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Il Brachetto D'Acqui, una spumosa delizia

Massimo MartinelliOriginariamente pubblicato nel giugno 1999

ANTEFATTO

Acqui è antica città termale; vi sono ponti, vi sono acque, vi sono fanghi curativi, ma vi è anche il vino: una grande e bella realtà. Il simbolo della città è la sorgente di acqua bollente, una sorta di monumento al centro di una piazza (oggi molto ben restaurata, con i giusti colori e i corretti arredi urbani) che butta in continuazione acqua calda! Un tempo la popolazione veniva a rifornirsi di questa acqua preziosa, da utilizzare per gli usi domestici della quotidianità: per lavare le stoviglie, per il bucato, per l’igiene personale, poichè non sempre la gente aveva il tempo di scendere in piazza era stato istituito un vero e proprio servizio di consegna a domicilio utilizzando come mezzo di “trasporto” la brenta, quella classica, da vino, un antico strumento in legno di capacità variabile attraverso il tempo (in antico 49,250 litri, poi uniformati a 50 con l’introduzione del sistema metrico decimale, verso il 1815) e che richiedeva una certa manualità e abilità nell’utilizzo. Si racconta, e ne ho le prove, che brentatori particolarmente bravi e allenati riuscissero a versare dalla brenta in un bicchiere, senza spargere una goccia di vino! Ma lasciamo l’acqua e dedichiamoci seriamente al vino.

 

IL TERRITORIO

A cavallo tra le province di Asti e Alessandria vi è la zona di produzione, caratterizzata da colline a profilo variabile, con marne tufacee ben evidenti, aspre e scoscese.

 

LA STORIA

Vi è confusione sulla precisa origine di questo vitigno, secondo il Di Rovasenda nel suo “Saggio”, ci sarebbero due Brachetto ben distinti, uno, quello del Piemonte, a sapore aromatico, e uno, di Nizza Marittima a sapore semplice. Nella “ampelographie” di Viala e Vermorel viene citato il “Braquet” indicato a dare vini da dessert. Secondo Dalmasso e Cosmo è sicuramente originario dei Colli Monferrini.

 

PERCHÈ UNA SPUMOSA DELIZIA

Il vino è singolare già per il colore con tonalità di rubino scarico, a volte tendente al violaceo, a volte all’aranciato; ha profumo fortemente aromatico, simile a quello del Moscato, e molto pronunciata la sensazione di rosa, ha spuma intrigante e invitante, con tante piccole bollicine che si frangono in superficie, un po’ come i nostri sogni di sempre. Equilibratamente dolce (ma non stucchevole) è indicato alla fine del pranzo per accompagnare il dessert (crostate di frutta, paste di meliga) oppure come componente piacevole in coppe di frutti di bosco, o con le pesche o quale altra frutta preferiate. È un piacevole dissetante fuori orario, poiché leggero e armonico, adatto inoltre per celebrare momenti lieti in simpatica alternativa al Moscato.

 

L’UVA E IL VINO

Il grappolo è di grandezza media, di forma varia per lo più allungata, talvolta piuttosto tozza e compatta e peduncolo corto. Acini di media grossezza e buccia consistente, di color nero violaceo pruinoso, e polpa densa con speciale sapore aromatico, molto tipico e che ricorda il Moscato. La resa di uva per ettaro è di 80 quintali con utilizzo esclusivo per la vinificazione, per la preparazione di vini speciali. La tecnica di produzione del vino è simile a quella del Moscato, con blocco della fermentazione per contenere il sapore dolce e un leggero frizzicore che vivacizza il tutto. È vino da consumare giovane per mantenere inalterata la freschezza e la fragranza. Alcuni producono un Brachetto secco di difficile collocazione gastronomica.

 

LA DEGUSTAZIONE

Recuperiamo l’importanza di questo rito! Bere non è nulla, è bere bene che conta. E già nei gesti, nella scelta del calice, vi è tutta una attenzione e rispetto per il vino. Può essere servito fresco di cantina oppure dal secchiello con il ghiaccio per chi ama una temperatura più bassa (mai dimenticare la saggezza della Scuola Salernitana che indicava di consumare sempre i vini freschi...) in coppe ampie o calici capaci. Il colore è rubino romantico, tendente al granato chiaro, esaltato dal minuto pérlage che lo rende particolarmente invitante. Ha profumo aromatico e persistente, delicato e invitante con sentori di rosa e di fiori di salvia; sapore morbido, vellutato, armonioso. Retrogusto di buona e simpatica persistenza. Un vino da consumare a fine pranzo con frutta appena colta o crostata appena sformata. È vino alla moda; in certi bar di Milano è l’aperitivo preferito dalle signore in cerca di voluttà. Preferisco consumarlo d’estate, sotto un ombroso pergolato mentre l’occhio vaga lontano sui profili delle colline, e il pensiero, al calar della sera diventa struggente. Una bella sorsata di Brachetto può contribuire a ristabilire i giusti equilibrii di idee e di pensieri!

E se non basta una sorsata, diamo tranquillamente fondo alla bottiglia. L’alcoolicità ridotta non è certo un problema, anzi.

Qualcuno lo beve con gli antipasti accompagnando un salame crudo stagionato. Provare per credere. Anche nuovi spazi di sperimentazione intellettual-gastronomica possono bene contribuire alla miglior conoscenza di questo prodotto singolare.