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Barolo, o della Nobiltà

Diego De Finis29 aprile 2015

Barolo non ha bisogno di presentazioni. Il suo nome è famoso in tutto il mondo, poiché è quello di uno dei più importanti vini del globo. Probabilmente anche chi non è appassionato di ottimo vino lo conosce.

Ma com’è il paese che si cela dietro il grande vino? Nella geografia dei comuni delle Langhe è un po’ anomalo. Non è costituito da un nucleo di abitazioni aggrappate alla cime di una collina. Il centro storico si distende lungo una sorta di altopiano che però poi si affaccia, quasi minaccioso, su una rocca naturale alla cui sommità si trova il castello appartenuto alla potente famiglia nobiliare dei Falletti, oggi centro culturale e enologico del paese.

Barolo non è nemmeno uno dei più alti paesi langaroli, anzi a ben vedere, nella zona probabilmente è il più basso, eppure il maniero, che da tempo ha perso la sua funzione difensiva, era in una posizione perfetta per controllare la valle sottostante.

Partendo da Alba la visita a Barolo potrebbe cominciare proprio da questa valle e dal ripido sperone. viaggiando lungo la strada provinciale che dalla capitale delle Langhe porta verso il paese si incontra a un certo punto un incrocio all’altezza della cantina Terre da vino: a destra prosegue la provinciale lungo quella che è denominata la circonvallazione di Barolo che porta all’ingresso del paese costeggiando i vigneti della collina dei Cannubi; a sinistra si prosegue dritto lungo una strada che resta a valle denominata via Alba. Vale la pena imboccare questa anche solo per ammirare il gran numero di cantine e aziende vitivinicole che si trovano nella zona. Di fronte invece appare presto la rocca del castello e del centro storico di Barolo. Seguendo la strada, che a un certo punto comincerà a salire, si può girare verso sinistra per parcheggiare la propria auto su piazzetta Enotria indicata come uno dei due piazzali utilizzati per posteggiare (anche un camper se necessario). questo spazio si trova esattamente sotto il castello. 

Di qui il primo approccio al paese, per chi ama la natura è il paesaggio può essere rappresentato dal camminamento Don Domenico Massé, un sentiero ricavato sulla parete dello sperone che si affaccia sulla valletta della Fava. Il sentiero è percorribile senza troppi problemi se aperto e permette di dare uno sguardo sulle colline dove nasce il grande vino del paese e sul bosco che si trova nella valletta. Questo è stato a tutti gli effetti il primo luogo abitato della zona, infatti vi sono stati ritrovati resti archeologici di popolazioni celto-liguri proprio nella zona più bassa. Una curiosa circostanza che potrebbe essere all’origine del nome del paese, che, secondo l’ipotesi ritenuta più attendibile, deriverebbe dal celtico Basreul che significa luogo basso. Su questa valle un tempo si affacciavano numerosi orti coltivati dagli agricoltori locali e se ne possono trovare ancora. 

 

  • Le colline di Barolo lungo via Alba. Photo: Giulio Morra.
  • Il camminamento don Domenico Massè che circonda la rupe di Barolo. Photo: Diego De Finis.
  • L'accesso al castello di Barolo dalla Valle della Fava. Photo: Giulio Morra.
  • Il bosco che si affaccia sul torrente della Fava, dove si trova una vecchia fontana. Photo: Diego De Finis.
  • Il campanile della chiesa di San Donato, sullo sfondo la strada per Alba. Photo: Diego De Finis.

