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anViagi 39L’Editoriale

Perle

Pietro GiovanniniOriginariamente pubblicato nel maggio 2001

La ragazza con l’orecchino di perla è un celebre quadro del grande pittore olandese Johannes Vermeer, un maestro nell’uso della luce: nei suoi quadri, nei dettagli come negli occhi dei soggetti, sembra che brilli davvero la luce del sole.

Vermeer è il mio pittore preferito.

Ho sempre trovato un fascino particolare in quelle scene così perfette da sembrare irreali, così ordinarie da essere magiche, banali eppure misteriose.

Donne che cuciono, serve che versano il latte, nobili intente a suonare, scene di vita quotidiana appunto, raffinate ma naturali con un che di enigmatico (molto più enigmatiche per me le sue donne che non, ad esempio, la Monna Lisa).

Sfortunatamente i suoi quadri sono pochi (trentacinque) e sparpagliati per il mondo. Per vedere molti Vermeer si deve quindi viaggiare parecchio.

La ragione principale di una simile diaspora è che Vermeer morì giovane (nel 1675 a soli 43 anni), dipinse poco e lentamente, per pochissimi committenti e come vuole le prassi morì povero in canna: dopo la sua scomparsa non fu subito considerato per il genio che è stato e venne riscoperto molto tardi (a metà ‘800 credo)¹ quando la maggior parte dei suoi quadri erano passati di privato in privato, di collezionista in collezionista, di nazione in nazione…

E così i musei più importanti hanno dovuto correre ad accaparrarsi almeno un quadro o rassegnarsi ad aspettare un generoso lascito di qualche mecenate. Nel 1996 l’Olanda ha dedicato al suo pittore più misterioso (della sua breve vita si sa pochissimo) una grande antologica riunendo praticamente tutte le opere a lui attribuite. Ma perché vi parlo di lui? Perché –come ho detto– i suoi quadri hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare, senza però una ragione precisa. Adesso forse ce l’ho.

La ragazza con l’orecchino di perla è dal 1999 anche un romanzo, della scrittrice statunitense Tracy Chevalier². Cosa ha fatto la Chevalier?

Ha guardato nel quadro di Vermeer, negli occhi della ragazza, e ne ha letto una storia; che non è quella del pittore ma quella di Griet, la serva che per lui sta posando.

Agli artisti è dato il privilegio di sopravvivere nelle proprie opere e attraverso queste raccontarsi per quello che hanno fatto e per quello che sono stati.

Ma pochi -davvero pochi- hanno un privilegio più grande: creare opere che creano a loro volta qualcos’altro, che l’artista non può prevedere, ma forse solo predisporre.

Come Shakespeare che arriva a noi perché il pubblico –e non lui– ha raccolto le sue opere e ce le ha trasmesse, quindi aggiungendovi la propria interpretazione e così oggi nelle opere di Shakespeare ci sono storie più grandi di quelle che lui stesso scrisse.
Come James Joyce che per scrivere il Finnegan’s Wake dovette riplasmare la stessa lingua inglese e ancora oggi non esiste traduzione possibile se non a patto di riscrivere l’italiano secondo una definizione nuova, che farebbe del traduttore anche il creatore del libro al pari di Joyce.
Così Ian Vermeer, che nelle sue opere non ha fissato solo una luce straordinaria…
No, in quel quadro Vermeer non ha messo solo Griet, ma anche tutti suoi desideri, la sua storia.
Tutti i sogni che lei, come la cuoca e la sarta, come la nobile e la mezzana, non ha mai potuto dire.
Ma che Vermeer ha voluto raccogliere per loro.

E che –se lo vogliamo– loro oggi possono finalmente raccontare a noi.

 

 

1 È appena uscito un libro avvincente “Io ero Vermeer” sul falsario (Han van Meegeren) che lo imitò così bene da sembrare autentico. Un po’ come le teste di Modigliani di qualche anno fa. Da non perdere!

2 A volte mi sembra di essere preveggente: parlo di Tolkien e realizzano un kolossal che sbanca i botteghini per tre anni di fila, rendendo più popolare di Mickey Mouse un libro difficile e scoraggiante come il Signore degli Anelli. Qui uguale: il libro era uscito e passato abbastanza inosservato, poi è esploso un anno dopo e quindi è arrivato il film (bello comunque) con nientepopodimeno che una ancora sconosciuta Scarlett Johansson nei panni della protagonista. Dovrei provare col Lotto, se funziona allo stesso modo…