mai esemplare…
Ma il caso Thatcher resta da manuale.

Il primo ministro britannico, durante i suoi tre mandati, fece quasi tutto quello che la sinistra internazionale, conservatrice e obsoleta dell’epoca (e ahimé ancora buona parte di quella di oggi) non voleva assolutamente.
La sinistra inglese, attaccata ad un’idea di welfare che inglobava -come un virus- ampie sfere di clientelismo, inefficienza e anacronismi, quando non veri e propri parassitismi sociali (ma la Gran Bretagna anche nei suoi momenti peggiori, cioè giusto prima dell’arrivo della Lady di Ferro al governo, ne ha sempre limitato la proliferazione…siamo lontani anni luce dalle allucinanti casistiche italiche), beh quella sinistra si emozionava solo a sentire parlare di sindacati, minatori, sussidi e compagnie statali per non parlare di disarmo nucleare…
Peccato che i sindacati britannici fossero ormai fuori dalla storia e dall’economia, impegnati solo a difendere lo status quo, iper divisi in caste/clientele/corporazioni, vero freno al rinnovo economico della società (vi ricorda mica l’Italia di oggi? Beh là era il 1979…), le miniere fossero inquinanti, con tassi di mortalità altissimi e costi proibitivi, le compagnie statali (dalla British Airways in giù) un perenne buco nero dei bilanci pubblici (inutile qui citare Alitalia credo…), i sussidi venissero distribuiti a pioggia (tipo Cassa del Mezzogiorno) e per iniziare il disarmo nucleare ci volesse un intento condiviso (e la dottrina Breznev era molto lontana dalla condivisione).
Insomma, occorrevano profonde riforme che risanassero il paese anche a prezzo di sacrifici nel breve periodo, ma potessero rilanciare lo sviluppo della nazione per i decenni a venire. È quello che la Thatcher ha fatto, ed è quello che è accaduto in Gran Bretagna.

Oggi la storia è scritta, le statistiche, i numeri, i redditi ci sono e solo un pazzo tendenzioso potrebbe negare che la sig.ra Thatcher aveva ragione da vendere.
Ancora oggi una pubblicistica di parte che si tappa occhi e orecchie ma non la bocca, straparla di lacrime e sangue, di distruzione dello stato sociale, di deregulation del mercato che ha affamato il proletariato britannico etc etc… quando ricerche, studi, interviste, analisi e non ultimo il trend di crescita esponenziale che la Gran Bretagna ha conosciuto nei successivi trent’anni, tutto dimostra l’esatto contrario, e cioè che la cura Thatcher ha rilanciato lo sviluppo britannico.
Poi –se non bastasse– come prova ci sarebbe anche il caso opposto, cioè il perenne “malato italiano”, che infatti la cura Thatcher non l’ha mai presa.
Un’inchiesta del Guardian (non proprio giornale di destra) fatta tra i minatori nel 2005 (a vent’anni dagli scontri per le miniere) ha dimostrato come la maggior parte di loro stesse molto meglio di prima, con nuovi lavori (grazie ai programmi di reinserimento) e migliori attese di vita (tra buonuscite e liquidazioni).
Ma qualche nostalgico alla Ken Loach continua ad emozionarsi per gli scontri di Orgreave e a credere che se le Unions avessero difeso le miniere, gli inglesi oggi starebbero meglio…sono opinioni legittime per carità, ma spesso disinformate, spesso aprioristiche, più spesso figlie di moltissima disinformazione.

Un’esempio classico di disinformazione è stato il soprannome di “Maggie la Ruba Latte” perché da Ministro dell’Istruzione aveva tolto il latte gratuito per tutti nelle scuole materne. Ovviamente il latte restava garantito per i non abbienti, ma non aveva senso che uno Stato in bancarotta facesse omaggi ai figli dei ricchi credo… era una cosa molto di sinistra (togliere ai ricchi per garantire ai poveri), ma alla sinistra non piacque e lei diventò quella che “aveva tolto il latte ai bambini dell’asilo”.

