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Il Moscato: una tenera carezza

Massimo MartinelliOriginariamente pubblicato nel luglio-agosto 1997

Il territorio

Siamo sempre in collina, fra la valle del Tanaro e quella del Belbo con vigneti erti e faticosi, con tufi bianchi e marne arenacee che affiorano qua e là, con simmetrie singolari e invitanti. Il vitigno Moscato bianco, proveniente probabilmente dall’isola di Candia, ha trovato in queste zone habitat adatto, conferendo poi al vino il carattere di freschezza e fragranza che lo rendono unico e invidiato. La zona è molto ampia, con circa 4 mila ettari, ben distribuiti sulle diverse colline con centri importanti di produzione fra Mango, S. Stefano Belbo, Cossano, Canelli e Strevi.

 

La storia

Già il Croce (1605) nel suo trattatello sui vini aveva scritto del modo di tenere dolce questo vino, anche se la tecnica è venuta perfezionandosi nel tempo, con numerose filtrazioni adatte a impoverire il vino di lieviti e quindi a bloccare la fermentazione alcolica.

Oggi con sistemi avanzati(micro filtrazioni e il freddo) è possibile «lavorare» in maniera ottimale tale prodotto, con la scelta di due tipologie: il Moscato d’Asti, vero succo d’uva con alcolicità di circa 5/5,5%  e l’Asti Spumante, di circa 7%, ad esaltazione della componente aromatica, una tenera carezza.

 

Perché una carezza

Il vino è suadente, invitante, nella sua immediatezza e semplicità...

Può andare bene anche per i ragazzini, essendo divertente e poco impegantivo, adatto ad accompagnare i classici dolci a fine pranzo (dolce con dolce è una regola fondamentale per il saggio gastronomo e per il vero intenditore di vino!) oppure come piacevole dissetante nel caldo dell’estate, o ancora per le merende di metà pomeriggio ad accompagnare pane e salame, e -udite udite- sul tavolino da notte, per i vostri complessi e divertenti tornei amorosi...

Questa provocazione arriva da “Erosvinando” l’incontro annuale con il Moscato, presso l’Enoteca Regionale al Castello di Mango, un modo nuovo per proporre il territorio e il... vino.

 

L’uva e il vino

Si parte dal vitigno Moscato ovviamente, vitigno di buona vigoria e buona produzione che ama le colline aperte ma che si adatta anche a situazioni estreme di altitudine (è l’unico vitigno di buona resa anche in Alta Langa). Maturazione dell’uva in prima epoca, verso la metà di settembre, con rese di produzione, secondo il disciplinare, di q.li 100 per ettaro.

Il vino è pronto subito dopo la vendemmia, già indicato quindi per i brindisi di natale e capodanno.

Ma la bellezza del vino sta nella sua complessità aromatica oltre che nel colore e nel gusto.

 

La degustazione

Di fronte a noi una coppa, ampia e aperta (si racconta che tale forma di bicchiere derivi dal calco del seno di Madame Pompadour!)

La bottiglia va conservata al fresco o immersa nel secchiello del ghiaccio per acquisire una temperatura di 8/10° (una volta tali bottiglie erano conservate nei “crutin” scavati nel tufo o immerse, prima dell’uso, nel pozzo per una adatta rinfrescatura - sull’uso del “fresco” potremmo scrivere un intero trattato, non dimenticando che già la Scuola salernitana prescriveva di bere tutti i vini “freschi”!!! - e stappata con cura evitando scossoni e scuotimenti; con la precauzione nel versare affinché la leggera spuma che si è formata nella rifermentazione non abbia a trabordare...

Le bollicine, a grana fine, sono invitanti ed eccitanti e l’occhio già freme nell’esaminare il colore che è:

-giallo dorato più o meno intenso con riflessi verdolini; tonalità brillante, limpidissimo.

La spuma è molto persistente, indice di accurata tecnica di cantina

Tocca quindi al naso andare in esplorazione:

-profumo intenso e gradevole, aromatico, con sentori di fiori di arancio, di salvia sclarea, di pesca e albicocca, su fondo invitante e delicatamente eccitante

Infine un piccolo sorso di vino in bocca, per il controllo finale:

-gusto piacevolmente dolce ma non stucchevole, fresco e gradevole con una piacevole vena acidula, rafforzata dall’anidride carbonica    naturale; retrogusto morbido e tenero, proprio una carezza.

Vino simpatico, leggero ed elegante; il cui consumo andrebbe incentivato non solo nei periodi di feste obbligate, ma quale sicuro accompagnatore del fine pranzo.

Adatto inoltre nella preparazione di sorbetti e di gelati; insomma vino poliedrico indicato anche per la modernità di stile di consumo.

E la carezza continua...