 

Nel caso il camminamento non sia accessibile, ma si voglia comunque seguire un percorso simile, si può scendere dalla piazzetta verso valle per poi risalire girando a destra lungo via Pietro Donati, attraverso uno splendido viale alberato, lastricato in pietra di Luserna. Di qui si entra in paese, ma invece di salire verso destra e arrivare subito al castello, consigliamo di seguire la strada che a un certo punto si trasforma in sentiero, denominato della fontana. La breve passeggiata conduce in una zona boschiva in cui è stata ricavata un’area verde presso la quale naturalmente si trova anche l’agognata fontana. Questa è stata per secoli la più importante fonte di approvvigionamento idrico per gli abitanti del paese, in una zona che non era particolarmente ricca d’acqua. Fino ai primi anni del XX secolo un servizio garantito da un asino portava l’acqua da qui al paese. E’ il punto più accessibile al rio della Fava che da il nome alla valle. Sul versante verso Monforte resiste ancora il bosco in una zona in cui invece ha ceduto quasi completamente il passo ai vigneti, ben più remunerativi. Qui i tartufai cercano e spesso trovano ottimi esemplari di tartufi bianchi d’Alba, frutto pregiato della gastronomia langarola insieme al grande vino.

E’ tempo di tornare in paese e ammirarne le bellezze principali per le quali è rinomato. Si può risalire verso sinistra, lungo via Della Valle, mantenendo l’abitato a destra per poi svoltare su vicolo Del Pozzo che porta direttamente sulla strada principale che dalla Provinciale conduce verso il castello. Qui vicolo San Sebastiano sfocia subito in via Roma che conduce comodamente al castello il centro del paese in tutti i sensi. Lungo la strada c’è la possibilità di ammirare piazza del Municipio (che curiosamente non ospita il palazzo comunale), su cui si affacciano le cantine  Borgogno, osterie, e rivendite di prodotti enogastronomici. Questa piccola piazza mette bene in evidenza la struttura del paese, tipicamente medievale. le strade si intersecano in maniera disordinata offrendo al visitatore il gusto di scoprire piccoli angoli nascosti ricchi di fascino. Chi apprezza l’urbanistica spontanea dei comuni di origine medievale qui la troverà senza però il rischio di perdersi in quanto il centro storico è talmente piccolo da riportare sulla retta via anche chi non ha un forte senso dell’orientamento.

 

  • Un ingresso abbellito da fiori e piante nel centro storico. Photo: Giulio Morra.
  • Via Roma verso il castello Falletti. Photo: Giulio Morra.
  • Uno stretto vicolo che conduce alla parte bassa di Barolo. Photo: Diego De Finis.
  • L'insegna del Museo del cavatappi a Barolo. Photo: Giulio Morra.
  • L'indicazione di piazza Castello con la rappresentazione di un disegno d'epoca del maniero dei Falletti. Photo: Diego De Finis.

 

Ma proseguendo la passeggiata lungo via Roma si arriva in piazza Castello che offre l’accesso al maniero appartenuto alla famiglia Falletti. Si consiglia una visita al Museo dei Cavatappi che si trova a destra. Si tratta di uno dei due musei dedicati al vino presenti in paese. La collezione che vi si trova conservata nasce dalla passione di un collezionista, Paolo Annoni, nato a Torino e trasferitosi poi nelle Langhe. L’allestimento si può ammirare all’interno di un’ex cantina e propone i cavatappi più disparati e anche molto antichi: ben 500 esemplari a partire dal XVIII secolo, distinti in ben 19 sezioni: da quelli decorativi e figurativi a quelli multiuso. Il museo è aperto praticamente tutti i giorni a partire da marzo fino a dicembre; nei mesi di gennaio e febbraio è sempre chiuso. Per informazioni si può telefonare al numero: 0173/560539.