Tra le cose che oggi la sinistra presenta come sue, senza però riconoscere alla Thatcher il copyright, c’è il combattere la violenza negli stadi, trasformandoli in giardini per famiglie invece che covi di hooligans, e c’è perfino l’ecologismo (nel terzo mandato Thatcher promosse le prime leggi per la tutela ambientale, il buco nell’ozono e le emissioni di anidride carbonica); inoltre lei era convinta che “la società non esiste, esistono gli individui e le famiglie”, un’affermazione che non mi trova ad esempio d’accordo, ma che assomiglia molto a una certa retorica -oggi molto di moda- negli ambienti dell’anarcoidismo militante (“Sono io il mio governo!” è un celebre aforisma di Proudhon). Certo mettere al centro l’individuo è comunque molto british, un Paese dove le responsabilità sono sempre personali e individuali, e difficilmente diventano oggettive, per poterle così scaricare sulla società.

In ogni caso la Thatcher fece fare una cura dimagrante allo Stato inglese, vendendo una parte consistente del patrimonio immobiliare e privatizzando le aziende pubbliche.
Sento già gli strilli per queste operazioni… 
Secondo me le persone dovrebbero analizzare i fatti entrando sempre nel merito di come si svolgono, invece di sposare dei dogmi e strillare se uno anche solo ne parla (”dogmi e tabù” era appunto l’atteggiamento della sinistra inglese, i laburisti, negli anni ‘70).
Vendere una compagnia pubblica ai privati può essere una cosa buona o cattiva. Ad esempio se è in attivo e garantisce un ruolo super-partes (toh, è il caso della BBC) è un bene che resti pubblica, ma se è in passivo per malagestione o per clientificio, votificio, parentificio (ed è il caso di quasi tutte quelle italiane!) è un bene che la si venda. Ma non la si svenda agli amici (vedi le privatizzazioni di Prodi e D’Alema).
Il merito poi riguarda il fatto che lo Stato può vendere le aziende e dare le concessioni a una pluralità di soggetti in concorrenza tra loro, ma poi deve vigilare affinché non facciano cartello a danno degli utenti (è il caso delle nostre splendide concessionarie telefoniche o delle compagnie petrolifere).
C’è un ruolo che lo Stato non potrà mai abdicare: quello dell’arbitro.
Non si può privatizzare la giustizia (e nemmeno si dovrebbe politicizzarla… please spiegatelo a Ingroia!).
Infine il merito riguarda chi compra cosa viene privatizzato: nel nostro Paese le frequenti operazioni di cartolarizzazione (perché dire solo vendita pareva brutto…) del patrimonio pubblico, specie immobiliare, si risolvono spessissimo in favori e agevolazioni ai raccomandati di turno (non è retorica, solo a Roma con gli scandali delle case ai politici, senza citare i casi -diversi ma eclatanti- di Fini e Scajola, ci si riempono le pagine dei quotidiani ogni tre per due).
Le case inglesi furono comperate dagli operai a mutui agevolati, mica dai palazzinari a cui poi giunte compiacenti aumentano la cubatura del 300%…

Queste sono cose che nel 2013 sembrano molto di sinistra (e ritroviamo spesso in programmi, comizi e interviste dei leader della sinistra) ma se applicate al 1980 diventano, per un tic inspiegabile, di destra.
Sono soprattutto buone politiche, fatte nel disinteresse personale e in quello superiore della nazione.
Si può ancora odiare la Thatcher (esiste un’intera letteratura), si può ballare sulla sua tomba e stappare vino (con poco stile britannico, come stanno facendo ex-sindacalisti rottamati e intellettuali snob), si può ironizzare sul ferro che ora può finalmente arrugginire (“Iron Lady, rust in peace” è comunque irresistibile!) ma non si possono negare queste evidenze.

E infatti il partito Labour di oggi si guarda bene dal farlo, anzi Blair si è sempre dichiarato affascinato e quasi intimorito dalla grandezza e dalla forza della visione politica della Thatcher.
Blair ne ha proseguito l'opera, guardandosi bene dal toccare quelle riforme, che invece secondo gli opinionisti da salotto di casa nostra sarebbero state devastanti.

Poi ci sono gli ex-sindacalisti, gli ex-leader dei minatori (non i minatori), gli ex-punk militanti etc etc che raccontano la loro verità, prigionieri di un angolo di un quadro in cui effettivamente loro avevano un ruolo, una collocazione e un potere… poi però, se si guarda tutto il quadro, una veduta a volo d’uccello di trent’anni di storia inglese, europea e mondiale, beh il loro angolino diventa insignificante e la prospettiva un po’più globale. Sono come i cagnetti che si grattano sotto una pianta in una veduta fiamminga con sei piani prospettici e un centinaio di comparse ad arricchire la scena.

