Tu sei qui

Acqua (parte 2)

Pietro Giovannini17 settembre 2017

È il 12 agosto, sono le ore 13 e 15: il sottomarino russo Kursk è da poco in avaria, bloccato a 100 metri sul fondo del mare gelato. Dei 118 marinai dell’equipaggio molti sono già morti nell’esplosione e nell’allagamento degli scomparti. Il gioiello della marina militare russa è ormai una bara di titanio. In coda 23 uomini sono ancora vivi, anche se ormai condannati.

Sopra di loro, in qualche fumoso ufficio, conversazioni concitate cercano di stabilire un possibile dopo: la notizia non deve filtrare ed eventualmente deve essere negata, ridotta, ammorbidita, diluita nel tempo.

Gia, il tempo… Cento metri d’acqua più in basso il tempo sembra volare e tra i 23 morti viventi, destinati a fare la fine del topo, diventa difficile mantenere la calma… qualcuno cerca di uscire ma è impossibile. Il tenente di vascello Dimitri Kolesnikov è forse l’ultimo ufficiale superstite, comunque il più alto di grado… e inizia a scrivere il rapporto per i suoi superiori, come da manuale di addestramento.

I suoi superiori intanto sono molto proccupati, non sanno come dirlo al Presidente Putin, non sanno come salvare le proprie carriere, non sanno come nascondere i segreti militari del loro gioiellino da guerra.

Ma Dimitri Kolesnikov, 27 anni di San Pietroburgo, è un soldato, uno dei migliori usciti dall’Accademia Navale, e quindi scrive. Riesce persino ad essere essenziale, telegrafico: “Qui siamo 23 uomini, nessuno può risalire in superficie”. Come il pilota che precipitando parla alla scatola nera, Dimitri lascia le poche informazioni che ha nel caso “qualcuno legga il messaggio”.

C’è qualcosa di kafkiano e di tremendamente epico nella morte del tenente Kolesnikov, un tratto ottocentesco che appartiene alle storie della cavalleria. Gli occidentali ci farebbero su un grande kolossal, i russi preferiranno forse aggiungere questa storia alle mille da raccontare davanti alla stufa. Come Ross in Antartide che – prima di morire congelato – si scusa per la pessima calligrafia ma il termometro segna 40 sotto zero, così Dimitri trova la lucidità per dire che è buio e non può scrivere bene.

Sono le 15 e 45, forse inizia a mancare l’aria, il tenente aggiunge poche righe per la moglie, poi si infila il messaggio in tasca: “le nostre possibilità sono del 10-20 per cento… questi sono gli elenchi dell’equipaggio della nona sezione… speriamo qualcuno legga il messaggio. Un saluto a tutti. Non dovete disperarvi”.

Si sbagliava tenente. Lei non ha avuto nessuna possibilità.

I suoi superiori hanno discusso due giorni prima di dare la notizia, altro che tentare di tirarla fuori.

Lei è morto in un esperimento sbagliato, e per Lei e gli altri 117 marinai c’era sicuramente un modo migliore¹. Eppure Lei ha saputo morire da eroe: forse non Le daranno una medaglia, ma più nessuno Le potrà togliere la memoria.

Hanno scritto che vi imbarcate per soldi, perché le paghe sono dieci volte maggiori e così potete mantenere tre famiglie… può darsi, ma credo ci siano anche altri motivi; per questa Russia a brandelli che non vi merita, ma che mai come oggi ha bisogno di ragazzi come Lei. 

Non importa se questa storia è vera o se è un’altra menzogna dello Stato Maggiore.

Chi scrive non ha neanche fatto il militare, ma davanti alla Sua storia si leva il cappello e finché la Russia, pur povera e stracciona, potrà contare su uomini come Lei, tenente Kolesnikov, resterà una grande nazione.

 

Speriamo qualcuno legga il messaggio.

 

La tomba di un marinaio è in mare.

A Lei è toccato di riposare nella terra²: che almeno questa Le sia lieve.

 

¹ Citazione di “Un Chimico” di De André, ma anche prassi consolidata russa di considerare le perdite umane come inevitabili fatti collaterali di un esperimento fallito. Prima di Gagarin morirono 14 astronauti, a cui non viene accordato ancora oggi nemmeno il ricordo.

² I corpi vennero recuperati mesi dopo, e così fu trovato anche il rapporto del tenente Kolesnikov, seppellito poi nel cimitero militare di San Pietroburgo. Storie commoventi dell’abnegazione di alcuni militari russi, assolutamente migliori dei loro generali si trovano ne “La Russia di Putin” di Anna Politkovskaya, tutt’altro che tenera con la casta dei militari per altro.