Tu sei qui
Il numero che avete in mano, numero 5, è (banalmente) il numero più importante dell’anno, coincidendo con il mese di Ottobre, vera festa di tutto il territorio; la vendemmia, i tartufi, i funghi, un calendario di manifestazioni ricchissimo, un paesaggio che muta ogni giorno, tingendosi di tutte le sfumature possibili, prima del (speriamo) candido inverno. L’autunno è qui forse la Stagione per eccellenza, foriera di buone notizie (il 1997 sembra sarà un’annata fenomenale), di movimento (non si contano mostre, iniziative e spettacoli, un po’ dappertutto) e di qualche bella certezza: il successo incredibile, al di là di ogni più rosea previsione, che ha avuto Cheese ‘97 (13.000 paganti), l’apertura dopo 12 anni di lavori e 66 di attesa del rinnovato Teatro Sociale ad Alba, l’inaugurazione del Museo di Arte Contemporanea della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Guarene… Tutto questo in quell’atmosfera un po’ effervescente che sempre precede le Fiere del Tartufo: ad Alba sono attese (ma non saranno troppe?) 500.000 persone; ma oltre ad Alba spicca Moncalvo (di cui presentiamo questo mese uno stimolante itinerario) e, via via, fino a fine novembre, Murisengo, Asti, Mondovì, Montechiaro, Canelli, Vezza etc.
Ed è in quest’atmosfera serena che vogliamo ricordare, senza retorica, un protagonista assoluto di queste colline, da lui magnificate semplicemente attraverso la tavola: una tavola autentica, rigorosa e curatissima, un vero archetipo della cucina piemontese.
Con quel nome un po’ da pittore, con classe e con straordinaria professionalità ma anche grazie alla propria caparbietà, Guido Alciati¹ è stato per 37 anni fedele alle sue scelte, emblema di un’idea di ristorazione che nel 1960 (ovvero quando lui iniziò) era pura follia.
Sognatore, pazzo, genio?
Probabilmente tutte queste cose… altri, nelle pagine seguenti, lo ricordano a loro modo: io lo ricordo, questa primavera, stanco e sorridente mentre mi racconta la sua storia e mi parla con una punta di orgoglio dei suoi tre bravissimi figli, molto più in gamba di me, di sua moglie Lidia con cui ha diviso la sua meravigliosa avventura… la fama e le difficoltà, le incomprensioni e i tantissimi successi, ma soprattutto le sfumature, i particolari, per lui così determinanti.
Lo ricordo così: appagato e felice.
E questo ricco autunno mi sembra oggi un po’ vuoto.
¹ Avevo chiesto a Romano Levi un’etichetta per Guido: lui balbettava, prendeva tempo. Poi mi telefona due giorni dopo dicendomi che gli era venuta fuori pensando alla sua grande cantina: un fiore che esce da una bottiglia di vino, diceva: “A Guido. Da tutti noi”. La pubblicai e poi la diedi ad Andrea, il più piccolo degli Alciati. È forse l’unica etichetta uscita dalla distilleria Levi senza bottiglia!