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Barbera d'Asti, un vino dalle radici profonde

Massimo MartinelliOriginariamente pubblicato nel ottobre 1997

ITERRITORIO

Un mare di colline, tra il centro e il sud del Piemonte è il regno dell’uva Barbera, un vitigno che ha storia antica e che è tipicamente piemontese.

Le sue origini sono nel Monferrato, un sistema collinare ora dolce ora aspro, con argille ben colorate di rosso (già utilizzate per i mattoni e per i coppi, per non dire di certi utensili da cucina o per conservare le derrate alimentari) e declivi di diversa pendenza, giacitura, esposizione. Una zona molto ampia, con epicentri classici a Nizza Monferrato, a Costigliole d’Asti, a Mombercelli, e appendici (con caratteristiche diverse) vicino al Po, che è dominato dalle colline di Gabiano e Camino, e propaggini nel Tortonese, con prodotti simpaticamente invitanti (la DOC in questo caso è Barbera delle Colline Tortonesi).

 

LSTORIA 

Negli ordinati del Duomo di Casale si legge del vitigno “barbexinum” oppure “berbexinis”, e siamo nel 1250 circa; alcuni ricercatori ritengono che la Barbera sia nata spontaneamente dal seme di qualche vitigno locale molto antico.

Dibattuta è a volte la questione del genere grammaticale: maschile o femminile ? Se ci atteniamo alla tradizione tutti citano al femminile: la Barbera (“generosa Barbera” ebbe a definirla Calosso; anche per il Carducci era “generosa Barbera. Bevendola ci pare d’essere soli in mare- sfidando una bufera”; per Pastonchi invece è”maschio vin che a maschia gente s’addice” e infine Paolo Monelli, che di vino ha scritto molto: “la Barbera è il pistapauta dei vini piemontesi, dal fiato lungo e dall’afrore vinoso che già indovini dalle macchie che lascia sulle tovaglie”; o ancora nelle canzoni popolari: “...e la Barbera en pò vejota fa ste alegher, fa ste en piota, fa passé tuti i sagrin...” e al femminile noi la consideriamo.

 

PERCHÈ LE RADICI

Nei discorsi moderni vi è un’esasperata ricerca di radici (in relazione a popoli, a usi, a costumanze). Bene: la Barbera ha radici profonde nella storia e nella realtà del Piemonte, essendo da noi il vino per antonomasia. Per troppo tempo misconosciuta e definita in maniera dispregiativa “vino da carrettieri” (ma ha certamente più dignità un onesto carrettiere che un palazzinaro d’assalto tra tangenti e mazzette...), la Barbera sta vivendo un nuovo momento di gloria grazie ad un impegno diffuso, grazie alle capacità tecniche degli imprenditori, grazie ad una nuova visione di mercato. Un mercato segnato dai tempi del marketing ma che non rinnega queste antiche origini piemontesi, uniche, rare e forti.

 

L’UVA IL VINO

Il vitigno è molto rustico e produttivo con possibilità di adattamento in tutte le situazioni, pur potendo dare il meglio in luoghi adatti. L’unico difetto è la spiccata acidità (sia nell’uva che nel vino) che in parte si attenua con la fermentazione “malo-lattica), oltre alle rese elevate (fino a 100 quintali per ettaro).

Il vino ha diverse adattabilità a seconda dei terreni di produzione e delle tipologie perseguibili. Esiste una Barbera giovane, briosa e mossa, adatta ad invitare i giovani al rito del vino, esiste una tipologia giovane ma ferma e infine quella più austera e complessa, indicata per essere conservata nel tempo.

Vino poliedrico, adatto ad un grande consumo di gusti e di attese.

 

LDEGUSTAZIONE.

Un calice invita il nostro commento degustativo; la bottiglia va presentata fresca di cantina, per captarne meglio le fragranze.

Il colore è rosso acceso, con riflessi violacei e porporini, cardinalizio. Ha tonalità brillante, limpidissima.

A naso il profumo è intenso e pieno, con sfumature delicate che ricordano la susina matura e la composta di susine su fondo speziato e piccante (pepe, cannella).

In bocca il vino è secco e asciutto, leggermente acidulo e di moderata tannicità. Ha bella persistenza e amarognolo finale gradevole e invitante. Un certo periodo di maturazione in barrique può essere utile ad abbassare e ridurre certe spigolosità.

Vino invitante, vino-vino dall’afrore forte e dalla struttura importante, adatto ad accompagnare i minestroni di verdura con condimenti piccanti, i classici bolliti con i bagnetti forti, il pollo alla cacciatora e il coniglio ai peperoni. Alla fine, con certi formaggi. A metà pomeriggio, in sostituzione del thé.

Le radici ci vengono trasmesse e ci sentiamo in profonda sintonia con le nostre terre, le nostre tradizioni, le nostre abitudini.