A questo punto non resta che accedere in piazza Falletti, che corrisponde all’antico ricetto del castello Falletti. Il suo nome deriva dalla potente famiglia nobiliare che da Asti si è spostata verso Alba e che a partire dal XIII secolo ha dominato questa parte di Langa, non solo Barolo, ma anche La Morra, Castiglione Falletto, Roddi, Serralunga, Pocapaglia. Un influente casato che si è estinto con la più nota delle sue rappresentanti ovvero Giulia Colbert, famosa nel XIX secolo per la sua intensa attività sociale a favore delle classi povere, svolta fra Barolo e Torino. Un imponente arco sormontato dallo stemma dei Falletti invita a accedere al castello. Le sue origini sono ignote, non è nota la data di edificazione. Certamente è stato costruito per ragioni difensive per la sua posizione strategica nel controllo della zona. Le prime notizie della sua esistenza risalgono al 1200, con l’atto di donazione da parte dei signori di Marcenasco in favore del Comune di Alba che ne cedeva l’amministrazione proprio alla famiglia Falletti. Ovviamente la struttura architettonica originale non era quella che vediamo oggi. Nel corso dei secoli il maniero si è evoluto da edificio di difesa militare verso una funzione di palazzo nobiliare. Va detto che nel 1544 venne saccheggiato e ridotto in rovina. Quella che vediamo oggi è dunque il progetto successivo a quel disastroso evento e anche se il maniero ha assunto caratteristiche di dimora signorile, le sue massicce mura testimoniano la necessità di mantenere lo spirito di una rocca difficile da aggredire.

Nella sua secolare storia, fra gli ospiti illustri il grande edificio di Barolo può vantare anche lo scrittore risorgimentale Silvio Pellico, che reduce dalla prigionia dello Spielberg fu ospite della famiglia Falletti: si occupò di riordinare la biblioteca a Barolo. Oggi il palazzo ospita l’Enoteca regionale del Barolo, importante punto di riferimento per ogni appassionati del grande rosso langarolo e il Wimu (Wine museum) che occupa le sale superiori.

 

  • L'imponente edificio neogotico del castello Falletti. Photo: Giulio Morra.
  • Il castello Falletti visto dal ricetto. Photo: Giulio Morra.
  • L'arco di ingresso al ricetto del castello Falletti. Photo: Diego De Finis.
  • Una delle torri rotonde del castello Falletti. Photo: Giulio Morra.
  • La chiesa parrocchiale di San Donato davanti al castello Falletti. Photo: Giulio Morra.

 

Di fronte al maniero c’è la chiesa di San Donato, parrocchiale del paese. Costruita originariamente con impianto romanico è stata rifatta nel XV secolo e all’interno vi si trova, un’antica statua lignea dedicata a San Luigi Re di Francia, al centro di un’ancora  presso l’altare laterale. secondo un’antica leggenda popolare sarebbe dotata di poteri miracolosi e sarebbe stata portata qui da un cavaliere dei Falletti; la ricerca storica attesta la sua esistenza nel sacro edificio non prima del 1670. La struttura attuale della chiesa è comunque più recente e risale al periodo compreso fra il XVII e il XVIII secolo. Al suo interno sotto l’altare maggiore hanno trovato sepoltura i membri della famiglia Falletti a partire dal XVI secolo fino alla sua ultima rappresentante ovvero Giulia Colbert. A fianco della parrocchiale c’è la Confraternita di Sant’Agostino, oggi adibita come spazio per incontri pubblici. Piazza Falletti offre anche l’accesso a una manica del castello che fino a qualche tempo fa ospitava un istituto professionale di cucina e che oggi (primavera del 2015) è la sede dell’organizzazione del grande evento Collisioni.

Dalla chiesa parrocchiale si scende attraverso un vicolo molto stretto che passa all’interno delle mura, questa breve galleria offre la possibilità di ammirare l’imponenza dell’antica cinta muraria del castello. Seguendo la strada si giunge su via Collegio Barolo da cui si accede all’Enoteca regionale del Barolo. Dopo la visita d’obbligo a questo tempio del vino, dalla stessa strada si torna in piazza castello.

Nei pressi si può ancora ammirare l’unica testimonianza pittorica di un certo rilievo presente in paese. all’imbocco di via Cesare Battisti, dopo pochi metri, sulla destra, quasi ad angolo di casa Camerano la parete esterna offre il frammento di un affresco di autore ignoto. Si tratta della raffigurazione della Madonna con bambino di cui si sa solo che è stata realizzata nel XV secolo. Anche se non in perfetto stato di conservazione il dipinto conserva il suo fascino anche perché non ci sono giunti tanti affreschi antichi dipinti su pareti esterne. l’ultimo restauro risale al 2003.

