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Polemiche

Pietro Giovannini17 settembre 2017

In questi ultimi mesi si sente discutere sempre più spesso di edilizia e di difesa del territorio… e, pur se con diversi accenti, quasi tutti gli operatori del settore si sono convinti che l’impatto ambientale di una costruzione fuori misura, in un’area come quella di Langhe, Monferrato e Roero, può essere devastante. 

Sul numero scorso si è cercato di parlare del problema in termini positivi: ci siamo guardati attorno cercando gli esempi virtuosi, cioè quelle costruzioni, recuperi e ristrutturazioni che arricchiscono anche il paesaggio, che ne valorizzano i materiali autoctoni, che sanno inserirsi in un equilibrio di volumi e colori. Sono tante queste costruzioni ed infatti l’articolo era venato da un cauto ottimismo¹.

Ma francamente oggi, dopo aver visto l’ultima copertina di Barolo & Co², che titola “Terre da Vino sale tra i grandi e presenta la nuova cantina di Barolo” mi sono cadute le braccia!

Come: proprio Elio Archimede fa un titolo simile? Ma se solo qualche mese fa, in veste di organizzatore di Astifest si batteva per la tutela del nostro patrimonio ambientale e commentava le (bellissime) immagini in bianco e nero del film di Mario Soldati, rammaricandosi con Carlin Petrini di come le stesse colline fossero ormai scempiate da decine di condomini, villette e capannoni…tu vallo a capire!

Lo dico chiaramente: non mi piace il progetto di Terre da Vino, così come non mi convincono neanche un po’ le dotte spiegazioni dell’architetto in merito al suo progetto. Anzi questo bisogno di spiegarlo, insieme con certi titoli sulle riviste, mi fa essere ancora più pessimista.

Probabilmente Terre da Vino con una sede a Barolo (invece che a Moriondo Torinese) acquisterà maggiore prestigio, ma Barolo da quel tipo di costruzione, in quella posizione (ai piedi dei Cannubi), non ci guadagna di certo.

Niente di personale³ per carità, ma non credo che per salire tra i grandi sia questa la strada giusta: di grande, di troppo grande, per ora c’è solo una nuova costruzione.

 

¹ Ottimismo assolutamente prematuro. Ho smesso di contare “le porcate fatte in strada nelle ore sbagliate” per citare ancora De André. Ormai sono convinto che il bello paghi solo se si hanno gli strumenti per capirlo: è più un’operazione culturale che non economica (infatti non è mai un problema di soldi). Chi si nutre a telefilm demenziali, viaggi organizzati, status symbol idioti non ha più davvero nessuna possibilità di cogliere la differenza intrinseca che passa tra una cascina –anche malandata– dell’800 e una villetta a schiera nuova fiammante… specie se la sua unica lettura è l’estratto conto bancario.

² Rivista di territorio, diretta da Elio Archimede, con una filosofia editoriale un po’ lontana dalla mia…

³ Davvero! Ho anche passato un 25 dicembre col direttore della cantina, Piero Quadrumolo, persona simpatica e gaudente. L’articolo era graffiante e cattivo il giusto, ma sul progetto (e pure per la copertina) non certo per le persone. Non fatemi citare qui Voltaire, che non stiamo volando abbastanza alto da scomodarlo!