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Barolo il grande

Massimo MartinelliOriginariamente pubblicato nel novembre 1997

ITERRITORIO

Se il Barolo è grande (grande fra i grandi d’Italia e del Mondo) il suo territorio è piccolo: solo 1.280 ettari circa, suddivisi per la totalità o parte del territorio di undici comuni di Langa: Barolo, Novello, La Morra, Cherasco, Verduno, Roddi, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Castiglione Falletto, Monforte, Serralunga.

Un territorio fra i più densamente vitali, con poche forre e ritani, nei quali, fra alberi vetusti vanno alla cerca dei tartufi, che in questo territorio hanno aromi complessi ed invitanti, dove il vitigno Nebbiolo la fa da padrone.

A due profili geologici differenti (Elveziano verso Castiglione, Monforte e Serralunga e Tortoniano da Barolo, Novello, La Morra e Verduno) corrispondono due tipologie diverse di vino.

Dall’Elveziano Barolo ricco di alcool e di struttura che ha bisogno di un certo tempo per evolvere e maturare; dal Tortoniano Barolo profumato e di immediato carattere.

 

LSTORIA

Nei bandi campestri della comunità di La Morra, verso il 1492 vi è la citazione precisa del vitigno “Nebiolium”, un attestato di grande importanza. Chi ha dato impulso al vitigno e quindi al vino è la nobiltà dell’epoca; in primis i Falletti di Barolo (grande casato e grande patrimonio) i quali attraverso le intuizioni e l’opera della Marchesa Juliette Victurine Colbert di Mont Levrier, fanno conoscere ed apprezzare il Barolo in Europa. Camillo Benso Conte di Cavour, dal castello di Grinzane è anche lui attento ed interessato e, da ultimo, Re Carlo Alberto, il quale acquisterà il castello di Verduno ed adiacenti proprietà per produrre.

Per non dimenticare Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin, nella tenuta di Caccia di Fontanafredda; un amore travolgente a bicchieri di Barolo!

 

PERCHÉ IL GRANDE

É vino che ha radici nella storia, con un aroma del tutto particolare, con caratteristiche uniche e rare.

Ha entusiasmato molta gente, convincendo i competenti, invitando i curiosi, avvincendo gli appassionati. Ha avuto momenti di stasi, poiché i grandi vini sono impegnativi e non sempre il consumatore li sa approcciare nelle dovute maniere. Oggi è in forte affermazione, specialmente sui mercati internazionali dove guardano con molto rispetto al Barolo, per la positiva evoluzione che ha avuto in questi ultimi vent’anni grazie all’opera severa e testarda dei numerosi ed attenti produttori.

 

L’UVA IL VINO

Si parte dal vitigno Nebbiolo nelle due convarietà Lampia e Michet, le più diffuse e coltivate. La vite è delicata e ha bisogno di molte cure (in particolare per la potatura verde) prediligendo le migliori esposizioni, su colline fra i 250 e i 500 m (al di sotto sono pericolose le brinate tardive, al di sopra l’aria è troppo fresca!)

Il vino, dopo una fermentazione più o meno lunga (in relazione anche all’epoca di vendemmia, trattandosi di un’uva tardiva, che matura verso metà-fine ottobre (quest’anno è veramente un’eccezione, aver raccolto il Nebbiolo da Barolo già verso fine settembre... ma l’annata era fortemente anticipata) viene posto in botti di legno a riposare, a migliorare, ad affinare. La disciplina di produzione prevede un tempo di maturazione di ben tre anni di cui, almeno due, in botti di legno (di rovere o di castagno).

In genere, al terzo anno viene messo in bottiglia, per un riposo benefico ai fini dell’affinamento, con esaltazione dei profumi.

É vino importante e quindi costoso; è vino fortemente influenzato dalla annata di vendemmia e quindi oggetto di forte accaparramento.

Se è vero che nelle grandi annate può regalare sensazioni eccezionali, non dimentichiamo anche le annate meno impegnative (quelle definite “normali”): anche in questi casi il carattere del Barolo è ben evidente e a....  prezzi più contenuti.

Se un tempo veniva stappato alla fine del pranzo e servito in piccoli bicchierini, quasi si trattasse di un digestivo; oggi il suo consumo ha assunto un ruolo congeniale e piacevole, in accompagnamento a piatti di carne e di formaggio.

 

LDEGUSTAZIONE

Un grande calice, un bel calice, a boccia ampia di vetro fine, nel quale mescere con delicatezza il vino (un tempo si parlava di stappare la bottiglia anche sei ore prima.... oggi si è più saggi, sopperendo con un bicchiere ampio... senza travaso in caraffa, salvo si tratti di bottiglie vetuste nelle quali si sia venuto a formare nel tempo un certo deposito!). Il colore è rosso granato con  riflessi aranciati e bordo tendente al rosa. Al naso è un crescendo di sensazioni, partendo dalla liquirizia nera (che è il carattere del Nebbiolo) attraverso i funghi secchi, il lauro, la rosa appassita, il pepe, il tartufo bianco!

Il bouquet è veramente esplosivo, da lasciare emozionati.

In bocca: il vino è asciutto, di grande personalità e struttura con ottimale equilibrio fra acidità e tannicità (a seconda dell’età il tannino evolve, con rotondità sempre più evidente) e con sensazioni di caldo dovute all’alcolicità (il minimo è sui 13°).

A tavola occupa un posto di riguardo, alla tavolata del vero intenditore che sa ascoltare e capire; infatti il Barolo è vino difficile che va accostato con rispetto e ponderazione; solo allora saprà dare confidenza e piacevolezza.

Attraverso il suo colore possiamo immaginare i colori dell’autunno attraverso il profumo è tutta la Langa che ci salta al naso; nel gusto poi è un nuovo mondo che si rivela; un mondo che vorremmo nostro per prolungare il momento di piacere!