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anViagi 134L’Editoriale

Parola

Pietro GiovanniniOriginariamente pubblicato nel ottobre 2010

Un piccolo omaggio di AV a Tenzin Gyatso, chiamato dai tibetani “Kundun”
–la Presenza–
e più noto nel mondo occidentale come Sua Santità il Dalai Lama.

Capo spirituale e politico di un popolo pacifico che nel 1959 è stato invaso dalla Repubblica Popolare Cinese (P.R.C. come scrivono su tutte le magliette, la paccottiglia e il resto dell’immondizia prodotta in Cina) e che da allora vive nell’oppressione militare, civile e spirituale, nell’indifferenza del Mondo.

I tibetani sono 6 milioni, di cui 120.000 che vivono in esilio a Dharamsala in India, col Dalai Lama stesso.

Il governo cinese –notoriamente ateo– ha però immediatamente rapito il bambino Gedhun Choekyi, non appena Tenzin Gyatso lo ha proclamato reincarnazione del Panchen Lama (ovvero il 15º Dalai Lama), nominando al suo posto un altro bambino (un po’ come per Papi e Anti-Papi).
Nessuno sa che fine abbia fatto Gedhun Choekyi.

La Cina ha fatto e fa pressioni internazionali per isolare il Dalai Lama politicamente, minacciando ritorsioni contro gli Stati che lo ospitino e ascoltino la causa del Tibet. Malgrado queste pressioni, il 16 ottobre 2007, il
Congresso degli Stati Uniti ha conferito la Medaglia d’Oro al Valore Civile a Tenzin Gyatso.

Purtroppo, sempre nel 2007, il Dalai Lama è stato anche in Italia, senza però essere ricevuto né dal Presidente del Consiglio (Romano Prodi), né dal Papa (Benedetto XVI).
Del Papa non mi importa, ma c’è da vergognarsi profondamente per l’atteggiamento dello Stato Italiano.
Per fortuna la Ragion di Stato non ha impedito a Torino, e al suo Sindaco, Sergio Chiamparino, di conferirgli la cittadinanza onoraria, in coerenza con la lunga tradizione di ospitalità che la Capitale del Piemonte ha sempre avuto nei confronti degli esuli e dei perseguitati.

E anche senza essere buddisti, non si può non ammirare la forza e il carisma di quest’uomo, apostolo della non-violenza, che lotta da 50 anni, solo con la sua fede e con la forza delle sue parole, contro il peggiore e più pericoloso Stato esistente sul nostro pianeta.

Un piccolo Monaco buddista che si batte contro un Drago di un miliardo e mezzo di persone.

La Parola contro la Forza.



 

“Il paradosso del nostro tempo è che abbiamo edifici sempre più alti, ma una moralità sempre più bassa.

Autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.

Spendiamo di più, ma abbiamo meno.

Comperiamo di più, ma godiamo di meno.

Abbiamo case più grandi, ma famiglie più piccole.

Più comodità, ma meno tempo.

Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso.

Più conoscenza, ma meno giudizio.

Più esperti e ancor più problemi.

Più medicine, ma meno salute.

Beviamo troppo, fumiamo troppo.

Spendiamo senza ritegno e ridiamo troppo poco.

Guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo.

Facciamo le ore piccole e ci alziamo stanchi.

Vediamo troppa TV e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le proprietà, ma ridotti i nostri valori.

Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo spesso.

Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, non come vivere.

Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.

Siamo andati e tornati dalla luna,ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare il vicino di casa.

Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.

Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.

Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima.

Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi.

Scriviamo di più, ma impariamo di meno.

Abbiamo imparato a sbrigarci, non ad aspettare.

Costruiamo computer più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questi sono i tempi di fast food e digestioni lente.

Grandi uomini, piccoli caratteri.

Ricchi profitti, povere relazioni.

Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle, ma famiglie distrutte.

Questi sono i tempi dei viaggi veloci.

È un tempo in cui c’è troppo in vetrina ma niente in magazzino.

Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri o cancellarle.

 

Ricordati di spender il tuo tempo con i tuoi cari ora.

Essi non saranno con te per sempre.

Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso con soggezione, perché questa piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco.

Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco perché è l’unico tesoro che puoi dare col cuore e non costa nulla.

Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti perché un giorno quella persona non sarà più lì.

Ricordati di dire “vi amo” ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo: un bacio, un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell’anima.

Dedica tempo all’amore, dedica tempo alla conversazione, dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.


E ricorda sempre:

La vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.”

                                                                                                                                                                 Sua Santità, il 15° Dalai Lama