Tu sei qui

Utopia

Pietro Giovannini17 settembre 2017

La copertina di questo quarantesimo (fa persino impressione scriverlo) numero la dedichiamo a un grande artista, Piero Masera, uno dei più originali fotografi italiani, in occasione della pubblicazione di un volume che raccoglie il meglio della sua produzione (ma come avranno fatto a scegliere?).

È un’immagine enigmatica, in bilico tra Borges e Fellini, dal forte potere evocativo: eppure è un’immagine delle Langhe.

Un fotografo deve sapere guardare meglio e più a fondo di chiunque altro e in questo Piero Masera è stato un maestro, che ha potuto contare anche sull’appoggio di un altro grande fotografo come Aldo Agnelli¹.

È stata una persona poliedrica sempre pieno di idee, impegni e lavoro, giramondo e curioso di tutto, sempre con una grande umiltà: si sapeva fermare, guardare e godere di uno spettacolo, conscio che ciò che accadeva in quel momento, aveva un solo spettatore: lui.

L’esatto contrario dell’One Man Show, il mattatore che ha un’intera platea tutta per sé: Piero aveva l’intero spettacolo solo per sé.

Considero le sue foto niente più che appunti, cartoline da un altro mondo che solo lui sapeva trovare, in cui riusciva a isolarsi e dove forse le cose accadevano in modo diverso.

Anche nei reportage di attualità (come quelli del ‘68) i suoi soggetti sono diversi, non hanno una valenza fotografica ma poetica: persino i carabinieri, i cortei, i fumogeni diventano macchie, colori, movimenti che perdono il fattore cronachistico per diventare un momento di un’altra storia.

Le storie di Piero Masera sono fatte di silenzio, malinconia, fantasia e colore.

Sia che raccontasse l’Africa oppure le Langhe, che si immaginasse di attori girovaghi o folletti nei boschi, sia che inseguisse zingari o tuareg, le storie hanno un’impronta unica, frutto di questa capacità di filtrare il mondo.²

Le rughe del contadino Steu, il sorriso di Gepu il medicone, non stridono ma anzi si completano nello sguardo del bambino Gabbra, nell’orgoglio della ballerina tzigana e persino nel folle girotondo di copertina.

Spesso il suo è un mondo di burle, di magie, d’ironia, sospeso tra il possibile e l’impensabile.

E sicuramente è un mondo incompiuto.

Credo –e so di non essere originale– che le Langhe non avrebbero avuto lo stesso fascino senza le foto di Piero Masera ed in effetti, dopo che lui le ha sapute fermare in quel modo, con quel manifesto della Biennale del 1978³, tutti ne hanno potuto scorgere le suggestioni.

È stato come se avesse aperto una porta piena di luce e di colpo tutti avessero scoperto i colori: eppure li avevano lì davanti agli occhi tutti i giorni.

Ma ci voleva una persona che sapesse fermarsi e fermare, magari lì in quel non-spazio che forse separa la Bottega del Nulla dalla Locanda della Felicità, dove credo Piero Masera si trovi oggi.

 

¹ Parlo spesso di Aldo Agnelli perché è il decano dei fotografi albesi, ma anche perché è il più saccheggiato di tutti. Oggi le sue fotografie sono tutelate dalla Fondazione Fenoglio.

² La fotografia mi piace moltissimo, come tutte le cose (musica, disegno, canto) per cui sono negato.

³ La foto, celeberrima, era “Mattino sulla Langa”, che poi ritrae più che altro il Roero (ma tanto allora il Roero, come area turistica mica esisteva!)

⁴ Ovviamente bisognerebbe vedere la copertina in questione (Girotondo), per cui consiglio a tutti il libro “Piero Masera – Antologia fotografica” dell’Artistica, a cura del Gruppo Fotografico Albese, oppure il Collection Book di AV, che raccoglie tutte le prime 100 copertine della nostra rivista.