Tu sei qui

On the Road

Pietro Giovannini17 settembre 2017

A Luglio ho fatto oltre 5.000 km su e giù per l’Italia, da Udine a Taormina. Tornati a casa, ci vuole sempre un momento per mettere a fuoco le impressioni e –come si dice– tirare le somme: restano vivide alcune cartoline, brevi flash sparsi che tutti insieme danno poi il gusto dell’intero viaggio.

L’Italia delle vacanze, da costa a costa, dalle Dolomiti alle città d’arte, dalla campagna alla collina resta una miniera a cielo aperto: in sostanza la bilancia pende largamente a favore, pur con tutti i difetti e le contraddizioni italiane… 

Tornando alle cartoline, mi viene in mente un ispettore di polizia di Pescara che, interrogato su un buon ristorante aperto dopo mezzanotte, estrae il taccuino d’ordinanza con sopra fittissimi i numeri più fidati e procede direttamente a telefonare, raccomandandoci come carissimi amici; e c’è l‘incanto di Porto Venere, dove però alla stessa ora fanno solo panini; poi ci si muove sulla rete stradale più pazza del mondo: si passa dalla California della Caserta-Salerno all’Afghanistan della Salerno-Reggio Calabria, dalle superstrade toscane alle camionali piemontesi, dai cantieri infiniti di Orte ai traghetti ogni dieci minuti all night long di Messina… Poi ci sono Monteriggioni, San Gimignano, Assisi, dove si dorme a 100-150.000 la doppia in case antiche, magari nella piazza più bella. C’è la stella solitaria di Perugia, albergo pulitissimo, casa d’epoca, arredi originali, bagno in camera 100.000 la doppia e le tre stelle di Caserta, in un condomino tristissimo e cadente dove “sono 140.000 ma con l’aria condizionata fanno 160.000”

E ancora mi ricordo un piatto fantastico di melanzane calabresi all’autogrill di Lamezia e tanti panini on the road; c’è Cucullo e decine di paesini sperduti nell’Appennino abruzzese dove se si ha la voglia di uscire dalla Roma-Pescara si scoprono cose straordinarie tutte puntualmente segnalate in tre lingue, con percorsi consigliati e schede informative, dagli ottimi cartelli della Regione Abruzzo (e qui devo dire che la distanza con quelli, orrendi, delle Strade del Vino astigiane si misura in anni-luce). Ma ci sono anche i condomini di Anzio, le città cemento e anarchia come Pescara, Latina o Vibo Valentia, l’abusivismo folle della costiera sorrentina.

E c’è un vulcano in eruzione che visto da Taormina è uno spettacolo nello spettacolo del Teatro Greco e del golfo siciliano… e un altro che oggi sonnecchia e intanto gli hanno costruito sopra mezza Napoli… e c’è Don Alfonso a Sant’Agata sui Due Golfi, un monumento alla civiltà e alla signorilità dei napoletani.

Insomma c’è l’Italia delle contraddizioni, delle assurdità, del genio e sregolatezza che alla fine è sempre meglio del noioso e prevedibile standard di molti altri paesi.

Imperdibili poi le reazioni degli stranieri davanti allo spettacolo dell’estate italiana. Tutti a bocca aperta, disponibili a perdonare code e scempi per un solo giorno a Lucca, ad Assisi, ad Amalfi, tutti incantati dalla cucina “never eat better” e dai prezzi medi dei ristoranti, tutti felici del sole, del mare, delle ragazze “che ti sorridono sempre”, felici persino di essere imbottigliati all’una di notte sul lungomare di Napoli. “That’s Italy!” mi dice Mike, uno che più inglese non si può, e negli occhi gli brilla una punta di invidia.