Tu sei qui

anViagi 147L’Intervento

Chi onora la vita

Pietro Giovannini20 febbraio 2015

Mercoledì, mentre tutta Alba si ritrovava per il funerale di Michele Ferrero, se ne è andato Pierin, il mitico benzinaio di Pertinace (Barbaresco).

Era il mio benzinaio di fiducia proprio lì, sotto casa, ai piedi della collina, dove il Chirella e il Senodelvio si uniscono a 300 mt dal Tanaro.

Come tanti altri posti della Langa, che a poco a poco scompaiono con i loro proprietari, anche il distributore di Pierin era un omnibus con ricambi, piccole manutenzioni, negozio di alimentari e anche per tanto tempo un òsto.

Io da bambino invidiavo molto i figli dei commercianti che avevano -mi sembrava- tutto a portata di mano, soprattutto i cicles (le gomme da masticare) e i prodotti Ferrero: ricordo che all’epoca la Fiesta andava alla grande.

E mi sembrava normale che quel signore un po’ zoppo e sempre sorridente arrivasse a casa nostra alle 9 di sera a portare la bombola che ovviamente era finita durante la cena. Mi sembrava normale che la domenica mia madre si fermasse in Pertinace a prendere il latte o il pane che aveva finiti a casa. E che, ormai già più grande, io mentre mettevo miscela nel motorino mi facessi fare due panini grandi così da sua moglie Anna anche se era il 1 maggio o una qualunque altra festa comandata…

Mi stupiva solo che -al contrario di tutti gli altri- quando ti metteva benzina, te ne mettesse sempre un po’ di più…di mancia.

 

Pierin era sempre aperto.

Lui e Anna lavoravano sempre, non chiudevano mai. Non ricordo una volta che abbia fatto le ferie, non ricordo una volta che fosse malato.

Sempre allegro seduto sulla panchina a prendere un sole che a Pertinace va via presto in attesa del prossimo cliente, salutava con la sua giacca rossa ad ampi gesti chiunque passasse e chiunque passasse dava un colpetto di clacson a Pierin.

Pierin si chiamava Mario Giordano ma io l’ho scoperto solo qualche anno fa quando lo invitai -assieme ad altri anziani di Barbaresco e Treiso- alla prima edizione di Piacere Barbaresco, per raccontarci il paese, la Langa e la loro vita, che era stata così diversa dalla nostra. Pierin si presentò elegantissimo, con moglie e nipoti al seguito e, rigorosamente in dialetto, snocciolò una serie di aneddoti e storie che avrebbero fatto felice Fenoglio.

Pierin sarà piaciuto molto anche al sig. Michele Ferrero, perché aveva la stessa etica del lavoro, lo stesso spirito di sacrificio, la stessa volontà di fare la propria parte nel mondo.

Da pochissimo lui e Anna avevano lasciato tutta l’attività nelle mani del figlio Claudio con la moglie Paola, mentre Sonia, la nipote, già saluta dalla stessa panchina, o taglia due etti di prosciutto o screma un cappuccino al bar. Pierin era finalmente andato a riposo e questo deve essere stato letale per uno come lui che aveva lavorato tutti gli anni della sua vita.

Ottantasei.

E sarebbe piaciuto anche a Edgar Lee Master, Pierin: un personaggio perfetto per l’ennesima Spoon River di provincia, una galleria di volti, ricordi, persone che poco a poco se ne vanno e ci lasciano sempre un po’ più soli, coi nostri ricordi malinconici.

 

Sulla lapide di Jack Kerouac la mano felice di sua moglie scrisse che “onorò la vita”.

Come ha sicuramente fatto anche Michele Ferrero, giustamente ricordato in tutto il Paese per la sua enorme opera e la sua filosofia di fabbrica dal volto umano.

Anche la piazza di Treiso era piena di gente oggi. Certo, era un’altra dimensione: poche centinaia di persone ma c’erano tutti, ma proprio tutti.

Perché anche Mario Giordano per l’anagrafe, Pierin per tutti noi, secondo le sue capacità e per la sua dimensione, lavorando ottantasei anni, ha onorato la vita.

Non è poco.

 

Ciao Pierin, la terra per te è già lieve.