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anViagi 156La Storia

Dai Ducati ai Comitati nel regno Carolingio

Diego De Finis6 aprile 2017

Sicuramente, diremmo oggi, Carlo Magno ha avuto una buona “campagna stampa”. Sia chiaro, non intendo sminuire l’importanza storica di questo re che è riuscito a governare su mezza Europa, ma spesso c’è la sensazione anche in ambienti dotti e accademici, che la sua figura sia indicata come linea di demarcazione storica fra il buio e la luce, con valutazioni anche un po’ esagerate. Come abbiamo visto, almeno nel nord Italia, il regno longobardo, all’arrivo dei Franchi non presentava certo uno stato di decadenza, anzi esattamente il contrario. Il Piemonte è importante teatro all’interno della campagna di conquista del regno longobardo da parte dei Franchi guidati da Carlo Magno, anche se non era certo la prima volta che l’esercito d’oltralpe arrivava in Piemonte, ma prima era stato respinto. 

Carlo Magno è stato chiamato in Italia dal Papa Adriano I perché in rotta con il re dei Longobardi, Desiderio. Questa vicenda storica dimostra come si può fare qualsiasi sforzo per cercare di mantenere in ordine il proprio potere, e anche così fallire nell’intento. Desiderio aveva stabilito un buon rapporto col papato, in particolare con Stefano III e aveva portato a termine un’alleanza strategica con i Franchi dando in moglie a Carlo Magno la figlia dal nome purtroppo ignoto che è stata resa famosa da Alessandro Manzoni come Ermengarda (tanto vale continuare a chiamarla così) nella sua tragedia Adelchi. Il Re franco tuttavia ripudia la moglie longobarda (ne ha avute cinque nel corso della sua vita) nel 771, l’anno successivo il matrimonio, per tenersi libero di aggredire il regno vicino. Occasione giunta con l’arrivo sul soglio papale di Adriano, ostile ai Longobardi, che probabilmente considerava un vicino troppo ingombrante. A causa di una disputa territoriale il papa chiama Carlo per essere soccorso contro il regno italico. La chiave della vittoria dei Franchi è stata nel passaggio delle chiuse, sistema difensivo, costituito da fortificazioni, per lo più torri poste strategicamente all’ingresso delle valli, che i Longobardi avevano creato ai piedi delle Alpi. Queste erano già da tempo saldamente in mano ai Franchi, compresa la Valle di Susa. L’esercito franco entra in Italia con una manovra a tenaglia dal Gran San Bernardo in Valle D’Aosta e dalla Valle di Susa, le chiuse vengono probabilmente aggirate e Desiderio, che si trovava col suo esercito in Piemonte, temendo di essere accerchiato, arretra fino alla capitale, Pavia dove si chiude e viene assediato. L’anno seguente, nel 774, Pavia capitola, e Carlo incorpora il regno longobardo fra i suoi domini.

Il passaggio non rappresenta una grande rivoluzione dal punto di vista amministrativo: le leggi restano invariate rispetto a prima, in buona sostanza Carlo Magno compie una conquista militare senza stravolgere gli equilibri. Per il Piemonte tuttavia il cambio ai vertici del potere rappresenta un passaggio politicamente rilevante. Nel regno longobardo i ducati piemontesi, soprattutto Torino e Asti, erano molto importanti in quanto al confine con i sempre ostili franchi, come abbiamo visto diversi re hanno cinto la corona di Pavia in arrivo da questi ducati. Il Piemonte era anche diviso fra il centro-nord est in mano ai Longobardi e la fascia alpina controllata dai Franchi, con il Piemonte del sud probabilmente longobardo, che però non ha mai avuto un ducato. Ora il territorio è tranquillamente al centro dei domini franchi, certamente più tranquillo, meno soggetto al pericolo di guerre e invasioni, ma anche politicamente meno rilevante.

Le leggi longobarde sono confermate così come l’amministrazione della Giustizia, Carlo Magno modifica l’amministrazione territoriale, sostituendo i comitati ai ducati longobardi. Più piccoli erano retti dai conti, veri e propri funzionari del regno, primo nucleo della frammentazione del potere feudale sviluppatosi poi lungo tutto il medioevo. I ducati longobardi in Piemonte erano quattro e sono stati sostituiti da 15 comitati: Auriate, Torino, Ivrea, Vercelli, Pombia, Ossola Strazzona, Bulgaria (gli ultimi quattro nel territorio di Novara), Lomello, a sud del Po, Torresana, presso Villadeati, Asti, Bredulo, (l’attuale Mondovì), Tortona, Acqui e Alba. Il personale di governo era spesso franco, anche se alcuni longobardi hanno mantenuto le loro posizioni di potere. 

Nell’ormai celebre giorno di Natale dell’800 l’allora Papa Leone III incorona Carlo Magno primo Imperatore dell’Impero Romano d’occidente. In questo modo nasce un potere che certamente si richiama all’antica romanità, ma che è inedito. Carlo è il capostipite di un istituzione che nominalmente dovrebbe rappresentare l’Europa occidentale, indipendente dall’Impero romano d’Oriente, da cui Roma si affranca definitivamente (la città nominalmente era sotto il controllo dell’imperatore di Costantinopoli). Il Papa mette così un suggello politico molto importante al suo potere religioso e il medioevo occidentale vivrà per secoli il contrasto fra i fautori dei sue poteri, fra Guelfi e Ghibellini. Questo passaggio segna anche il distacco della corona d’Italia dall’Impero. Carlo aveva già lasciato il Regno d’Italia al figlio Pipino (nato col nome di Carlomanno) nel 781. Da allora il regno (che corrispondeva più o meno all’attuale centro-nord Italia) è un ente formalmente indipendente dall’Impero anche se ne è ovviamente parte. Da Pipino in avanti la dinastia Carolingia ha tenuto la corona per un secolo, fino al suo ultimo esponente, Carlo III detto il Grosso, deposto nell’888, dopo di allora è scoppiato il caos.