Un caso a parte merita l’inetto Romano Prodi, unico leader politico (si fa per dire) a stonare dagli elogi postumi alla politica inglese, che ritiene l’attuale crisi finanziaria prima ed economica poi… nientemeno che figlia delle politiche della Thatcher!
Capisco che l’uomo sia in disperata corsa per un Quirinale che non avrà mai (e per fortuna!) e che quindi è disposto a dichiarare qualunque cosa alla ricerca di consensi nel PD e fuori (tra i grillini??? Non ci cascano Prodi!) ma almeno per decenza potrebbe trattenersi…
Proprio lui che è stato uno dei più grandi responsabili della speculazione dell'euro (a iniziare dal tasso demenziale di cambio concordato per la lira) e dell'abdicazione della politica alle banche!
Proprio Prodi, quello che profetizzò con grande lungimiranza “Con l'Euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più!” e che nella sua vita ne ha davvero azzeccate poche (a parte una lunghissima fila di poltrone) ci lascia un'ultima perla delle sue visioni politiche.
Ma cosa prende: LSD?
Non lui, non la commissione europea (da lui presieduta a lungo), non la BCE, non il Fondo Monetario Internazionale, ma Reagan e Thatcher sarebbero i colpevoli della crisi!
Ci vuole non solo faccia tosta, ma anche un certo stomaco a scaricare sui morti le proprie colpe.
Thatcher e Reagan durante la loro carriera politica hanno senz'altro fatto errori e hanno molte colpe (così come la dottrina liberista)…ma non certo la crisi finanziaria, molto più figlia della saldatura banche-politica che piace moltissimo alla sinistra dei D'Alema, vedi caso MPS) ma l'ultimo che può fargli la morale è uno lurido e inetto come Prodi.
Guardando il professore emiliano con la sua bella faccia rotonda, il suo sorriso ebete e il suo cervellone sempre spento mi sono venuti in mente i versi di De André che sono davvero perfetti per lui:
“ma voi che siete a Rimini, tra i gelati e le bandiere/non fate più scommesse sulla figlia del droghiere”

Le vere critiche alla politica della Thatcher riguardano piuttosto la dimensione dei diritti fondamentali, spesso sacrificati sull’altare della crociata politica, dei princìpi (gli inglesi adorano i princìpi) astratti, della real politik.
Margaret Thatcher infatti lasciò morire di fame in carcere dieci terroristi dell'IRA che volevano il riconoscimento dello status di prigionieri politici, e diede il via libera alla repressione della stessa IRA con metodi molto poco ortodossi e niente affatto democratici (non diversi da quelli usati dallo Stato Italiano con le Brigate Rosse).
Per risollevare le casse esauste della Gran Bretagna non esitò a vendere armi a tutti i dittatori del mondo (in particolare a Saddam, durante la guerra Iran-Iraq), salvo poi pentirsene durante la prima Guerra del Golfo.
Soprattutto, in lode all’anticomunismo e alla logica dei due blocchi, sosteneva che Pinochet fosse un'ottima persona che “aveva riportato la democrazia” in Cile.
Tutte cose inaccettabili e sbagliate, non giustificabili da nessuna Real Politik, che andrebbero ricordate in mezzo alle dichiarazioni di una destra e di una sinistra sempre a senso unico…
Sono cose che non fanno onore né a lei, né allo Stato britannico e infatti la Regina d’Inghilterra non le ha mai digerite (ma curiosamente, non sono queste le cose che la sinistra conservatrice rinfaccia alla Thatcher).
Elisabetta II non amò mai il suo Primo Ministro, e la cosa non desta grande stupore: non mi risulta che esista una donna famosa in Inghilterra che la Regina ami o anche solo stimi… Detto per inciso, non credo però che Filippo d’Edimburgo l’abbia mai definita “quella maledetta figlia del droghiere” anche se la definizione mandò in estasi una sinistra che pur di attaccare il nemico si riscopriva pure classista…
Un altro soprannome falso che le è rimasto appiccicato.

