Tu sei qui

anViagi 149La Storia

La lenta romanizzazione del Piemonte

Diego De Finis20 luglio 2015

Il processo di romanizzazione del Piemonte è durato oltre due secoli ed è stato graduale e in sostanza pacifico, a parte alcuni episodi come la battaglia di Carystum, oggetto del precedente capitolo di questa storia del Piemonte. Già allora avevamo constatato come il Senato romano volesse procede con i piedi di piombo verso i Liguri che vivevano in Piemonte, a scapito della cupidigia di conquista e di bottino di alcuni consoli romani. 

Quasi a contraddire quanto appena scritto il primo popolo a cadere sotto il controllo della Repubblica romana è stato quello degli Insubri, in seguito a una sanguinosa guerra, che però non ha interessato il territorio piemontese. Gli insubri erano una popolazione celto-ligure posta su un ampio territorio che andava dall'area orientale del Piemonte (la zona di Novara e Vercelli) fino a parte della Lombardia (Pavia e Milano) e al nord dell'attuale Emilia Romagna (Cremona e Piecenza). La prima parte della guerra si sviluppò fra il 225 e il 222 a.C. con la vittoria dei Romani in quest'ultimo anno a Clastidium (nei pressi di Pavia). Nel 218 nacquero le colonie romane di Cremona e Piacenza che dovevano rappresentare una testa di ponte per l'espansione verso occidente, ma l'arrivo di Annibale e la guerra punica sconvolse tutti i piani della Repubblica. questo conflitto fu tanto aspro da far scrivere a Polibio nelle sue Storie:

 

“Così si concluse, dunque, la guerra contro i Celti, che non fu inferiore ad alcuna di quelle note dalla Storia per la temerarietà e l’audacia degli uomini che vi combatterono, nonché per le battaglie e la quantità di coloro che in esse perirono e furono schierati”.

 

La guerra punica si concluse nel 201 e temendo una nuova offensiva nei pressi del Po le popolazioni del nord Italia, fra cui Galli e Insubri insorsero attaccando le due colonie romane. La risposta non si fece attendere a in seguito ad una vittoriosa campagna militare gli Insubri accettarono un foedus con i Romani, ovvero un trattato di alleanza che a tutti gli effetti era un vassallaggio. Così il Piemonte orientale è caduto sotto l'influenza romana senza che sul suo territorio sia stata combattuta una sola battaglia. Probabilmente è in questa zona che sono stati destinati gli Statielli cui era stata restituita la libertà dopo lo sfortunato episodio di Carystum.

L'alleanza con gli Insubri permise ai Romani, nel nord del Piemonte, di guardare verso occidente dove vivevano i Salassi. Questi erano rivali dei nuovi dei nuovi fedeli alleati di Roma e il console Appio Claudio Pulcro nel 143, ufficialmente per difendere gli Insubri, strappo ai nemici la zona della Bessa (nell'attuale Biellese), ricca di giacimenti auriferi. La campagna militare si fermò qui, il territorio era ricco e interessante e le miniere furono sfruttate dai romani, che però non utilizzarono molti schiavi, l'area era ancora troppo insicura.

A sud del Po abbiamo un quadro complesso e frastagliato. I Bagienni e i Taurini erano già alleati di Roma, come abbiamo visto. È possibile che in seguito alla battaglia di Carystum la zona orientale dell'Alessandrino si sia spopolata. Infatti la prima città romana in territorio piemontese è stata Dertona (l'attuale Tortona), di cui tuttavia non si conosce lo status giuridico originario. In ogni caso era sorta su un precedente insediamento ligure.

Nel 101 a.C. il nord Italia venne invaso da due bellicose popolazioni germaniche: i Cimbri e i Teutoni, che vennero sconfitti da Gaio Mario prima ad Acquae Sextie (Aix en Province) nel 103 e poi presso i Campi Raudii nel 101 a. C. Sembra incredibile che relativamente a quest'ultima battaglia, una delle più importanti nella storia romana, ci sia ancora incertezza sul luogo effettivo in cui si svolse. L'opzione più probabile comunque è la zona di Vercelli. In questo caso un simile scontro deve aver avuto un effetto importante sulle popolazioni piemontesi: i Romani si erano affermati come validi protettori e alleati. Inoltre Mario concesse immediatamente, anche contro il parere del Senato, la cittadinanza romana agli Italici che avevano combattuto nel suo esercito. 

