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Cinema

Pietro Giovannini17 settembre 2017

Mentre stiamo chiudendo questo ricchissimo numero di settembre (impossibile anche solo elencare qui tutti gli eventi in calendario) si sta celebrando uno dei pochi avvenimenti culturali del nostro paese che riesce a catalizzare l’attenzione del resto del mondo… sto parlando della Mostra del Cinema di Venezia, uno dei migliori biglietti da visita dell’Italia nel mondo.

Innanzitutto per la città che ogni americano, giapponese, persino francese ci invidia. Poi perché il cinema italiano, anche se oggi definito da alcuni critici brutto e noioso, ha scritto pagine fondamentali dell’ottava arte. Infine perché l’immagine del nostro paese che esce da Venezia è l’esatta antitesi patinata della classica triade “Pizza - Mafia - Mandolino” con cui veniamo di solito rappresentati.

Quest’anno poi a Venezia è andato anche un angolo delle Langhe: vale a dire il film “Il Partigiano Johnny” di Guido Chiesa, dall’omonimo romanzo postumo di Beppe Fenoglio. Mentre scrivo non so ancora come sarà accolto, ma l’idea che Fenoglio e le nostre colline vengano raccontate a Venezia, per di più da un nostro regista, mi fa già piacere. Le Colline del Vino¹ sono poi degnamente rappresentate dal Consorzio dell’Asti e dall’Ente turismo di Langhe e Roero, entrambi in missione alla Mostra con una serie di incontri enogastronomici che saranno sicuramente da Oscar, anzi da Leone.

A proposito di Leoni…  Agli inizi della brillante carriera di Clint Eastwood, Sergio Leone amava scherzarci sopra dicendo “Come attore, Clint ha solo due espressioni: col cappello e senza cappello!”.² In realtà proprio Sergio Leone aveva appena lanciato l’allora sconosciuto attore col primo dei suoi mitici western: “Per un pugno di dollari”.

Clint Eastwood, nel corso di questi 38 anni, ha avuto ampio modo di dimostrare di essere un grandissimo attore ed anche un ottimo regista, nonché un tipo con una certa autoironia. Un giorno ha confessato “credo ci siano solo due forme d’arte autenticamente americane: il jazz e i film western!”

Ma sul palco di Venezia, il suo discorso lo ha letto in italiano, mentre i nostri conduttori fanno a gara ad esibirsi in inglese. Poi, dedicando il premio alla carriera –la sua bella e lunga carriera– proprio a Sergio Leone, ha dimostrato di avere anche un’altra dote, a Hollywood di solito molto rara: la memoria

E soprattutto classe da vendere. Anzi da esportare.

 

¹ Inizia a fare capolino la definizione Colline del Vino in luogo del prolisso Langhe Monferrato e Roero.

² A gennaio di quest’anno ho incontrato Carlo Leva, lo scenografo di Sergio Leone, che è di Bergamasco (!). Mi ha detto che l’originale era “con sigaro e senza sigaro” ma il senso era quello!