L’unico nomignolo vero glielo appiopparono i sovietici da un quotidiano: l'articolo ironizzava sulla Lady di Ferro, convinto di ridicolizzarla (in Russia avevano già avuto Felix di Ferro, e “Acciaio” Stalin, il paragone era quello…) e invece quel nome le calzava a pennello. Perché in politica Thatcher lo è stata davvero una Iron Lady: quando il 1° aprile 1982 l’Argentina invase a sorpresa le Falkland (un po’ come fece tempo dopo Saddam col Quwait), lei riferì alla Camera in un memorabile discorso “era da molto tempo che il territorio inglese non veniva invaso” (dall’occupazione nazista delle isole di Guernsey e Jersey nella Manica per essere precisi: il riferimento non era casuale), poi fallita ogni mediazione, convocò lo Stato Maggiore e 4 giorni più tardi inviò la Royal Navy (una flotta di 128 navi!) nell’Atlantico meridionale. Non si consultò con nessun’altro, fece solo una richiesta a Mitterand di sospendere una commessa di missili al Perù. Quando la marina britannica era già partita, avvertì il suo amico Reagan per informarlo della cosa. Al Dipartimento di Stato americano prese un mezzo collasso, ma lei andò avanti imperterrita. Reagan le telefonò pregandola di non umiliare gli argentini e di accettare un arbitrato; la risposta fu gelida: “non ho inviato la Royal Navy dall’altra parte del mondo per consegnare le Isole della Regina a un gruppo di contatto”.
Capita l’antifona, il Pentagono diede agli inglesi tutto il supporto logistico e di intelligence che poteva permettersi da osservatore neutrale. La guerra durò niente, fu il colpo di coda di un regime agonizzante, quello di Videla-Galtieri (come troppe dittature sudamericane o asiatiche, tollerate dagli americani solo perché anticomuniste), e la Gran Bretagna ricordò al mondo che, se anche non era più una potenza mondiale, era comunque ancora un Nazione Sovrana.

La Thatcher venne rieletta con un mezzo plebiscito, dimostrando non tanto che il vecchio orgoglio britannico era trasversale, ma che le critiche politiche dei Labour erano strumentali e molto poco aderenti alla realtà della nazione, se preferivano sostenere una giunta di criminali come era il regime argentino pur di non appoggiare lei, in nome di un anti-colonialismo fuori tempo massimo.
Come troppo spesso succede, a furia di compiacersi dell’appoggio di rock star e attori impegnati, di avere il sostegno di scrittori radical, comici e pacifisti intermittenti, la sinistra al caviale si era dimenticata di ascoltare il popolo che poi -ohibò- votava senza seguire la “hit parade”.
Con buona pace dei Ken Loach (a cui un giorno qualcuno darà finalmente un calendario: lui è fermo al 1917…), dei Clash (che se ne andavano in giro con la t-shirt Brigate Rosse), di Billy Bragg (che è un bravo cantante ma crede di essere Woodie Guthrie) etc etc.
Come riuscire a farlo capire a Bersani oggi?

Due o tre cose che voglio ricordare io di Margaret Thatcher.

Io sono nato nel 1970.
Quando ho iniziato a orecchiare un telegiornale e a interessarmi dell'Italia e del mondo (non parlerei di politica ma più di curiosità) erano i primi anni '80 e scoprii, come molti coetanei, che l'Italia era in piena emergenza terrorismo e che il mondo era sul baratro di un olocausto nucleare, figlio della guerra fredda e dalla famigerata corsa agli armamenti.

Vedo già il sorrisetto di sufficienza di quelli che la sanno sempre più lunga: i terroristi erano gestiti dallo Stato attraverso servizi segreti deviati e la corsa agli armamenti la facevano gli USA per mantenere il loro imperialismo capitalista e le loro fabbriche di armi…
Però io, anche a 10-12 anni, già non riuscivo proprio a capire perché, se la Russia era quel paradiso (anzi IL paradiso dei lavoratori), quegli stessi non potevano uscirne…
E, se la Germania democratica era quella dell'EST, allora perché i Vopos (le guardie di frontiera) sparavano nella schiena (centinaia di volte solo a Berlino) ai loro cittadini che scappavano all'Ovest?
Perché se i terroristi erano dei rivoluzionari proletari (la rivoluzione da ragazzini affascina e uno -magari confusamente- si immagina Garibaldi o Franklin o Kossuth… ma anche Robespierre e Lenin) sparavano il colpo di grazia ad altri proletari in divisa invece che sparare ai veri potenti…
E perché poi si pentivano per raccattare sconti e prendere scorciatioie, invece di restare eroicamente allo Spielberg come Silvio Pellico?

