Tu sei qui
Placido Canonica lo incontrai per caso nel 1998, mentre cercavo di fotografarne il negozio di commestibili, quella privativa descritta da Fenoglio, per un itinerario di “anViagi” tra Murazzano e Mombarcaro.
Il paese di San Benedetto lo vedi dal Passo della Bossola giù a valle, pochi metri più su del Belbo: il fiume delle Langhe, qui ancora pulito e intatto. Un brutto sferisterio, il resti del convento benedettino, poche case strette tra le curve che salgono verso Niella e Mombarcaro.
In una curva la casa del dott. Corsini (la casa della maestra), poi la chiesa, il municipio, l’albergo di Fresia…
In un vicolo erboso proprio in faccia a quella di Corsini, ecco la vecchia casa a due piani dei Canonica, crepata e mezza andata, con l’insegna stinta di commestibili: porta di legno a vetri con gli scuri sprangati… io e il fotografo che ci guardiamo intorno: tump – tump, rumore di zappa, un signore arzillo e dinamico sta curando le verdure dell’orto. “Scusi è questa -vero- la privativa di Placido?” – “Sì, certo” – “Ma è chiusa... Placido dov’è? Abita ancora qui?” – “Sì certo che abita qui. Sono io!” Stupore e ingenua domanda “Lei è Placido?!! Ma scusi, quanti anni ha?” – “Io? Ottantanove. Perché?”
Gliene avrei dati al massimo settanta: ci fece entrare “in una di quelle drogherie di una volta che forse –un tempo- tenevano la porta aperta alla primavera”; l’odore, la penombra, l’arrivo s-ciabattante di sua moglie che si puliva le mani sul grembiule… tutto mi riportò a quando ero bambino a Treiso e di commestibili ce ne era uno per paese, tutti identici, gli stessi odori di acciughe sotto sale e detersivo, con le carmelle esposte nei vasi di vetro, quei boton da preive che mi facevano morire di voglia…
Passammo una mezz’oretta a parlare di Fenoglio e dei suoi ricordi… probabilmete ripeteva un’altra volta le stesse cose agli ennesimi due curiosi che -chissà perché- volevano sempre sapere di Beppe… che poi Fenoglio si sedeva sempre lì in un angolo della sala d’estate, fumando e ascoltando le ciance dei vecchi, e non parlava mai… e sempre si stupiva di tutto ‘sto interesse verso di lui, Placido, che aveva solo un negozio lì a San Benedetto e non c’era mica da farla poi tanto lunga...
Lo fotografammo con la moglie dietro al bancone, leggermente mosso, proprio come nelle foto di una volta.
Ci ringraziò e gli strinsi la mano: una stretta forte da contadino, forse per farmi vedere che, malgrado l’età, era ancora forte.
Mi ripromisi di tornare a trovarlo… invece passarono gli anni (qui in redazione volano) e un giorno seppi che era in ospizio, credo a Monesiglio: era mancata sua moglie e lui era “andato un po’ fuori di testa”.
L’anno scorso Placido è morto; e la privativa, che già non era messa bene sei anni fa, sta ormai andando in malora. Più volte, con i funzionari di vari enti, con i colleghi giornalisti e con i rappresentanti della Fondazione Fenoglio si è parlato del rischio di perdere un luogo letterario particolarmente importante solo per distrazione o mancanza di fondi. E per chi come me ad es. passa da Ponte Belbo e vede l’osteria di Campetto e il mulino nello stato in cui versano, tutto ciò non è bello.
Il recupero di questi luoghi dovrebbe infatti inserirsi in una nuova mentalità che il territorio delle Langhe sta via-via acquistando circa l’importanza di conservare e tutelare un patrimonio di luoghi e case letterari, che appartengono ormai ai lettori di tutto il mondo.
Così è stato per la Cascina del Pavaglione di Agostino ne “La Malora” (acquistata dalla Comunità Langa delle Valli) o per gli itinerari fenogliani di Murazzano, Mango e Alba, e ancora per la Casa Fenoglio, appena restaurata e adibita a sede dell’omonima Fondazione… in attesa della Cascina della Langa del Partigiano Johnny, del Mulino di Campetto o della casa di Pietro Gallesio e di tanti altri luoghi della mente che si potrebbero ancora vivere nella realtà.
Per chi ha amato Beppe Fenoglio, entrare nella privativa di Placido sarà come poter inseguire il Coniglio Bianco di Alice o incontrare Long John Silver e il suo pappagallo… e da lassù Placido ancora si stupirà di continuare a fermarsi sgommando con la sua 501 lì in piazza a San Benedetto per invitarci a salire verso l’avventura.
“Perché alla fine di giugno -lassù a Gorzegno- Pietro Gallesio diede la parola alla doppietta”
E questa volta per sempre.