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Autunno (parte 1)

Pietro Giovannini17 settembre 2017

Ottobre significa innanzitutto tartufi e nebbiolo. Per la vendemmia al momento non ci sono problemi, trattasi di ennesima grande stagione; per i tartufi si parla invece di stagione magra, anzi magrissima: l’assenza di piogge estive non giova certo a questo tipo di prodotto… quindi pochi tuber magnatum, presumibilmente carissimi (è il mercato, baby). Eppure indipendentemente dall’esiguità della propria produzione, il tartufo muove più e meglio di qualunque altra cosa, innanzitutto con le Fiere: dal 5 ottobre –quando apre la Fiera Nazionale di Alba– in poi è tutto un susseguirsi di iniziative per Langhe, Monferrato e Roero che arrivano fino a dicembre inoltrato; poi per la quantità di articoli, servizi, dirette, premi, ospiti, cene e conferenze che il tartufo produce; infine ovviamente per la propria tassativa presenza in ogni ristorante che si rispetti… Quest’anno a cura del Centro Nazionale Studi sul Tartufo arriva anche la Carta della Qualità del Tuber Magnatum Pico o Tartufo Bianco d’Alba, il migliore di tutti. È una didattica semplice-semplice che sicuramente aiuterà tutti voi a familiarizzare con oggetti non identificati come micorrize, spore, ife e carpofori e ad avere un’idea completa di che cosa siano i tartufi (moltissimi sono convinti ancora che siano tuberi –cioé patate– e non invece funghi ipogei).

Accanto ai tartufi trovate su questo ricco numero di anViagi un sorprendente almanacco che l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha messo insieme censendo i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.), cioé quella miniera di unicità agricole e gastronomiche che rendono la nostra regione (e tutta l’Italia) così avvincente per ogni gourmet; l’elenco è davvero notevole, si parla di 320 prodotti, ed è destinato a crescere (pubblichiamo infatti anche lo scheda e le modalità per la segnalazione di ulteriori P.A.T.). 

Se invece preferite l’arte, il calendario è più ricco che mai, da Macrino a Guttuso, da Cosola a Chessa troverete servizi su tutte le più importanti mostre del Sud Piemonte.

Tutto il programma che avete letto e che –come sempre faticosamente– noi abbiamo cercato di cucire per voi in settembre, diventa completamente insignificante se rapportato con ciò che –sempre a settembre– è successo… credo però che il perseguire una normalità anche solo apparente sia il modo migliore per rispondere a chi vuole cambiare le nostre vite. Non voglio scrivere nulla di New York (ci vorrebbe un numero intero della rivista) ma, pur con vari distinguo¹, se devo scegliere (e in certi casi scegliere diventa un dovere con se stessi) allora scelgo Oriana Fallaci e la sua lettera-fiume che il Corriere della Sera ha pubblicato mentre stiamo chiudendo questo numero². Una lettera molto poco politically correct, molto dura, molto rabbiosa ma drammaticamente sincera, scritta da una delle migliori firme italiane, da una donna che non si è mai tirata indietro, che si è fatta la Resistenza, il Vietnam, il Libano, l’Iran e mille altri fronti di guerra, e che oggi ha usato le parole come pietre per tirare verità scomode con cui però forse è meglio iniziare a fare i conti.

 

N.B.: il ricavato delle vendite di questo numero di anViagi sarà destinato alle famiglie delle vittime dell’attentato, tramite il giornalista e scrittore newyorkese Douglas Danof.³ Non sarà una cifra a nove zeri, probabilmente basterà a malapena a pagare l’affitto di una sola famiglia per qualche mese, ma mi piace pensare che così ognuno di voi avrà dato un dollaro per aiutare i nostri fratelli americani.

 

¹ Questa frase era messa per evitare di dover sviscerare ogni singolo passaggio, magari discutibile, di “La Rabbia e l’Orgoglio” e perdere così di vista il significato generale della lettera.

² Come quasi sempre accade nel fronte della sinistra militante, i traditori come Oriana Fallaci (cioè persone che magari hanno cambiato idea o più facilmente non sono disposti più ad allinearsi senza se e senza ma) sono quelli più odiati. Esistono casi storici classici, da Budapest 1956 a Praga 1968 (e non sto citando a caso due tragedie del comunismo europeo). All’anatema, agli appelli, alle raccolte di firme e alla scomunica, ripetuta pappagallescamente su tutti i giornali di area, la sinistra al caviale e quella militante (entrambe ampiamente minoritarie ma così chiassose da sembrare le voci più forti dello schieramento) sono ricorse innumerevoli volte. Ci sono passati Fenoglio e Sciascia, e più di recente Fallaci e Pansa. Ovviamente, passati pochi o tanti anni, ecco che poi da morti vengono di nuovo sdoganati. È un brutto quanto inveterato vizio che rovina l’immagine e la serenità del confronto politico. Sulla Fallaci, di cui in certi ambienti manco la si poteva/doveva più nominare (gli stessi che magari avevano recitato “Niente e così sia” e “Un Uomo”, conservati giustamente tra gli imperdibili libri di casa), alcuni sono stati davvero ignobili. Ho letto e conservato i post di alcuni forum tipo Indymedia (che sarebbero quelli indipendenti, liberi di ragionare con la propria testa etc.!) dopo la morte di Oriana Fallaci, che mi danno ancora il voltastomaco: un odio feroce, viscerale, frutto di un’intolleranza radicale al confronto, al considerare e accettare anche le opinioni degli altri, a trascendere sistematicamente da una violenza verbale ad una fisica…tutte manifestazioni tipiche del fascismo, anzi del nazismo perché sono pure antisemiti. Sono gli stessi che fischiano la Brigata Ebraica (gente che non ha fatto manco il militare e si permette di distribuire patenti di resistenza a chi la guerra di liberazione –la nostra oltretutto– se l’è fatta davvero!), assaltano la polizia che sempre li provoca (ma a me invece non mi capita mai), aggrediscono un giornalista come Pansa ad un dibattito e pensano che B.R. significhi Bravi Ragazzi. Hanno paura dei libri, delle parole, delle idee, abituati come sono sempre e solo a scambiarsi le loro e a rifiutare a priori tutte quelle degli altri.

³ Danof a un certo punto è sparito. E così non abbiamo mai potuto consegnargli l’assegno. In compenso io il 18 novembre 2001 ero a New York e ho visto con i miei occhi, parlato e incontrato le persone. E quelli che tanto è tutta una messa in scena della CIA, quelli che gli aerei se li sono tirati giù da soli, quelli che gli ebrei erano già evacuati da un giorno dalle Torri etc. mi fanno ridere per non piangere visto che nello stesso club di furbacchioni che la sanno più lunga di tutti ci sono poi quelli che ti dicono lo stesso dei lager di Hitler.