Comunque, tornando alla Thatcher, in mezzo a cose per me distanti come lo sciopero dei minatori (ma quelli che ancora si stracciano le vesti per le miniere del Galles, si preoccupano mai oggi dei minatori sardi?), la guerra al sindacato (e quanta auto-referenzialità c'è in quello italiano? Quanta miopia, quanta guerra di posizione -o di rendita- c'è ancora oggi?), e ad altre più vicine tipo la musica inglese (giustamente e logicamente schierata contro la politica a prescindere, e contro la Thatcher in particolare) che debordava di satira e militanza che però mi sfuggivano (non parlavo inglese, e cmq in Italia si ascoltava più la musica che il testo), accanto a tutta 'sta roba qua, ce ne erano alcune altre molto chiare.

Lei e Reagan non avrebbero concesso un millimetro alla retorica sovietica, all'espansionismo del comunismo reale, all'aggressività che si manifestava in Polonia (non sapevo ancora dell’Ungheria e della Cecoslovacchia all'epoca).
E tanto mi bastava.

Mi ricordo gli stessi furbissimi dietrologi pacifisti che protestano per l’installazione dei missili Pershing in Sicilia (a Comiso) accampando la logica del “prima o poi qualcuno deve fare il primo passo”, dimentichi dei nuovi SS-20 sovietici puntati sulle nostre teste (ecco il primo passo!) e in realtà pagati e sovvenzionati dai servizi sovietici (che sarebbe poi un reato grave… alto tradimento si chiama).

Mi ricordo una sinistra già al caviale che pur di dare contro all'odiata Thatcher, era disposta a digerirsi ed appoggiare una dittatura lurida come quella di Galtieri e dei colonelli argentini nella guerra delle Falkland (ancora oggi nessuno nelle isole è, o vuole diventare, argentino…) salvo poi passare vent'anni a ricordare il dramma dei desaparecidos …e ad infliggerci qualunque scarsissimo scrittore sudamericano, basta che sia stato perseguitato e gridi al vento il proprio impegno… e commuoversi sulle note barricadere di Manu Chao.

Mi ricordo soprattutto quando, dopo due geriatri morti di raffreddore, come Andropov e Chernenko, arrivò al Cremlino un uomo nuovo che aveva un modo diverso di comunicare, se ne andava in giro con la moglie e sembrava davvero che volesse fare il primo passo.
Mezzo mondo ebbe la stessa impressione a quanto pare, perché nel giro di un paio di anni scoppiò la russian mania nel costume pop, Sting scrisse un brano banale ma toccante  -rubando la musica a Prokofiev- che ripeteva una sottile ovvietà (anche i Russi amano i loro bambini): improvvisamente in tutti noi la curiosità ebbe la meglio sulla diffidenza…

Reagan e Thatcher ebbero credo le stesse sensazioni, perché per la prima volta si aprì il dialogo, ci fu stima reciproca, appunto curiosità e molta volontà di trovare una exit strategy. E fu proprio la Thatcher (l'anticomunista inflessibile) la prima ad aprire a Gorbaciov: possiamo fare affari assieme gli disse al termine del loro primo incontro…intendeva invece di farci la guerra.

È triste constatare come due delle menti più lucide dell'epoca, che hanno saputo vedere la luce in fondo al tunnel (mentre ancora oggi è pieno di faziosi col paraocchi sempre pronti a prendere treni in faccia negli stessi tunnel), che hanno liberato l'umanità da un incubo più grande di tutte le guerre fatte dopo, che hanno sempre detto molto francamente quello che pensavano senza usare il politichese (sintomo di onestà intellettuale), si siano spenti in uno stato d'incoscienza intellettuale, vittime di mali come l'Alzheimer che ti uccidono come uomo, ben prima che come essere vivente.

La mia generazione non potrà mai dimenticare gli accordi di Reykjavik, la fine dell'incubo nucleare, l’inizio del vero disgelo. E poi l'apertura della Cortina di Ferro, Solidarnosc in Polonia e infine il crollo del Muro di Berlino il 9 novembre del 1989.

Per questo, al di là di divergenze e di errori, di critiche e di miopie, al di là di tutto, la mia generazione oggi non può non dire: Grazie Signora Thatcher.