Ormai i popoli italici non solo non temevano più Roma, ma anzi aspiravano ad avere, rispetto ai cittadini della nascente potenza, pari diritti e privilegi.  È questa la natura della Guerra sociale scoppiata poco dopo, nel 91 a. C. Il nome del conflitto deriva dal termine latino socius, che indica un alleato. Gli italici di svariate zone della penisola insorsero contro Roma, non per rompere il giogo della potenza egemone, ma al contrario per ottenere i privilegi (la cittadinanza romana) derivanti dall'essere parte integrante della Repubblica. Roma fu messa in allarme dall'ampiezza della sollevazione e attuò uno dei principi cardine su sui si basava la sua politica estera, ovvero il motto Divide et impera. Con la lex Pompeia dell'89 a. C. la cittadinanza latina (lo ius Latii) fu concessa ad alcuni, che ovviamente si ritirarono dal conflitto. I restanti, come le popolazioni dell'Apulia, ma anche i Sanniti, furono sconfitti. Questo conflitto portò in Piemonte la cittadinanza  latina a tutti i celto-liguri vicini a Roma senza colpo ferire. Alba, per esempio, assunse il nome di Pompeia in onore di Pompeo Strabone, che aveva emanato la legge. In territorio Insubre nacquero Vercellae e Novaria (il cui nome significa città nuova).

In questo modo alla vigilia dei grandi conflitti che hanno portato alla fine della Repubblica, il Piemonte era in sostanza sotto il controllo dei Romani, ma i celto-liguri alleati restavano comunque indipendenti. Erano pochi i centri costruiti dai Romani in questa fase, oltre Dertona anche Eporedia (l'attuale Ivrea) nel 100 come avamposto contro l'invasione di nemici dal nord. Restavano i Salassi nella parte nord occidentale (corrispondente a poco più della Valle d'Aosta) e le Alpi fuori dal controllo romano.

Il processo di romanizzazione subì un arresto con la guerra civile romana. Quando Caio Giulio Cesare ne divenne governatore, il territorio subalpino faceva parte della grande provincia della Gallia Cisalpina, corrispondente a buona parte del nord Italia. Il controllo di questa vasta area fu importantissimo per la preparazione dell'invasione e successiva conquista della Gallia e lo stesso condottiero volle premiare tale territorio facendolo entrare a tutti gli effetti nell'Italia romana con la lex Roscia del 49 a. C. Ma arrivarono le Idi di marzo del 44 e il dittatore venne ucciso. La sua legge non entrò pienamente in vigore tanto che Decimo Bruto fu il nuovo (e ultimo) governatore della Cisalpina durante la guerra civile fra Ottaviano e Marco Antonio. 

Il vincitore, Ottaviano, seppellì la Repubblica, divenendo il primo imperatore romano, col nome di Augusto. Sotto il suo governo il Piemonte divenne territorio romano a tutti gli effetti, mentre le Alpi vennero soggiogate con una serie di vittoriose campagne militari. I Salassi furono sconfitti da Terenzio Varrone Murena fra il 29 e il 25 a. C.; il territorio divenne una Prefettura. Stessa sorte toccò alle Alpi Marittime nel 6 a. C. Il Tropaeum Alpium, con l'elenco di tutti i popoli vinti in questa campagna, testimonia la forza con la quale venne soggiogata tutta l'area.

Ma se nelle zone non ancora romanizzate Augusto giunse con la potenza delle legioni, nel Piemonte di pianura l'imperatore diede l'avvio alla vera e propria costruzione architettonica e infrastrutturale dell'area. Risalgono infatti al suo regno le città romane di Augusta Taurinorum (Torino), Augusta Bagiennorum (Bene Vagienna), Pollentia (Pollenzo), Alba Pompeia (Alba), Hasta (Asti), Augusta Praetoria (Aosta). Buona parte di questi centri esistevano già, ma erano agglomerati liguri di cui ci è rimasto poco o nulla. I nomi latini indicano da una parte l'omaggio all'imperatore, dall'altra, spesso quello per le popolazioni autoctone presenti divenute spontaneamente parte dell'impero. Gli investimenti architettonici del periodo augusteo non vanno sottovalutati. La rete di città e di strade costruita in questi anni è stata il modello di sviluppo del Piemonte nei secoli successivi. Tuttora i centri storici di alcune di queste città si sono sviluppati lasciando inalterata l'impronta urbanistica del periodo augusteo. Col primo imperatore romano il Piemonte ha cambiato volto definitivamente. Restava fuori dal suo dominio solo un territorio, il Regno di Cozio, sulle Alpi. Ma questo sarà il tema della prossima puntata.