 

  • Un passaggio sotto le mura del castello Falletti. Photo: Diego De Finis.
  • Affresco quattrocentesco di autore ignoto su via Cesare Battisti. Photo: Diego De Finis.
  • Il castello della Volta fra i vigneti. Photo: Giulio Morra.
  • Il centro storico di Barolo. Photo: Giulio Morra.
  • Monumento in ferro al bicchiere di vino. Photo: Diego De Finis.

 

A questo punto non resta che degustare un bicchiere di Barolo in uno dei tanti locali che si trovano nel centro storico del paese. Dopo questa pausa se c’è ancora tempo vale la pena spostarsi di qualche chilometro per ammirare un altro monumento presente nel comune langarolo, ovvero il castello della Volta. per tornare alla macchina si può prendere uno qualsiasi degli stretti vicoli che si trovano a destra e che portano o su piazza Colbert e su piazza Enotria. Di qui si prende l’auto e si procede verso la strada provinciale denominata anche circonvallazione di Barolo. Occorre dirigersi verso Alba finché non si raggiunge un incrocio con una piccola rotonda, a questo punto si deve svoltare a sinistra e salire per stretti tornanti che offrono anche uno splendido punto di osservazione paesaggistica sulle Langhe del Barolo. Giunti a un nuovo incrocio occorre svoltare nuovamente a destra in direzione Vergne (frazione di Barolo). Prima di raggiungere il centro abitato di questa località all’altezza di un ampio altipiano, sul lato sinistro, non può sfuggire la struttura massiccia anche se adesso degradata del Castello della Volta. ci si può fermare, per ammirarlo presso una piccola area verde che si trova proprio sotto l’edificio, oppure un po’ più distante, a destra della strada, c’è una più ampia area dedicata ai visitatori con tavoli e panchina di pietra, un prato e una piccola e curiosa costruzione.

Il castello della Volta purtroppo non è visitabile all’interno. E’ uno dei rari esempi sul territorio langarolo di maniero che ha conservato architettonicamente l’antica forma medievale. Anche in questo caso si può chiaramente vedere una torre centrale  che svetta al di sopra dell’edificio, probabilmente il nucleo più antico, attorno al quale è stata realizzata una massiccia struttura a forma vagamente pentagonale orientata in direzione del crinale di Novello. Sulla parte più pianeggiante si possono intravedere tracce dell’antico fossato e sulla parete dell’ingresso le sedi del ponte levatorio e le feritoie.

si sa che venne edificato nel XII secolo da Manfredo di Saluzzo, discendente di Bonifacio del Vasto. intorno al 1200 apparteneva ai signori Da Li Volta (di qui il suo nome) ed era comunque sotto il controllo del Comune di Alba. La sua storia è alquanto complessa, è passato di proprietà diverse volte e ha rischiato di essere demolito. E’ stato anche fra i possedimenti della famiglia Falletti fino alla sua estinzione, oggi appartiene a un’azienda vitivinicola e nonostante l’aspetto decadente è ancora lì visibile anche dalle colline adiacenti. Forse anche questo ha alimentato la leggenda legata al crollo della volta del salone centrale, avvenuto nel XIV secolo. Secondo questa storia popolare si è trattato di una punizione divina per una sorta di festa orgiastica e peccaminosa che vi si stava svolgendo. Il produttore di vino e scrittore Maurizio Rosso ne ha tratto un racconto per anViagi che rinnova il fascino di questo maniero. E’ stato anche il luogo, a quel punto eletto a dimora signorile in cui Giulia Colbert all’inizio del XIX secolo trascorreva tranquilli pomeriggi in compagnia di Silvio Pellico.