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anViagi 68L’Editoriale

Spiriti

Pietro GiovanniniOriginariamente pubblicato nel aprile 2004

“I mutamenti della fortuna e le vicissitudini della guerra hanno fatto di voi dei conquistatori e io sono diventato vostro prigioniero... ora sono solo un membro oscuro di una Nazione che un tempo onorò e rispettò le mie opinioni. Il cammino della gloria è duro e molte ore buie lo offuscano; possa il Grande Spirito diffondere la luce sul vostro e che non dobbiate mai conoscere l’esperienza a cui mi ha ridotto il potere del governo americano.”  Falco Nero

La seconda più grande vittoria sioux avvenne nel 1980, quando la Corte Suprema degli USA obbligò -dopo 60 anni di battaglia legale- il governo a versare ai Sioux 100 milioni di dollari come risarcimento per la perdita delle Black Hills. I Sioux però rifiutarono, chiedendo ancora una volta la semplice restituzione delle loro Colline Sacre.
Tashunka Uitko (il suo cavallo è pazzo) era nato intorno al 1845 proprio su quelle colline accompagnato da un violento temporale e dal volo di un falco rosso. Il figlio del tuono e dalla grandine crebbe con la missione di essere un prescelto per salvare il suo popolo (i Lakota Oglala) dall’invasore bianco, ma visse con la consapevolezza che il tempo dell’Uomo Rosso stava per finire e che la sua generazione sarebbe stata l’ultima a cavalcare libera sulle praterie del Nord.
Fu una lotta di sopravvivenza tra civiltà inconciliabili in cui, con una lucidità e un fatalismo che noi europei non avremo mai, gli ultimi uomini rossi si rassegnarono semplicemente a sparire, tra cannonate sui villaggi, epidemie di TBC, carestie e fughe nella neve, per volontà del Piccolo Padre Bianco di Washington e –forse– del Grande Spirito.
Essi sapevano troppo bene che l’internamento nelle riserve ne avrebbe spezzato il fisico, le tradizioni, la società… non conoscevano il termine di etnocidio, ma ne afferrarono immediatamente il significato.
Eppure Tashunka Uitko, che visse da spirito libero, da asceta e profeta insieme, non fu mai sconfitto in battaglia: forse era davvero invulnerabile, forse era solo un ragazzo molto coraggioso e fortunato, visto che contava su 240 atti di valore riconosciuti dalla sua tribù.
Di lui si tramandano molti prodigi e innumerevoli analogie con altri miti e credenze, di altri profeti e religioni, a conferma che gli Spiriti Eletti si assomigliano un pò tutti.
Vittorio Zucconi, giornalista dalla mente aperta e dalla penna felice, confessa di aver scritto la sua biografia (l’imperdibile “Gli Spiriti non dimenticano” - Mondadori) su espresso invito di Cavallo Pazzo!
Non si fidò mai dei bianchi, non “toccò la penna” di alcun trattato, né si fece “rubare l’ombra” dai fotografi del West: nel 1876 a Little Big Horn, come dicono tutti i libri di storia, con Toro Seduto e Gall, inflisse all’esercito americano l’unica sconfitta militare sul proprio suolo. Per altro fu anche la sola battaglia campale in cui la cavalleria USA, invece di caricare villaggi inermi, osò affrontare un esercito di guerrieri indiani, perdendo clamorosamente.
Il gen. Crook (che gli diede la caccia per anni) si stupì, incontrandolo a Fort Robinson nel 1877, di scoprire in lui “un uomo di pace e non una belva feroce”: Cavallo Pazzo si era arreso pochi mesi prima, per salvare il poco che restava della sua tribù decimata dalla fame e dal freddo. Sarà ucciso alle spalle a colpi di baionetta, nel settembre dello stesso anno, da un soldato semplice, mentre con l'inganno cercavano di metterlo in prigione… alcuni dicono avesse 33 anni.
Le sue ossa furono sepolte in segreto dai Lakota da qualche parte vicino a Wounded Knee.
Oggi nella Riserva Sioux di Pine Ridge nel South Dakota sopravvivono meno di 20.000 persone: è l’angolo più povero di tutti gli Stati Uniti, dove alcolismo e denutrizione sono ancora i due flagelli indiani.
Il falco rosso è ormai anch’esso una specie in via di estinzione, ma il “culto” per Tashunka Uitko sopravvive intatto, in attesa che la giustizia dell’Uomo Bianco restituisca ai Sioux la loro Terra Santa e lo spirito di Cavallo Pazzo trovi finalmente pace nel Cielo delle Mille Tende, come i Sioux chiamano il Paradiso.

“Quando l’ultimo uomo rosso sarà morto e il nostro ricordo sarà diventato un mito per gli uomini bianchi, le sponde saranno coperte dagli invisibili morti della mia tribù; e quando i figli dei vostri figli si crederanno soli nei loro campi, nei negozi o nel silenzio di un bosco senza sentiero, essi non saranno soli… La notte essi cammineranno con la folla dei redivivi che le abitavano nel passato e che ancora continuano ad amare questo bel paese. L’uomo bianco non sarà mai solo.”  Seattle