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anViagi 158Il Reportage

Al Gam la storia dell'arte moderna e contemporanea

Diego De Finis9 maggio 2018

Alla fine del 2017 la Gam (Galleria civica d'arte moderna e contemporanea) di Torino ha inaugurato il suo nuovo allestimento permanente delle sue collezioni con un allestimento innovativo che abbandona l'ordinamento innovativo per affrontare l'arte attraverso la sua storia, ma anche la storia di se stessa, ovvero del museo, in sostanza attraverso la visita della Galleria si può viaggiare nell'arte moderna e contemporanea, e anche nel gusto degli allestimenti, nella storia culturale di Torino e italiana nel corso del Novecento. Un'impostazione audace e di sicuro interesse.

La Gam completa idealmente un percorso che il visitatore potrebbe iniziare dal Museo del Risorgimento che si trova a Palazzo Carignano. La collezione di quel museo infatti si conclude cronologicamente con l'inizio del XX secolo, mentre la Gam, che ovviamente ha un'impostazione tutta indirizzata verso l'arte, parte dai primi decenni del XIX secolo per indagare l'arte contemporanea sino agli anni Sessanta del XX secolo. La galleria è stata il primo museo museo civico d'arte moderna in Italia e l'indagine su se stessa passa anche attraverso il racconto delle acquisizioni e delle politiche culturali dei suoi direttori: tra i quali Pio Agodino, il primo alla guida del museo, Emanuele d’Azeglio, Vittorio Avondo, Enrico Thovez, Lorenzo Rovere, Vittorio Viale e Luigi Mallé.

Il nuovo allestimento è ordinato secondo tre linee di lettura: la storia dell’arte, la storia del museo, e il contesto storico, sociale ed economico di Torino nella cornice degli avvenimenti nazionali e internazionali. Paradossalmente l'ordine cronologico dell'allestimento parte dal secondo piano, dall'alto, dal punto più lontano rispetto all'ingresso nella galleria. Qui sono conservati dipinti e sculture del XIX secolo, (il museo è nato nel 1863) fino ai primi anni del Novecento; il primo piano invece presenta le opere del XX secolo fino alla Pop art, coeva con il boom economico degli anni '60. Le sale ottocentesche presentano molti artisti più o meno noti distribuiti in 17 ambienti. Ampio risalto è dato alla pittura della prima parte dell'800 con i suoi toni romantici e risorgimentali, ma anche ovviamente a quella della seconda metà del secolo. Così troviamo molte opere di un personaggio studiato sui banchi di scuola come politico, poliedrico quanto mai visto che i suoi interessi spaziavano dalla politica alla letteratura fino, naturalmente alla pittura, si tratta di Massimo D'Azeglio, ma non mancano nemmeno Giovanni Battista De Gubernatis, Vincenzo Fattori, Antonio Canova, Andrea Gastaldi, Giovanni Fattori, e il celebre Giuseppe Pellizza da Volpedo, cui si associa la rappresentazione iconografica dell'ingresso delle masse nella storia dell'inizio del Novecento. Al primo piano, quello del Novecento ampio spazio è dato ai maestri italiani del secolo scorso: Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Paul Klee, Otto Dix, Max Ernst. Insomma alcuni di principali rappresentanti delle celebri avanguardie novecentesche. Non mancano stanze monografiche dedicate a Felice Casorati, Giorgio Morandi, Filippo De Pisis. Un'ampia sala è dedicata all'Arte a Torino fra le due guerre. E poi i protagonisti della scena fra gli anni '40 e '50: Marc Chagall, Pablo Picasso, Alberto Burri, Asger Jorn, Pinot Gallizio e altri protagonisti dell'Internazionale situazionista.

Uno degli aspetti più interessanti come detto è quello riguardante la ricerca storica attraverso l'allestimento. In sostanza la stessa visita diventa un viaggio nel modo di presentare e rappresentare l'arte attraverso i decenni. Così nella seconda metà dell’Ottocento i dipinti si allestivano a quadreria su pareti colorate, spesso rosso pompeiano o verde oliva, perché si pensava che per contrasto i dipinti risaltassero come finestre sul mondo. Il museo era uno spazio pubblico: ci si sedeva sulle panchine e si conversava ammirando i quadri alle pareti, come in un parco. All’inizio del XX secolo invece le pareti si schiariscono, prevale il beige o il grigio quale colore di fondo e nasce il canone dell’allineamento su una sola fila, con le opere d'arte una accanto all’altra. Alcune delle sale sono allestite e ricostruite esattamente come le avevano pensate alcuni grandi direttore del museo alla loro epoca. In questo senso non mancano documenti d'archivio che intervallano le opere esposte, pareti che offrono focus di approfondimento sulle vicende artistiche e storiche del museo e della città. Un taglio innovativo alla visita museale di sicuro interesse che dura fino alla fine del 2018. Arriverà forse un nuovo allestimento a rinnovare le sale della Galleria d'arte moderna di Torino?